In sette a processo per il fallimento della Iacp Futura - Le Cronache
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In sette a processo per il fallimento della Iacp Futura

In sette a processo per il fallimento della Iacp Futura

di Red.Cro.

35 capi d’imputazione per i 7 indagati nell’inchiesta sul fallimento della Iacp Futura. Il Gup Pacifico li ha rinviati a giudizio per il prossimo 11 febbraio accogliendo le richieste del pm Vincenzo Montemurro. Passaggi di capitale ingiustificati, ammanchi e sforature nei bilanci, consulenze e infine un buco nero che ha affossato la società Iacp Futura, poi fallita con perdite milionarie. Coinvolti Gaetano Chirico, componente del Cda del “Credito Salernitano” e già presidente e commissario straordinario di “Iacp Salerno” poi presidente di “Iacp Futura”; Massimo D’Onofrio, politico di spicco del centrodestra paganese, consigliere comunale, poi provinciale, vicesindaco e infine presidente del Consiglio comunale di Pagani, con ruoli nei Cda di “Iacp Salerno” e “Iacp Futura”; Salvatore Marrazzo, imprenditore edile; Rosaria Chechile, amministratore delegato e componente del Cda della “Iacp Futura” e azionista di maggioranza e direttore tecnico della “Real Edile”, società partecipata di “Iacp Futura; Sabato Mottola, Giuseppe Fiorillo, Angelo D’Angelo. Gli uomini della Dia di Salerno, guidati dal colonnello Giulio Pini, hanno ricostruito i rapporti tra consiglio d’amministrazione e soci, fino ai passaggi economici divenuti epicentro degli approfondimenti della polizia giudiziaria. L’accusa aveva ipotizzato un ampio ventaglio di condotte che nel corso degli anni avrebbero dissipato ben 11 milioni di euro, con finanziamenti a prezzi stracciati ad imprese “amiche”, compensi elargiti oltre ogni misura agli amministratori, vendite sottocosto, elargizioni immotivate ai consorzi e regalie di vario genere, tutto documentato fino al buco concretizzato per la società. Per alcuni consiglieri del cda di Iacp Futura – in particolare Chirico, Mottola, Chechile – sono stati tratteggiati interessi diretti in aziende e consorzi beneficiari dei fondi della scarl. Per D’Onofrio si rilevano invece rapporti con l’imprenditore Marrazzo, concentrati nella città di Pagani: i due finirono intercettati in una porzione di atti investigativi all’epoca della prima inchiesta su politica e camorra, col politico solo indagato, inizialmente, e poi finito invece nel successivo procedimento “Criniera”, attualmente in fase dibattimentale a Nocera Inferiore. L’operazione incriminata è quella della Iacp che sostenne la scarl Iacp Futura, di cui deteneva il 19 per cento, trasformandola in un srl a totale partecipazione pubblica con un costo per l’istituto di 5 milioni di euro tra ricapitalizzazione e rinunce al credito. Poi la Regione rimosse Gaetano Chirico (dal ruolo di commissario dell’Iacp). Da quanto raccolto dalla Regione, con l’attivazione di indagini interne e ricostruzioni contabili, la società finita nel mirino non aveva pagato neanche il canone di locazione della sede, fittata successivamente dalla società Iacp. Il capitale nel frattempo si polverizava e le informazioni in merito scarseggiavano, costituendo una voragine di dati e numeri a cui è seguita una lunga fase d’inchiesta per rimettere in ordine i pezzi. Poi il fallimento e da febbraio il processo.