“Non li riconosco”. Maurizio Pastore si è trovato di fronte ai due uomini accusati di averlo gambizzato lo scorso 20 aprile: Mario Viviani e Giovanni Iuliano. Il giudice monocratico Sorrentino, dopo aver chiesto un’accurata descrizione delle persone che aveva visto all’interno di una Panda, ha chiesto alla vittima se in aula riconosceva chi aveva fatto fuoco. Pastore ha ribadito di non avere elementi per affermare che a sparare fossero stati Viviani e Iuliano. Una testimonianza che potrebbe pesare come un macigno sull’esito del processo ma a questo punto sarà fondamentale il face to face con Archil Bluashvil, l’altra vittima dell’agguato di Ogliara. La testimonianza resa da Pastorem fornisce nuovi interrogativi ad un’incheista che presenta diverse incongruenze, elementi contrastanti e tanti particolari che alimentano dubbi. Il 20 aprile scorso l’agguato di Ogliara. Prima Archil Bluashvili e poi Maurizio Pastore furono raggiunti da colpi d’arma da fuoco e gambizzati. Un gesto intimidatorio. Un avvertimento in piena regola… Le successive ed immediate indagini portano all’arresto di Mario Viviani e Giovanni Iuliano (foto). In particolare il primo, secondo gli inquirenti, si sarebbe vendicato di un tentato furto all’abitazione della madre. Ad incastrare i due le immagini delle telecamere, la discrizione fatta dal georgiano e da Pastore ed il colore dell’auto dal quale sono stati esplosi i colpi d’arma da fuoco (presumibilmente con un fucile). L’identificazione, in base agli elementi conseguiti, sarebbe avvenuta attraverso il social network facebook e, in particolar modo, da una foto che ritrae Mario Viviani con Gianni Iuliano. Le vittime avevano riferito che entrambi erano riconoscibile per una folta barba che, secondo gli inquirenti, Iuliano (accusato di aver esploso materialmente i colpi d’arma da fuoco) aveva rasato dopo l’agguato. L’udienza è stata aggiornata al 10 ottobre.
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