Scafati. Un’ora abbondante di discussione per smontare la tesi della pubblica accusa e convincere i giudici che la sua assistita e moglie del sindaco di Scafati, l’ex consigliera regionale Monica Paolino, è stata trascinata in un processo (“che non doveva neppure esserci”) da innocente. “Non riesco a capire perché la mia cliente si trovi in quest’aula di Tribunale con pesanti accuse e a rischio condanna per delle accuse che non esistono”. È uno dei passaggi dell’arringa difensiva di Costantino Cardiello, avvocato della ex consigliera di Forza Italia in Regione che per la pubblica accusa non poteva non sapere del voto di scambio che il marito avrebbe messo in piedi con esponenti malavitosi quando si candidò per due consiliature alle regionali. “Pentiti inattendibili a cominciare da Alfonso Loreto che parla di una società per ottenere lavori dal Comune senza che l’impresa fosse in regola con i requisiti, per finire a Romolo Ridosso il quale ha raccontato di aver contribuito a fare voti per la moglie del sindaco in zone della Campania dove la mia assistita non poteva raccogliere consensi perché fuori circoscrizione. E che dire di alcuni testi chiamati in aula a deporre e che, non fornendo nulla di costruttivo per il processo, hanno parlato di voto di scambio che proprio loro hanno confessato e commesso quando si sono candidati”, ha concluso Cardiello. Prima di lui era toccato all’avvocato Farricelli che difende l’ex staffista Giovanni Cozzolino. “È accusato di non aver pagato un funerale perché l’impresa funeraria doveva disobbligarsi di un favore che era stato fatto dal sindaco. Niente di più falso, quelle esequie sono state pagate… Non capisco perché ci troviamo a difendere di un reato contestato che l’imputato non ha commesso”. L”accusa per tutti nel processo Sarastra è di voto di scambio e corruzione elettorale contestazioni che nel 2016 portarono allo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni malavitose. Istanza a giugno presentata ai giudici del primo collegio del Tribunale di Nocera Inferiore per complessivi 38 anni di reclusione di cui 6 anni e 8 mesi sono stati chiesti per l’attuale sindaco Pasquale Aliberti. Cinque mesi i meno sono stati chiesti per il fratello del sindaco Nello Aliberti (6 anni e 3 mesi), mentre per l’ex consigliera regionale di Forza Italia e moglie di Aliberti Monica Paolino sono stati avanzati 5 anni e 4 mesi di condanna. Stessa pena chiesta per l’ex staffista Giovanni Cozzolino. Per Roberto Barchiesi e Ciro Petrucci invece la richiesta è di 5 anni e 9 mesi e infine 3 anni e 4 mesi l’istanza con Andrea Ridosso fratello di Luigi già condannato con sentenza passata in giudicato insieme ad Alfonso Loreto e Gennaro Ridosso. Secondo il collaboratore di giustizia Massimo Fattoruso, il sindaco avrebbe fatto accordi con tutti i clan della città di Scafati e lo disse in una delle ultime udienze suscitando le ira del folto collegio difensivo per l’inattendibilità. Come poi ha ribadito ieri il difensore dii Monica Paolino davanti al collegio di giudici (presidente Apicella). Prossima udienza a partire dalla mattina del 9 ottobre quando ci saranno le discussioni dei legali di Nello Aliberti e del fratello Pasquale imputato principale di Sarastra.
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