di Erika Noschese
«Questo processo non ha più soltanto una dimensione prettamente giudiziaria, ma coinvolge molteplici forze in campo; è oggettivamente un processo molto, molto mediatico, fortemente attenzionato e seguito dall’opinione pubblica, nel quale si è cercato anche di inserire qualche riferimento politico». A parlare è Ilaria Criscuolo, avvocato difensore del colonnello Fabio Cagnazzo, imputato con l’ipotesi di concorso in omicidio, depistaggio e inquinamento delle prove. «Ci troviamo con il Pd Campania costituito parte civile, che nella scorsa udienza non si era presentato e poi è stato sollecitato a farlo. Ma, per carità, io non sono qui per criticare né per giudicare. Tuttavia, per un fatto come questo, venti parti civili mi sembrano francamente un po’ troppe. La sede che noi attendiamo non è quella dell’udienza preliminare, che affronteremo e combatteremo fino all’ultimo secondo, come facciamo da quindici anni a questa parte – ha aggiunto il legale –. Sicuramente l’udienza preliminare non avrà la durata di una classica udienza preliminare, perché ciascuna parte civile dovrà e potrà interloquire e discutere la propria posizione. La prossima udienza è fissata per il 14 novembre, nella quale concluderanno il Pubblico Ministero e le parti civili, dopodiché sarà il turno delle difese. È una vicenda incredibilmente complessa. Oltre al fatto in sé, la qualifica di ciascuno degli imputati incide fortemente sul livello di attenzione che questo processo sta ricevendo. È un elemento che contribuisce a renderlo ciò che è: un processo eccessivamente mediatico, e questo non è necessariamente positivo. Se l’attenzione mediatica è finalizzata a informare, ben venga; ma se rischia di trasformarsi in un condizionamento – cosa che non sto dicendo sia accaduta né che accadrà – il pericolo esiste». L’avvocato Criscuolo ha poi espresso perplessità in merito alla decisione del gup Giovanni Russo di escludere la Fondazione Angelo Vassallo sindaco pescatore e, al contrario, accogliere la richiesta di costituzione di parte civile avanzata da Bruno Humberto Damiani, noto come “Il Brasiliano”, difeso dall’avvocato Michele Sarno, inizialmente sospettato di essere coinvolto nell’omicidio del sindaco. A destare sospetti negli inquirenti fu la partenza repentina di Damiani che – essendo nato in Brasile – lasciò l’Italia poche settimane dopo l’omicidio per fare ritorno nella sua terra d’origine. Sebbene il viaggio fosse stato programmato da tempo, quel particolare, insieme ad alcune immagini estrapolate dai sistemi di videosorveglianza e successivamente manipolate da uno degli indagati, il colonnello Fabio Cagnazzo, contribuirono a depistare le indagini per diversi anni. Damiani fu prosciolto da ogni addebito. Il Brasiliano venne arrestato in Colombia il 18 febbraio 2014: si trovava presso l’aeroporto internazionale di Bogotà, appena sbarcato da un volo proveniente dal Brasile, e secondo gli inquirenti proprio lui avrebbe potuto fornire elementi di rilievo sull’omicidio del sindaco di Pollica. «Prendiamo atto dell’esclusione della Fondazione Vassallo dalle parti civili e dell’ammissione di Bruno Humberto Damiani, ma nutriamo forti riserve, soprattutto sull’ammissione di Damiani, che lo stesso pubblico ministero, in udienza questa mattina, aveva chiesto di escludere, ritenendo che l’omicidio, per come contestato, non gli abbia arrecato alcun danno. Se Damiani avesse ritenuto di aver subito un torto, forse avrebbe dovuto presentare una denuncia per calunnia, ovviamente all’epoca dei fatti, e quella sì sarebbe stata la sede opportuna. Noi non riteniamo che questa sia la sede corretta per la costituzione di parte civile da parte di Bruno Humberto Damiani, ma non ci lasciamo intimidire. Il giudice ha fatto le sue valutazioni: sono state escluse altre associazioni che, nel loro statuto, non presentavano finalità in qualche modo riconducibili ai fatti oggetto di questo processo», ha aggiunto l’avvocato Ilaria Criscuolo.





