di Peppe Rinaldi La vicenda di Intertrade, l’azienda speciale della Camera di Commercio per l’internazionalizzazione delle imprese salernitane, segna un’altra tappa del suo inimmaginabile percorso. La Cciaa, attraverso le proprie articolazioni dirigenziali, ha congelato il Tfr dell’ex direttore Innocenzo Orlando. Oltre centocinquantamila euro lordi, considerando l’inquadramento goduto dal 2000 al 2015: quindici anni in cui, tra un progetto e l’altro, un’internazionalizzazione più o meno probabile di questo o quel gruppo di aziende, una miriade di sotto progetti, corsi aggiornamenti e varie, è stato scavato quel solco milionario al centro della nostra inchiesta sul tempio dell’economia territoriale. Quello che probabilmente nel Consiglio camerale di domani (o tra qualche settimana nel caso non passi in prima battuta con i 22 voti necessari) vedrà al suo vertice l’ex presidente degli industriali salernitani, Andrea Prete, il cui nome circolava in maniera direttamente proporzionale allo sgretolamento della guida della Cciaa. La presidenza Arzano è stata, ora dopo ora, rosicchiata alla base dall’emergere continuo di notizie su chi, come e cosa succedeva tra il palazzo e i mille affluenti di corsi di formazione, gestione di fondazioni, controllo di sigle sindacali con tesseramenti fantasiosi, consorzi, cda, stage, branding vari, etc. Sintesi brutale ma abbastanza verosimile stando alla mole di dati, numeri e informazioni studiati e qui pubblicati per mesi. Il sistema non l’ha inventato Guido Arzano -in quanto simbolo, non persona-, prima di lui succedevano le stesse cose solo che qualche faccia (poche) era diversa. Il bubbone Intertrade, ad esempio, è cresciuto sin dagli anni delle obese vacche del glorioso centrosinistra campano, per poi scoppiare, del tutto casualmente, negli ultimi mesi: nel mezzo si è gonfiata in seno al pubblico bilancio dell’ente un’infezione da oltre sei milioni di euro con il gioco delle anticipazioni erogate da mamma Cciaa anno dopo anno, crediti portati eternamente come esigibili quindi attivi che truccavano regolamento i conti e che, a cascata, infettavano quelli della Cciaa. Per non ipotizzare di quando gli organi giudiziari metteranno mano al regime fiscale adottato per anni da Intertrade. Le cifre potrebbero cambiare sensibilmente. Ci si chiede, se Vincenzo De Luca fosse meno bulimico di potere, non sarebbe più pratico e intelligente “ordire” il commissariamento della Cciaa piuttosto che piazzare, seppur legittimamente, un’altra pedina. Vero è che Prete era partito in automatico ma è chiaro che, nel caso vada in porto, due più due faccia quattro. Le parole del vice governatore Fulvio Bonavitacola, poi, devono esser state influenzate dal meteo di queste ore dal momento che, aule mute dinanzi, ha presentato l’ipotesi Prete come «conveniente» in quanto funzionale “alla filiera”. Sembra di capire che il presidente della giunta regionale istituzionalizzerà le «corsie preferenziali» se Prete diventerà il numero uno, e per 8 mesi, della Cciaa. Ora, il “sequestro” dell’attraente Trattamento di fine rapporto dell’ex super direttore Orlando, dimissionario pentito (vedi Cronache del 13 agosto) sarebbe avvenuto nei giorni scorsi, un atto cautelativo adottato dai capi della burocrazia della Camera, in attesa delle decisioni che dovrà prendere la Corte dei Conti. Potrebbe anche essere questione di giorni. Sul tavolo dei magistrati contabili, infatti, ci sono almeno tre esposti, due presentati dal segretario generale della Cciaa Raffaele De Sio all’indomani del patatrac pubblicitario di Intertrade, ed uno sottoscritto da un avvocato romano, ex interno alla società, di cui conosce vita opere e miracoli. Così come resta aperta la questione della mancata liquidazione dell’azienda, come la giunta aveva deliberato, con sommo atto politico revocabile solo con un altro di pari dignità: la battaglia per la conservazione delle spoglie, finanche quelle di Intertrade, non lascia immaginare tanta chiarezza a meno che Prete o un altro non tirino fuori i cosiddetti. La messa in liquidazione sarebbe dovuta avvenire entro il 31 luglio scorso. La cosa è rimasta appesa, si fa un po’ finta di niente, Intertrade formalmente sta come stava. Si vedrà a breve su chi la nuova dirigenza scaricherà il peso di quella montagna di soldi, questi sì “internazionalizzatisi”.
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