Eboli,il caso maxi store - Le Cronache Attualità

di Peppe Rinaldi

 

Il 9 e l’11 marzo scorsi questo giornale s’è occupato del caso di un centro commerciale inaugurato pochi giorni prima dopo alcuni anni di stallo causato da gravi intoppi tecnici, laddove per “tecnici” debba intendersi una generica carenza di requisiti giuridico-amministrativi tale da impedirne la realizzazione. Insomma, la struttura non poteva aprire perché, a dispetto di una presumibile franchigia offerta dall’amministrazione comunale del tempo, non era in regola con la legge. Di qui l’utilizzo apparentemente disinvolto della parola «abuso» che, però, sul piano logico tiene. Sembra che ora la cosa tenga anche sul piano giuridico-investigativo perché si è da poco appreso che la procura della repubblica di Salerno ha formalmente dato ordine alla polizia giudiziaria di effettuare un primo sopralluogo. Se un ufficio giudiziario compie tale passaggio che cosa significa? Semplice: immagina siano stati commessi dei reati e, quindi, c’è da capire come dove e quando muoversi per sanzionarli. E’ il ritmo naturale delle cose, specie in un certo mondo.

Il personale di Pg nei giorni scorsi ha iniziato a trovare riscontri alle ipotesi di reato formulate dal pubblico ministero, per ora in astratto contro persone da identificare (Mod.44): solo che qui c’è un problema nel problema, nel senso che, al di là della verifica in loco della situazione, c’è necessità ed urgenza di avere informazioni chiare e complete sull’intera pratica riguardante la costruzione di località Serracapilli, proprietà di un noto marchio della Gd che rischia di vedere il proprio nome schizzato dal fango tracimato di un’ipotetica malversazione, e complicata.

 

Carte sparite

 

Ma chi deve darle queste informazioni? L’Ufficio tecnico comunale, va da sé. Le ha rilasciate queste carte l’ufficio-epicentro di ogni preoccupazione notturna di generazioni di politici e funzionari? Stando a quanto filtrato dai corridoi della Cittadella sembra di no, l’ufficio tecnico ebolitano starebbe andando cauto sull’esibizione dei documenti necessari alle indagini, caricando così la salva di proiettili in maniera più pesante. Il punto è che certe cose a volte si complicano, specie se carte e varianti siano eteree nei fascicoli urbanistici, com’è già successo in diversi casi e com’è successo in un caso oggettivamente eclatante, vale a dire l’altro centro commerciale costruito praticamente sullo svincolo dell’ex A3. Anche nel caso che qui ci occupa, il maxi-store inaugurato pochi mesi fa, pare siano divenute evanescenti tessere del mosaico, la qual cosa se confermata lascerebbe presagire fastidi per più di uno. In genere, in questi casi a scottarsi sono i dipendenti pubblici che hanno sottoscritto gli atti, l’impresa costruttrice, la proprietà, i tecnici e i progettisti intervenuti a vario titolo (nel nostro caso ci sarebbe un antipatico conflitto di interessi in una delle diramazioni dell’operazione) e, quando lo si riesce a dimostrare, i politici patrocinatori delle specifiche operazioni border-line se non illegali strictu sensu. Perché è chiaro che senza la copertura politica, di prima e di adesso e di domani, nessuno immagina di muovere un dito: non è un caso che la prima cosa che l’assessore di turno, il sindaco o il consigliere comunale del momento, quando scoppiano grane, dicano spesso «Noi diamo le linee generali, definiamo la cornice, c’è la Bassanini, quel che fanno negli uffici poi noi non possiamo saperlo». Certo, come no. Nelle vicende che interessano il territorio ebolitano, ad esempio, la mano della politica appare e scompare, con cicli alterni spesso fragili, a volte non proprio esaltanti: infatti l’azione della magistratura, al netto dei suoi infiniti guai, in certi casi è un sintomo, non una causa.

 

 

Azione disciplinare contro l’ufficiale di Pg

 

Il rilievo tecnico del caso del maxi-store lo rinviamo ai futuri articoli destinati ai nostri cinque lettori, a volte ansiosi di conoscere l’esito delle proiezioni mentali e degli azzardi di questo giornale: per ora si aggiorni il quadro con la notizia dell’apertura dell’inchiesta della procura guidata da Giuseppe Borrelli (il pm procedente è la dottoressa Guglielmotti, lo stesso del caso della lottizzazione abusiva al Prato e della costruzione già sequestrata sull’ex A3 per la quale è attesa proprio in queste ore una decisione della Corte di cassazione) anche sul centro di distribuzione al dettaglio qui abbondantemente descritto il 9 e l’11 marzo scorsi. Anzi no, non è l’unica notizia, ce n’è un’altra a questa direttamente collegata. Stiamo parlando della “punizione” del comandante dei vigili urbani, il tenente-colonnello Mario Dura, l’ufficiale che ha governato proprio questi ambiti scottanti in modo, peraltro, lineare e imparziale come legge comanda. L’amministrazione comunale pare abbia avviato la procedura dell’azione disciplinare nei suoi confronti per via di un discusso progetto per la installazione di telecamere per la videosorveglianza, manovra che ha il sentore del pretesto per chiudere la tesa partita xon un vigile urbano che, buttandola sul semplice, se deve avvolgere un nastro bianco-rosso attorno a un’opera sospettata di essere illegale, lo fa senza preoccuparsi di telefonare prima a questo o a quell’altro. E, dal momento che in città l’andazzo era stato, a volte,  un «Mi raccomando, non fate multe alle auto in divieto di sosta…» questa cosa, che sarebbe il minimo sindacale, è già una grande cosa.