Una dichiarazione d’amore amara, urlata con rabbia e orgoglio. Con una lunga e accorata nota diffusa sui social, una parte della frangia ultras della Salernitana ha ribadito la propria posizione in vista del match di ritorno dei playout contro la Sampdoria, in programma domenica sera allo stadio Arechi.
“Forse, finalmente, finisce davvero”, esordisce il messaggio, carico di delusione e stanchezza. Il riferimento è al campionato appena concluso, vissuto dagli ultras come un calvario: “Un campionato segnato dalla mediocrità, culminato nel vile agguato della Lega alla nostra passione”. Il riferimento è alla gestione caotica della vicenda playout, tra rinvii, ricorsi e decisioni contestate, che ha generato un clima di profondo malcontento tra i tifosi.
Una protesta silenziosa, ma visibile
Come già avvenuto nella gara d’andata a Genova, anche all’Arechi il gruppo annuncia l’assenza organizzata dalla Curva Sud, pur essendo fisicamente presenti allo stadio: “Col cuore accanto alla maglia nostra, ma fuori dalla curva, per manifestare lo sdegno per una partita che non doveva giocarsi così tardi, per testimoniare che la passione e la dignità di un popolo vanno rispettate”.
Non è un semplice dissenso, è una dichiarazione di identità: “Salerno non si piega”, si legge nel passaggio più emblematico. Una frase che richiama allo spirito battagliero della tifoseria, sempre in prima linea ma mai disposta a cedere di fronte a quella che considera un’ingiustizia.
L’affondo contro Iervolino
Nel mirino degli ultras anche il presidente Danilo Iervolino e il suo entourage. Dopo gli entusiasmi iniziali, il giudizio è tranciante: “Un’esperienza partita tra gli onori, ma naufragata in un mare di incompetenza e sciatteria”. E ancora: “Ora sapete cosa proviamo, ora comprendete come ci si senta: sono due anni che ci fate vomitare”.
Un attacco frontale che non lascia spazio a interpretazioni, ma che conferma una frattura netta tra una parte del tifo organizzato e la società, in uno dei momenti più delicati della storia recente del club granata.





