Scafati. Il Pip rischia di mandare in dissesto il Comune - Le Cronache
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Scafati. Il Pip rischia di mandare in dissesto il Comune

Scafati. Il Pip rischia di mandare in dissesto il Comune

Di Adriano Falanga

Si avvicina lo spettro del default finanziario del Comune di Scafati. Non è allarmismo, ma una opzione a disposizione della commissione straordinaria che via via assume concretezza. Non solo il disavanzo di gestione di 30 milioni, ma dopo anni vengono iscritti a bilancio anche i debiti legati alla mancata realizzazione dei Piani di Insediamento Produttivi. Una batosta che gettano l’Ente, già in profonda crisi finanziaria, verso lo spettro del dissesto. <<La nostra città è una delle poche nell’agro nocerino sarnese in cui non esiste un area di insediamento produttivi. Questo è inammissibile sia per lo sviluppo del territorio che per i numerosi problemi legati a quella che da anni è stata individuata come area ad indirizzo industriale, cioè la frazione di Cappella in via Sant’Antonio Abate>>. Lo denunciano gli attivisti del meet up Cinque Stelle di Scafati in Movimento. Sono decine i contenziosi tra l’ex Agroinvest, in solido con il Comune di Scafati, e i proprietari terrieri espropriati con gli imprenditori che hanno versato acconti. Soldi volatilizzati e l’area oggi è ancora allo stadio iniziale. <<Solo alcuni, i soliti amici degli amici, sono stati rimborsati>> polemizzano i grillini, facendo appello alla triade di commissari di verificare fino in fondo la situazione. <<L’unico insediamento sorto a Cappella è quello della Helios, azienda che si occupa di rifiuti. L’unica che l’amministrazione Aliberti è stata capace di attrarre, in spregio alle norme di attuazione che vietano questo genere di attività. Nel frattempo la città è stata penalizzata anche sul piano urbanistico –continuano gli attivisti – sono numerose le aziende che non sono state dislocate che grazie ad alcune interpretazioni giuridiche sui contenziosi, si stanno avviando ad aprire attività sparse sul territorio. Chiediamo ai commissari di attivarsi al più presto per intercettare i fondi necessari ad avviare le opere di urbanizzazione del Pip. Laddove l’amministrazione Aliberti ha fallito>>.

E PER IL PIP L’ULTIMO INCARICO LEGALE DELLA GIUNTA

1-Fele con AlibertiPrima o poi il Comune di Scafati vedrà pioversi addosso decine di richieste di rimborso, oltre a spese legali ed oneri accessori, per il mai partito Pip. Una somma, dicevamo, che sembra aggirarsi attorno ai 15 milioni di euro e mai iscritta a bilancio. Una delicatissima situazione su cui l’ex amministrazione ha pressoché sorvolato, anzi, ha in parte concentrato pure la campagna elettorale per le elezioni regionali del 2015. E così, tra gli ultimissimi atti prodotti dalla vecchia giunta, una delibera, la numero 363 del 13 dicembre 2016, in cui si dà mandato ad un legale di valutare lo stato dei rapporti tra il Comune di Scafati e l’Agenzia per lo Sviluppo della Valle del Sarno, già Agroinvest. Un incarico affidato all’avvocato Felice Laudadio per 7.300 euro circa. A confermare la difficile e incerta situazione in essere tra espropriati e Comune, è la stessa delibera, sottoscritta dal vicensindaco Giancarlo Fele. <<Ad oggi il Pip non risulta essere stato attuato e si è verificato un contenzioso rilevante sia con le ditte espropriate che con alcune ditte assegnatarie – si legge nell’atto – in particolare diverse ditte espropriate non indennizzate hanno avviato azioni legali nei riguardi del Comune di Scafati, per l’esecuzione di sentenze passate in giudicato con le quali sono state determinate in via definitiva le indennità di esproprio nonché è stato condannato l’ente in solido con l’Agenzia al pagamento di spese legali ed oneri accessori>>. La delibera non fornisce cifre, è piuttosto vaga sui numeri, ma decisamente realista nella situazione. Il contenzioso è definito “rilevante” e le sentenze passate in giudicato rischiano seriamente di mettere in ginocchio le casse, già precarie, del Comune. Insomma, lo spettro del default non è assolutamente così lontano. E gli scafatesi ne pagheranno le conseguenze.