Peste Suina: si allarga il fronte del contagio - Le Cronache Provincia

di Arturo Calabrese

C’è stata una recrudescenza, nei territori meridionali della provincia di Salerno, della Peste Suina Africana. Un problema riscontrato in alcune carcasse di cinghiali che ha fatto scattare l’attenzione anche dall’Unione Europea, da dove sono arrivate delle precise direttive per contenere l’infezione.

Prima di questo periodo incriminato, la presenza di soggetti infetti era limitata a parte degli Alburni ma adesso le carcasse sono state rinvenute tra Sanza e Caselle in Pittari. Aumentata, dunque la zona rossa: Sassano, Casaletto Spartano, Montesano sulla Marcellana, Casalbuono, Buonabitacolo, Sanza, Padula e Caselle in Pittari e si aggiungono Rofrano, Torre Orsaia, Alfano, Morigerati, Roccagloriosa, Tortorella.

Qui i cinghiali devono essere abbattuti. È stata poi istituita una zona definita “cuscinetto” che comprende un’area molto più vasta. In essa si trovano Piaggine, Monte San Giacomo, Tortorella, Teggiano, Sala Consilina, Rofrano, Ascea, Valle dell’Angelo, San Giovanni a Piro, Vibonati, San Rufo, Roccagloriosa, Laurito, Roscigno, Futani, Sapri, Polla, Ispani, Montano Antilia, Novi Velia, Laurino, Campora, Cannalonga, Cuccaro Vetere, Celle di Bulgheria, Corleto Monforte, San Pietro al Tanagro, Sacco, Torraca, Sant’Angelo a Fasanella, Sant’Arsenio, Atena Lucana, Bellosguardo, San Mauro La Bruca, Ceraso, Vallo della Lucania, Camerota, Centola, Pisciotta, Moio della Civitella.

La situazione è sicuramente di forte emergenza e le alte temperature degli ultimi giorni di certo non aiutano, specialmente nel caso di carcasse che marciscono in poco tempo, rilasciando nell’aria e nell’area circostante i patogeni che causano poi la malattia. Una malattia che, per l’appunto, si diffonde molto velocemente, arrivando a raggiungere i grandi gruppi di ungulati. Per l’uomo non c’è alcun tipo di pericolo, dato che la malattia non colpisce l’essere umano ma in ogni caso con una semplice cottura della carne si evita ogni tipo di problema.

La problematica che invece si registra è per gli allevamenti di suini che in quelle zone sono effettuati allo stato brado e quindi non è raro che maiali e cinghiali si incontrino o frequentino le stesse aree, motivo questo di contagio. Molto preoccupati sono gli allevatori del Vallo di Diano e degli Alburni, la maggior parte dei quali lavora proprio con i suini, ai quali potrebbe essere ordinato di abbattere i propri capi.

Un qualcosa di simile è accaduto nei mesi scorsi, con ricadute negative sul tessuto economico locale. In ogni caso, il Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni si è detto attento alla problematica. Da parte dell’Ente vallese guidato dal presidente Giuseppe Coccorullo, si stanno mettendo in atte varie iniziative per tutelare il cittadino e l’imprenditoria. In particolare, i nuovi selecontrollori saranno autorizzati a cacciare il cinghiale anche in periodo in cui la caccia non è consentita.

Questa però è solo una delle tante iniziative messe in campo e volute dall’ìstituzione. Nei prossimi giorni, inoltre, potrebbero essere rese pubbliche nuove decisioni sul da farsi.

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