Scafati. “Assolto sì ma sono ancora senza sorriso, mi hanno fatto passare per Totò Riina”. Accompagnato dai suoi avvocati di fiducia, Silverio Sica e Giuseppe Pepe, il sindaco di Scafati Pasquale Aliberti ha raccontato la sua verità in 10 anni tra inchiesta e processo sul presunto voto di scambio denominato “Sarastra” dal quale poi mercoledì ne è uscito assolto perchè il “fatto non sussiste”. Ieri conferenza stampa all’interno di Palazzo Mayer per ripercorrere i passaggi di una sentenza che ha liberato la città e fatto uscire da un lungo tunnel lo stesso sindaco: una vicenda che ha portato allo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni camorristiche e successivamente all’arresto dello stesso Pasquale Aliberti. Infatti il diretto interessato ha ricordato il periodo del carcere, da Salerno (a Fuorni era finito nel gennaio del 2018 su decisione della Cassazione) ai domiciliari in Calabria passando per Roccaraso, Sulmona e anche L’Aquila, dove era sotto osservazione psichiatrica, ma anche l’obbligo di non rientrare nella sua Scafati. “Sono stato sempre convinto della mia innocenza- ha ribadito- ma nel frattempo venivo trattato come un criminale, potendo vedere solo la mia famiglia che per stare con me ha dovuto fare di tutto, abbassandosi anche le mutande», ha detto con tristezza Aliberti. Poi la gioia del 13 novembre dopo la fatidica parola “assolto”. Gratitudine nei confronti dei suoi legali, che giorno dopo giorno hanno costruito una linea di difesa capace di rovesciare le accuse e di spedire al mittente le dichiarazioni di alcuni pentiti che si sono susseguiti nel processo. “Si è applicato nei confronti del sindaco Pasquale Aliberti un inseguimento accusatorio, sospendendo la vita di un uomo. Per quello che si è subito e per la raccolta dirette delle prove, il caso dovrebbe finire” ha detto Sica che non nasconde la possibilità di una coda in Appello. “Potrebbe farlo la Procura dopo le motivazioni della sentenza di assoluzione e che obbligherebbe a dover ripercorrere in tre giorni un percorso giudiziario durato per anni”. Per Silverio Sica in caso di ricorso da parte della magistratura inquirente (con il pm Rocco Alfano divenuto titolare del processo per quanto riguarda la pubblica accusa) “ci sarebbe un atto d’inciviltà”. Inchiesta, arresto e detenzione che alla luce della sentenza potrebbe portare Pasquale Aliberti a rivalersi per quanto subito ma lo stesso primo cittadino non sembrerebbe interessato a rivalersi in nessun modo nei confronti dello Stato. ” Ciò che si è vissuto è un problema di sistema, con un meccanismo di carcerazione, lo scioglimento di un Comune che avvengono per presunzione”, ha detto Pepe che con Silverio Sica ha difeso Aliberti in questi lunghi anni
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