Domani sera, alle ore 18, l’auditorium del Liceo “T.Tasso” ospiterà il Sanitansamble diretto da Paolo Acunzo, terzo appuntamento del cartellone “L’Arte della Giustizia”
di Marina Pellegrino
In un tempo in cui gli economisti di tutto il mondo si stanno domandando se davvero gli aiuti stanziati negli anni siano serviti allo sviluppo dei Paesi più poveri, e se i complicati progetti delle organizzazioni internazionali abbiano mai prodotto un qualche risultato, il sistema concepito dal venezuelano Josè Antonio Abreu, fa tornare in mente un antico detto cinese: “Se dai un pesce ad un uomo, si nutrirà una volta, se gli insegni a pescare, mangerà tutta la vita, se i tuoi progetti valgono un anno, semina il grano, se valgono cent’anni, istruisci le persone”. Istruirle, significa farle diventare “persone di valore”. Suonare in un’orchestra, infatti, è molto di più che studiare la musica, significa “entrare in una comunità, in un gruppo che si riconosce come interdipendente”, perseguire insieme uno scopo. Domani a partire dalle ore 18, l’auditorium del Liceo Classico “T.Tasso” ospiterà il terzo appuntamento de’ “L’Arte della Giustizia”, dal tema “Voglio crescere”, promosso dalle massime istituzioni civili e religiose della città. Sarà una serata dedicata ai temi dei minori, della fanciullezza non vissuta, delle cattive strade percorse, della soluzione unica per uscire dal buio, ovvero la cultura. Dopo il taglio del nastro della mostra firmata da Olga Marciano “Lullaby”, ci sarà un dibattito al quale parteciperanno Pasquale Andria, Presidente del Tribunale dei Minorenni di Salerno, Gianluca Guida, Direttore del carcere minorile di Nisida, Carmela Santarcangelo, dirigente Scolastico del Liceo Tasso e Carlo Cuomo, responsabile didattico e docente Iudaw, moderati da Mariella Anziano. A seguire, l’esempio di come salvare i ragazzi dal male, dal brutto, dall’immorale, attraverso la musica, l’esibizione del Sanitasnsamble, diretto da Paolo Acunzo. La giovanissima formazione è composta da ragazzini del rione Sanità, il quartiere di Totò, la cui associazione ricalca le tracce de’ “El Sistema” di Abreu. Ma il grande venezuelano affermò nella sua ultima venuta a Ravello che la sua creazione era ispirata dai Conservatori napoletani e veneziani, quindi, nulla di nuovo, per preparare alla vita i giovani, sacrificio, studio, caparbietà, coraggio, per vedere con occhi diversi il mondo e la società. Il concerto verrà inaugurato dall’ “An Die Freude” l’Inno alla gioia di Schiller e Beethoven, che chiude la Nona sinfonia, sintesi dei grandi temi dell’opera schilleriana il conflitto tra individuo e società, il potere, la colpa e il rimorso, la conquista della libertà come forma superiore di moralità, per poi ascoltare l’accorato lamento di Almirena “Lascia ch’io pianga”, tratto dall’oratorio Il trionfo del tempo e del disinganno, di George Friedric Haendel, che nella versione drammatica del Rinaldo, produce un effetto commovente e di rara intensità. Si continua con una delle più celebri opere di Edward Elgar, “Pomp & Circumstance” March n.1 op. 39, che porrà in luce tutte le sezioni dell’orchestra. Le sue potenzialità furono subito riconosciute da Elgar che scrisse: “Ho una melodia che li metterà tutti stesi al tappeto”, ed ancora oggi ci riesce in pieno. Due le danze ungheresi di Johannes Brahms, caratterizzate dagli elementi della tradizione magiara nella classica struttura in tre parti. La prima ispirata alla “Isteni Czàrdàs” di Sarkozy, in cui è notevole l’intensità espressiva del tema, cui si oppone ogni volta la breve cascata di note staccate e leggere e la quinta, tratta da un motivo, “Bartfai Emlèk”, di Béla Kèler. Finale con il preludio del Te Deum di Marc Antoine Charpentier H.146 di Marc-Antoine Charpentier, datato 1600, condotto in forma di rondò, nella quale il celebre tema ritorna più volte, intervallato da due temi, entrambi più lirici e meno marziali e l’ouverture Egmont di Ludwig van Beethoven nella cui pagina, da un clima corrusco e tenebroso viene fuori bellamente annunciato in scena da uno squillo di tromba foriera di un riscatto, di una rivincita giocata con le armi sonore di un formidabile crescendo sia armonico che fonico, ed un tema che più “battagliero” non poteva essere pensato.