L'inchiesta. Chi voleva fermare Laudati? - Le Cronache Ultimora
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L’inchiesta. Chi voleva fermare Laudati?

L’inchiesta. Chi voleva fermare Laudati?

Di Antonio Manzo

Chi aveva interesse a fermare l’azione dell’ex magistrato Antonio Laudati nell’atto di impulso investigativo da lui fornito sulla mega-speculazione edilizia del convento di Santa Severa? Chi non gradiva che le ruspe dell’Antimafia azionate da Laudati si mettessero in moto dopo aver capito il meccanismo della vendita del convento per cinque miliardi e far costruire 47 ville villette fronte mare, con personaggi di dubbio calibro coinvolti? Potrebbero essere questi gli interrogativi sul presunto movente che hanno azionato l’inchiesta di Perugia che lo vede coinvolto. Perché appare debole e simpaticamente esiziale la giustificazione secondo la quale l’ex magistrato era spinto dalla vicinanza con l’area della speculazione essendo il titolare proprietario di una casa al mare acquistata con mutui. Sarebbe stato fin troppo facile, con questa offensiva e deleteria motivazione, azionare servizi segreti e uomini delle istituzioni per far finire l’ex magistrato nel calderone dell’inchiesta di Perugia che è sbollita e si è arenata ma, nel frattempo, disonorato a fine carriera. Gli uomini coinvolti nell’affaire non sono stinchi di santo, sia pure reliquie del convento che hanno acquistato. Gli interrogativi sorgono ai parlamentari dell’Antimafia man mano che passano i giorni mentre sono ancora chini sulle diecimila pagine della inchiesta dossieraggio trasmesse loro dal procuratore Cantone. Oggi, mercoledì, prima riunione dell’ufficio di presidenza ella commissione che stilerà un calendario dei lavori con presumibili audizioni, organismo del quale fa parte anche l’ex procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho finito per questo motivo nel “fuoco politico” con una interrogazione del deputato centrista Bicchielli sulla opportunità della presenza alla Commissione Antimafia del collega 5Stelle. I parlamentari più leggono di documenti riservati dell’inchiesta di Perugia che conta ben 17 indagati, primi fra tutti il tenente della Guardia di Finanza Pasquale Striano e l’ex sostituto nazionale antimafia Antonio Laudati. Il primo esecutore degli accessi al sistema informatico e il secondo suo diretto superiore che avrebbe dovuto controllare i lavori dell’ufficio Sos della Direzione Nazionale Antimafia. Spiega Laudati: <Il mio compito era quello di individuare temi di approfondimento e di ricerca per il contrasto alla criminalità organizzata. Ciò e avvenuto – spiega Laudati – per i “compro oro”, per la residenze sanitarie assistite gestite da gruppi mafiosi, per la fornitura materiale sanitario per il Covid 19, per i superbonus, per la cessione dei crediti fiscali ed i cripto acces>. Poteva Luadati girarsi dall’altra parte di fronte alla infiltrazione dei clan sul litorale romano? E proprio ad un passo dalla sua casa a mare a Santa Severa? A questo punto chiese l’apertura di un atto di impulso investigativo per la procura di Civitavecchia e Roma su autorizzazione dell’allora procuratore nazionale Antimafia. L’acquisto del convento La Curia Generalizia dei Frati Minori Conventuali il 5 novembre 2020 “implora”, così è letteralmente scritto nella lettera inviata a Papa Francesco, di alienare per la soma di 4.500.000 l’immobile Chiesa dell’Immacolata sito in Santa Marinella. Si tratta di 10 metri quadrati in una zona le cui vie scompaiono nelle mappe redatte dai progettisti della società acquirente, “Lilium Maris” una società immobiliare ad hoc costituita. La parte cessionaria (i frati) avevano però “dimenticato” che nel luglio del 1973 avevano destinato il Convento ad una casa per religiosi “permanentemente e irrevocabilmente”, è scritto nei Registri Immobiliari di Civitavecchia. Quindi, non si può mutare la destinazione d’uso del Convento, né tantomeno demolirlo per costruire 47 villette fronte mare. Le società dell’acquisto La società “Liulium Maris” sborsa il corrispettivo per il convento: amministratrice unica della società fondata nel 18 febbraio 2021 è Maria Rosaria De Vita, e detiene il 60% delle quote (da visura camerale acquisita in data odierna). L’alienazione non viene effettuati alla signora De Vita ma al figlio Ferdinando Concini, così come scrive il quotidiano “Domani” che ha consultato documenti della Curia Generalizia (si presuppone giusta procura della signora). Ma il nome di Concini nell’atto di vendita non risulterebbe. Il mistero si amplia in quanto la società che detiene il restante 40% della Lilium Maris fa riferimento attraverso la società Pi.Sa.Si. Srl alla famiglia Vincenzi tra cui geometra Piero Vincenzi, consigliere comunale. Il geometra risulterebbe sposato con Maddalena Quartieri sorella di un noto ristoratore vittima di un incendio a Santa Severa proprio nei giorni dell’operazione acquisto Convento. Quella sopra descritta è presumibilmente una operazione di dossieraggio è chiaro ma che un giornale locale parli di “attacchi preparati a tavolino alla famiglia Quartieri e dello steso incendio doloso” è indicativo del clima avvelenato di santa Severa. La criminalità Nelle carte all’esame dei commissari ci sono anche i nomi di presunti “riciclatori” della ‘ndrangheta. Oltre che uomini coinvolti nell’inchiesta “Mondo di Mezzo” di Mafia Capitale c’è traccia di un progetto santa Marinella trattato da immobiliaristi romani. C’è materia sufficiente per la procura di Perugia con ancora “ in corso approfondimenti investigativi volti a comprendere se Striano abbia agito per conto di no e più soggetti”. Sarebbe anche l’occasione propizia per indagare su chi ha pilotato l’operazione di inserimento di Laudati nelle indagini di Perugia dopo <notizie false e diffamatorie – sostiene l’ex pm – che dopo tanti anni di carriera non avrei immaginato potessero far accadere cose del genere>. Le notizia c’erano tutte nella Laudati’s version a partire da quelle dell’affaire Convento di Santa Severa derubricato dagli investigatori ad atto finalizzato a tutelare la pace della sua casa a Santa Severa.

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