Con 21 voti a favore ed un astenuto il consiglio provinciale ha respinto le controdeduzioni presentate lo scorso 4 ottobre dal presidente della Provincia Edmondo Cirielli in merito alla sua incompatibilità.
In particolare l’assise, convocata ieri mattina per la seconda volta sull’argomento, ha deliberato di contestare a Cirielli le cause di incompatibilità e in particolare per le motivazioni di carattere giuridico espresse dal consigliere Salvatore Memoli, proponente di una mozione e dal capogruppo consiliare del PdL Pasquale Aliberti.
Il consiglio ha ribadito di ritenere sussistente una causa di incompatibilità in capo al presidente della Provincia ed invitato il medesimo, ai sensi dell’art. 69 comma 4, a rimuovere la contestata causa di incompatibilità o ad esprimere l’opzione per la carica che intende conservare entro dieci giorni.
Inoltre ha disposto che alla scadenza del termine, qualora Cirielli non abbia provveduto a rimuovere la causa di incompatibilità o ad esprimere l’opzione per la carica che intende conservare, il presidente del consiglio dovrà convocare nuovamente il consiglio perché dichiari decaduto il presidente della Giunta Provinciale.
Tali deliberazioni non sono state votate dall’opposizione di centrosinistra che, prima della votazione finale, ha abbandonato l’aula dopo aver lanciato pesanti accuse nei confronti della maggioranza di centrodestra e del presidente Cirielli.
Quello di ieri mattina, dunque, è stato un consiglio provinciale davvero infuocato. Tutto è iniziato alle 12 quando il presidente del consiglio, Fernando Zara, ha letto le deduzioni del presidente Cirielli, assente in aula, sulla mozione: “Comprendo le ragioni etiche e politiche avanzate dal consigliere Memoli ma ritengo di non poter condividere quelle giuridiche. Infatti – ha scritto Cirielli – è di tutta evidenza che la nuova disciplina dell’incompatibilità contenuta nel “Decreto Tremonti” è mal coordinata con il complesso delle norme previdenti in detta materia. Tanto premesso, espressamente rinunciando al termine di dieci giorni previsto dall’articolo 69, rimetto ogni decisione all’assemblea consiliare”.
Subito dopo ha preso la parola il promotore della mozione, il consigliere Memoli, che ha ribadito la sussistenza dell’incompatibilità di Cirielli. A fargli sponda il consigliere del PdL Aliberti che ha difeso, però, il ruolo del presidente della Provincia: “Tutti sanno che ha deciso di candidarsi al parlamento e che quindi vi è un’incompatibilità tra i due ruoli che egli attualmente ricopre. La sua decisione va rispettata anche perché se si fosse potuto ricandidare alla guida della Provincia lo avrebbe fatto ma i prossimi presidenti non saranno più eletti dal popolo”.
Da qui è partito l’attacco delle opposizioni. Il più duro è stato il consigliere Tommaso Amabile: “L’unica cosa che deve fare Cirielli è dimettersi. Deve prendere esempio da De Luca che si dimise per candidarsi alla Camera dei Deputati. Voi del centrodestra siete solo attaccati alle poltrone, noi no, ed avete confuso la democrazia con qualcos’altro. In questi tre anni non avete fatto nulla per il territorio, solo cambiato 30 assessori ed allontanato i cittadini dalla politica. Questa situazione è un disegno perverso perché qualcuno pensa di gestire dall’esterno l’amministrazione provinciale”.
A quel punto sono intervenuti anche Giovanni Coscia, che ha annunciato di voler far diventare un “caso nazionale questa vicenda”, e Paolo Russomando, che ha dichiarato di aspettare con ansia il cambiamento della legge elettorale con l’introduzione delle preferenze così Cirielli “sarà punito dai cittadini che lo hanno eletto alla Provincia”.
Subito dopo il dibattito i consiglieri del centrosinistra hanno lasciato l’aula scatenando l’ironia del consigliere del PdL Cristoforo Salvati: “I democratici prima attaccano e poi scappano dall’aula”. Alla fine della seduta l’ordine del giorno è passato ed ha visto compatta la maggioranza di centrodestra con 21 voti favorevoli. Ora la palla passa a Cirielli.