Otto mesi per svuotare lo Stir ma Ecoambiente non ha i soldi - Le Cronache
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Otto mesi per svuotare lo Stir ma Ecoambiente non ha i soldi

Otto mesi per svuotare lo Stir ma Ecoambiente non ha i soldi

Andrea Pellegrino

Occorrerebbero circa 8 mesi per svuotare il capannone dello Stir di Battipaglia dove dovrebbe essere realizzato l’impianto di compostaggio. Qui ci sono, allo stato, ottomila tonnellate di rifiuti umidi stabilizzati che sostanzialmente hanno bloccato la posa della prima pietra dell’impianto voluto dalla Regione Campania di Vincenzo De Luca e contrastato duramente dall’amministrazione comunale e dai cittadini. La ditta vincitrice dell’appalto per la realizzazione del Compostaggio sarebbe già nelle condizioni di chiedere i danni per la mancata consegna dell’area da parte di Ecoambiente (stazione appaltante) e la situazione è destinata ad aggravarsi perché per svuotare il capannone occorrerebbero dai agli 8 mesi. Sempre che si riuscisse a trovare l’impresa che sia disposta a svuotarlo perché l’ultima gara indetta da Ecoambiente è andata deserta. Al momento, secondo le prime informazioni, la società provinciale non ha indetto nessuna gara neppure per i rifiuti prodotti quotidianamente per mancanza di risorse finanziarie e per evitare una emergenza sempre più vicina dallo Stir vengono inviati ogni giorno due/tre carichi di rifiuti per il termovalorizzatore di Acerra. Quindi ad Acerra si sta bruciando l’umido con gravi danni per l’ambiente (aumento di emissioni in atmosfera e aumento di ceneri) e con sempre più rilevanti costi. Un primo studio prevede lo smaltimento delle 8mila tonnellate di rifiuti nella discarica casertana di San Tammarano che però è già satura. Oltre San Tammaro l’unica discarica attiva in tutta la Regione è quella di Savignano Irpino che versa nelle stesse condizioni e cioè è prossima all’esaurimento. Tra pochi mesi, quindi, la Campania non avrà più nessuna discarica attiva e anche le provincie di Caserta e Avellino andranno in grave crisi. Una emergenza che da tempo viene preannunciata dall’ex assessore regionale all’ambiente Giovanni Romano che in più sedi ha lanciato l’allarme.