Ci siamo quasi abituati a leggere slogan che intendono identificare Salerno. Si tappezza la città di manifesti, se ne parla da più parti, con la voce di uomini pubblici e con quella del popolo. Ma quando la città ricorda chi, tangibilmente, ha contribuito a scriverne la storia, allora “parlarne” diventa un bisogno, non un semplice ricordo. E’ Gaetano Chiaromonte il personaggio di cui si avverte il “bisogno” di rievocarne i trascorsi.
Lo faranno sabato mattina anche giovani studenti della Media Tasso di Salerno, i quali si riuniranno intorno al monumento ai martiri salernitani delle guerre di indipendenza, oggi comunemente detto statua della libertà, per ascoltare una insolita lezione: la rievocazione dell’illustre salernitano, direttamente dalla pronipote dell’artista, la Prof.ssa Antonella Chiaromonte, docente di Storia dell’Arte. Gli allievi della “Tasso” saranno coordinati dal Prof. Matteo d’Amico, storico e ricercatore della cultura e delle tradizioni salernitane, nonché docente dell’ istituto salernitano, diretto dalla Prof.ssa Rosa Esposito. Si parlerà di quel 16 giugno 1912, quando la città inaugurò il monumento. L’opera suscitò furiose polemiche. Il critico Giovanni Lanzalone intervenuto sulle pagine del giornale “Salerno Nuova” così descriveva l’imponente statua. “La visione di quella possente figura femminile, libera di veli su cui lo sguardo riposa e la mente ricorda, canti l’eterno inno alla vita rigogliosa e prospera come quel seno forte ed eretto a mò di sfida e serva di incitamento e di sprone per la generazione presente che conserva nei suoi centri nervosi la feconda attività dei padri gloriosi”. Mentre su “Buon Senso” (organo diocesano) la statua veniva definita “la donnaccia ignuda” e se ne chiedeva la rimozione. Le ire dei cattolici-conservatori dell’epoca furono placate dall’altra grande opera dell’artista, la statua della Madonna di Pompei, alta tre metri e venticinque centimetri, realizzata in un solo blocco di marmo di Carrara, issata sul fastigio della basilica pontificia di quella Città. Le opere di Chiaromonte sono tali e tante che solo le pagine di un’enciclopedia le possono riepilogare. Noi vogliamo ricordare quelle a noi più vicine e che hanno fatto la storia e “l’orgoglio” di Salerno. I tre grandi altorilievi in bronzo, realizzati da Chiaromonte nel 1937, raffiguranti Roberto il Guiscardo, l’entrata a Salerno di Gregorio VII e “La fertilità della terra” , destinati alla facciata del Palazzo Comunale, oggi conservati nell’ambulacro antistante il Salone dei Marmi di Palazzo di Città. Di ciclopiche proporzioni, poi, il busto in bronzo di Giovanni Cuomo, Ministro della Pubblica Istruzione nel 1944, firmato dallo scultore nel 1949, che oggi orna la Villa Comunale della Città. Si racconta che questo grande busto proviene da un salvataggio in extremis, su segnalazione di Pasquale Natella della Biblioteca Provinciale, operato a metà degli anni Novanta, allorquando venne, dagli eredi, vuotata l’antica casa del Ministro Cuomo , nel salernitano palazzo Santoro al corso Garibaldi, quando il busto rischiò addirittura di essere distrutto. E la storia potrebbe continuare ancora. A chi chiedeva a Chiaromonte la conta delle opere, egli rispondeva di non avere neanche più memoria di quante e quali opere ha messe fuori, come piacevolmente ci ha raccontato proprio il ricercatore e storico, Prof. d’Amico.