Hammamet, in mille intorno alla tomba di Craxi: fiori, abbracci e l’Ave Maria - Le Cronache
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Hammamet, in mille intorno alla tomba di Craxi: fiori, abbracci e l’Ave Maria

Hammamet, in mille intorno alla tomba di Craxi: fiori, abbracci e l’Ave Maria

“Un gesto del Quirinale”: e’ quello che si aspetta la figlia Stefania, dopo la tre giorni di Hammamet in cui il popolo socialista ha ricordato Bettino Craxi a 20 anni dalla morte. “Sono venuti in mille, come quelli di Garibaldi”, sorride pensando alla passione del padre per l’eroe dei due mondi. “Un incontro? Il presidente Mattarella saprà trovare le forme giuste”, crede la senatrice di Forza Italia. Probabilmente Stefania Craxi sara’ ricevuto con la Fondazione Craxi, come gia’ accaduto in passato. “Il dibattito sulla sua figura finalmente si e’ aperto”, esulta Claudio Martelli, ex numero 2 di Craxi. E dalla Lega Giancarlo Giorgetti dichiara: “Sarei andato a Hammamet, era un politico lungimirante”. Nel cimitero della cittadina tunisina dove l’ex presidente del Consiglio trascorse gli ultimi 6 anni di vita, intorno alla tomba ombreggiata da fronde, centinaia di militanti e dirigenti del Psi di un tempo (con qualche giovane) rendono omaggio al segretario che si considerava in esilio, inseguito dai processi. Occhi lucidi e molti che per l’eta’ si muovono a fatica tra le lapidi. La vedova Anna Craxi, 84 anni, si appoggia a Stefania. “Sono molto commossa dalla fiducia degli amici e dei compagni, piu’ grande di quanto mi aspettassi”, dice la moglie, che non ha quasi mai parlato dal 19 gennaio 2000. E’ rimasta a vivere qui. Sulla lapide bianca appoggiata sulla nuda terra mazzi di garofani rossi, il simbolo dei socialisti. Dietro la tomba, accanto alle bandiere italiana e tunisina, quelle del Psi e del Nuovo Psi, oltre al vessillo dei giovani socialisti, per una diaspora che molti si augurano di ricomporre. All’arrivo della famiglia, un cantante intona l’Ave Maria di Schubert. Qualcuno sul libro delle dediche scrive ‘Craxi l’immortale’. Anziani si chiamano ‘compagno’ tra loro. Il nipote di Craxi, il figlio di Bobo, nel vialetto innalza orgoglioso un mazzo di garofani. “E’ il piccolo Bettino”, commenta qualcuno. Paola Sacchi, cronista che tante volte e’ stata ad Hammamet, assicura: “c’e’ piu’ gente del giorno del funerale”. “Fu vittima di una persecuzione senza pari, come disse il presidente della Repubblica 10 anni fa”, lo ricorda il figlio Bobo, citando Giorgio Napolitano. “Il Pd e la Lega sono assenti? Possiamo fare a meno di entrambi, come molti italiani”, sferza il figlio di Bettino. Della Lega – che nel ’93 era tutta con i pm di Milano e un tempo alzo’ il cappio anche contro Craxi – ad Hammamet si e’ visto solo Armando Siri. Intanto il senatore dem e giornalista Tommaso Cerno esorta a “non fare l’ennesimo favore alla destra, che sulle spoglie di un democratico laico e progressista vuole avere la scusa per liberare dai processi i potenti che delinquono. Diamo a Craxi la tessera del Pd”.

Caldoro: “Finalmente verità su Bettino, un grande leader”

Politica estera, intuizioni economiche, desiderio di innovazione, finalmente la storia consegna a Craxi il giusto tributo. Pagine di verita’ vengono scritte, grazie a chi chi ha creduto, alla Fondazione Craxi, a tanti che rileggono, con piu’ attenzione, quegli anni”. Cosi’ da Hammamet Stefano Caldoro, gia’ esponete del PSI ed oggi capo della opposizione di centrodestra in Consiglio regionale della Campania. L’ex Presidente della Regione, conversando nei vicoli della Medina, ha ricordato le lunghe passeggiate con Craxi “ero con lui al Rapahel, ho avuto modo di rivederlo in Tunisia. E’ stato un grande leader, uno statista”.

Il governatore De Luca: “Che la figura di Craxi sia consegnata alla storia”

“E’ tempo che la figura di Craxi, con i suoi limiti, la sua grandezza, la sua dimensione tragica, sia consegnata alla Storia. Egli ci appare oggi come una delle grandi personalità della nostra Repubblica”. Lo scrive il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, secondo cui “a vent’anni dalla morte di Bettino Craxi il mondo politico, le forze intellettuali, i progressisti sono chiamati a una riflessione di respiro, al di là di ogni residuo ideologismo, e di ogni forma di permanente ipocrisia. E tempo – aggiunge – che si cominci a valutare la sua vicenda in una prospettiva storica, riflettendo sul senso complessivo della sua esperienza politica”. Secondo De Luca “colpisce oggi, sul piano umano, il coraggio con cui Craxiha affrontato nei suoi ultimi anni la sua malattia, il suo tramonto politico, i tanti tradimenti subiti. Egli si è aggrappato tenacemente alla volontà di rimanere uomo libero, in un contesto nazionale segnato da un clima di aggressività nei suoi confronti, di mancanza di serenità, di scomparsa di ogni sentimento di umanità”. “Colpisce – prosegue il governatore campano – l’imbarazzo con cui ancora oggi ci si avvicini alla sua figura, senza riuscire a valutare con obiettività i suoi limiti ed errori, ma anche le grandi intuizioni e le decisioni coraggiose sul piano nazionale e internazionale. Egli ha certamente sottovalutato la necessità di unire le forze progressiste del Paese, come precondizione per una grande riforma, cedendo a illusioni politiche non sorrette dai rapporti di forza reali. La sua ricerca permanente di una egemonia politica ha dato luogo negli anni ad una competizione per il potere che in tante realtà del Paese è stata ossessiva”. Ma, sottolinea De Luca, “Craxi ha anche combattuto con coraggio scorie di ideologismo nel campo delle politiche economiche e delle relazioni sociali. Egli ha letto in anticipo le trasformazioni della nostra società e i ceti urbani moderni; ha dato all’Italia una politica estera che ci ha garantito dignità, sicurezza e peso internazionale; ha sollevato con forza il tema di una riforma istituzionale che fosse in grado di tirare fuori l’Italia e il suo sistema democratico dalla palude burocratica che ancora oggi paralizza le istituzioni e le energie dinamiche del Paese. E tutto questo lo ha fatto da dirigente e da militante socialista, collocandosi sempre con coerenza, in Italia e in Europa, nel campo dei riformisti, senza mai abbandonare la lezione di Matteotti, di Nenni e di Pertini, coltivando i valori risorgimentali dell’unità d’Italia”, conclude.