di Andrea Pellegrino
Si costituirà anche l’Adiconsum nel giudizio contro l’Inps promosso da una ex dipendente della Marzotto che si è ritrovata una trattenuta del 20 per cento sulla pensione per la restituzione dei benefici concessi per l’esposizione all’amianto. Una vicenda paradossale che coinvolge numerosissimi lavoratori dell’ex opificio tessile che ora sono alle prese con una vera e propria battaglia legale, assistiti dagli avvocati Dante Stabile ed Anna Amantea. L’udienza presso il Tribunale del Lavoro sul ricorso per chiedere la sospensiva del prelievo sulla pensione si terrà il 24 giugno ed in campo ora c’è anche l’Adiconsum di Antonio Galatro che già lo scorso 20 maggio aveva invitato l’Inps a sospendere le trattenute perché illegittime.
Conti alla mano c’è chi deve restituire, sempre secondo l’Inps, circa 40mila euro per i benefici concessi e certificati fino al secondo grado di giudizio. Dalla sua l’istituto previdenziale s’appella ad una pronuncia della Cassazione che, seppur non disconoscendo l’esposizione all’amianto, contesta la procedura amministrativa. Un “papocchio” senza precedenti che ha messo in difficoltà numerosi ex dipendenti salernitani. Nel caso specifico, la pensionata ricorrente dovrà restituire la somma di 35mila euro e dal maggio scorso si è ritrovata una trattenuta del 20 per cento sulla pensione. In numeri, sul cedolino compaiono 182 euro in meno su una pensione di 900 euro lordi.
«Procedura illegittima», per Galatro: «la trattenuta del 20% sulla pensione è stata calcolata sull’intero lordo di pensione (914,76 euro), senza far salvo la quota impignorabile. Tra l’altro si tratta di una pensione già gravata da altre trattenute. Questo – prosegue Galatro – mette in pericolo la libertà della pensionata, caricata di altri oneri economici precedentemente assunti (cessione di 1/5 pari a euro 120,00; fitto mensile di 600,00 euro (contratto registrato), con l’attuale trattenuta del 20% sulla pensione ricalcolata a 914,00 euro circa mensili, sarebbe costretta a vivere con circa 13,00 euro al mese». Inoltre, «Va che aggiunto l’errore sulla quantificazione della somma chiesta (35.518,18 euro invece di euro 30.752,16). La somma eccedente i citati 30.752,16 euro, non riguarda il c.d. “ricalcolo amianto” ma, viceversa, attiene a “Ricostituzione contributiva per mobilità non calcolata al momento della pensione”, pertanto non andava, così come non va addebitata alla pensionata». Ora sarà il giudice del lavoro a doversi esprimere. Ma Galatro già annuncia nuove iniziative: «Non ci fermeremo. Questa è una vera e propria appropriazione indebita e sono pronto ad andare in Procura».