Lo scenario politico in vista delle amministrative di giugno, dopo lo stop delle liste di Bisogno e quella di Montalbano, potrebbe avvantaggiare i candidati sindaci Rosario Danisi e Gennaro D’Acunzi. Il terremoto politico dovuto ad errori nella presentazione delle liste del candidato del sindaco uscente e di una lista dell’ex sindaco Gaetano Montalbano, fa crescere le quotazioni delle due alternative alla corsa di primo cittadino di Nocera Superiore. Salvo capovolgimenti da parte della giustizia amministrativa, in vista dei ricorsi, una fetta grande e non certo secondaria di elettori, in virtù della non partecipazione dei propri riferimenti politici, potrebbe virare sui candidati Danisi e D’Acunzi. Una considerazione non banale, anzi, molto probabilmente determinate ai fini delle elezioni. E non c’è bisogno della palla di vetro per capirlo. L’assenza inoltre di Fratelli d’Italia e del Partito democratico, in veste ufficiale, è anche il segno di una politica locale dei grandi partiti retta solo su sigle. Poco il costrutto, poche le fondamenta, solo formalità e nessuna sostanza. I castelli sono crollati già al primo piccolo scossone, spazzati poi via dalla grande bufera. Ed il giorno delle elezioni deve ancora arrivare. Nel Pd è bufera su Bruno Di Nesta, responsabile del partito per le elezioni a Nocera Superiore che era riuscito a convincere il partito della bontà dell’operazione di appoggiare la lista voluta da Pasquale Cuofano e di rinunciare al simbolo. Il Pd aveva già silurato il candidatyo scelto serrimane addietro e aveva detto a Danisi (Campania Libera), fresco di elezione di consigliere provinciale. Poi la beffa finale che ha gettato scompiglio nel partito. Stessa musica in Fdi, dove Fabbricatore ha fatto di tutto per non appoggiare prima D’Acunzi e poi Montalbano, pensando di rifugiarsi nel comodo mondo di Cuofano. Alla fine Fdi resta fuori dalle elezioni e perde anche un consigliere provinciale Amato che sarà sostituito da Mimmo Ventura che poi dichiarerà il suo passaggio in Forza Italia. Un capolavoro quello di Di Nesta e Fabbricatore. A questo punto c’è da chiedersi se sia il caso di fare un bagno di umiltà e di pronunciare la parola disfatta, perché al di là degli aspetti puramente burocratici, di débâcle del primo e secondo partito d’Italia di tratta. Inoltre, resta sempre in piedi, la tesi sempre verde che le coalizioni vanno fatte seguendo un filo logico, politico o civico che sia. Insomma, le ammucchiate o le invincibili armade non funzionano, ed anche in caso di competizione elettorale, andrebbero a sbattere contro l’incoerenza che le ha generate. Fratelli d’Italia e Pd, in ogni caso, escono con le ossa rotte, da una competizione elettorale anche facile da organizzare, in particolare nell’allestire le rispettive coalizioni. E invece, le strategie, gli accordi bilaterali, e la filosofia della politica locale, sono miseramente naufragati. Si prenda atto di questo aspetto, soprattutto per costruire in futuro sul territorio, e con cinque anni di assenza dalla prossima assise cittadina. Il compito è arduo e difficile da assolvere. In primis va recuperata la funzionalità tipica del partito ed in secundis bisogna costruire ex novo, dall’una e dall’altra parte. E se poi forse “una manina” c’ha messo del suo, poco conta, perché è bastata una piccola spinta per fare crollare tutto. Giuseppe Colamonaco
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