Un 25 aprile dedicato a Giacomo Matteotti - Le Cronache Ultimora
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Un 25 aprile dedicato a Giacomo Matteotti

Un 25 aprile dedicato a Giacomo Matteotti

Di Alessia Potecchi*

ll 25 aprile quest’anno lo celebreremo come sempre con quello spirito di valori e storia che proviene dal passato ma che è oggi più che mai attuale e luce nei nostri tempi difficili, ancora una volta il 25 aprile ci spinge a ricercare una memoria che sia il più possibile condivisa e patrimonio di tutti, nessuno escluso, proprio per la valenza storica e valoriale della celebrazione. E’ un 25 aprile che non può non avere una dedica particolare a Giacomo Matteotti a 100 anni dal suo barbaro assassinio. A lui sono dedicate le nostre parole. Proveniente da una famiglia benestante della campagne del Polesine, Matteotti non si disancorerà mai dall’humus della società contadina e dalle miseria delle famiglie che lavorano la terra e si prodigherà per fare tutto il possibile per migliorare le condizioni di vita delle classi più bisognose. Questo suo impegno lo porta giovanissimo ad iscriversi al Partito Socialista Italiano e proprio questa sua scelta gli attirerà anche diverse critiche dai compagni del suo stesso partito. A questo proposito c’è una testimonianza di Carlo Rosselli che sottolinea appunto come Matteotti fosse criticato per questo suo impegno a favore delle classi sociali più povere in quanto cozzava contro la situazione di agiatezza in cui era cresciuto e da cui proveniva la sua famiglia. Matteotti però dimostra nel migliore dei modi quanto i suoi propositi fossero sinceri partecipando e impegnandosi in prima persona con la gente della sua terra per superare la logica del profitto e per promuovere quel metodo cooperativo che avrebbe creato solidarietà tra i lavoratori e migliorato le loro condizioni di vita. Matteotti era un socialista riformista antimilitarista con una distanza abissale dai bolscevichi dai quali lo separava la diversa interpretazione della partecipazione popolare al processo di emancipazione delle masse; si oppone così strenuamente all’ingresso dell’Italia nel primo conflitto bellico pronunciando un discorso molto forte davanti al Consiglio provinciale di Rovigo e attirandosi anche le critiche e la lontananza dei dirigenti del suo stesso partito. Il giovane deputato socialista vive sentimenti di angoscia in un momento drammatico per il nostro paese a causa della grave crisi sociale e politica in cui si trova attanagliato e che lo sta portando ad aprire le porte al regime dittatoriale che comincia a manifestarsi e a cavalcare il malcontento dilagante, denuncia senza paura a gran voce questa situazione davanti all’incapacità dello stato liberale ma anche dello stesso PSI di far fronte alla grave crisi e di sanare una ferita che lacerava il nostro paese. Qui purtroppo c’è da sottolineare una prima battuta di arresto del movimento socialista che non è appunto in grado di organizzarsi per contrastare un momento difficile che colpiva soprattutto le classi più povere e più vicine allo stesso partito che però manca in quel frangente di capacità organizzativa perché profondamente diviso al proprio interno. Si arriva così al 1921 dove al congresso di Livorno il PSI subisce la prima scissione con la nascita del Partito Comunista d’Italia e poi ancora nel 1922 con la nascita del PSU di cui Matteotti diviene segretario. La stessa situazione di impotenza da parte dello stato liberale ma soprattutto dei partiti di opposizione si verifica nel giugno 1924 quando Matteotti alla Camera pronuncia il suo discorso accusatorio nei confronti delle modalità con cui si sono svolte qualche mese prima le elezioni politiche dopo l’emanazione della legge Acerbo e chiede l’invalidazione delle medesime. Viene rapito e ucciso il 10 giugno e il suo corpo verrà ritrovato soltanto qualche mese dopo fuori Roma. Anche qui l’opposizione, ma il Partito Socialista in particolare, non sanno cogliere l’occasione che gli si presenta per rovesciare da subito l’ormai quasi dittatura mussoliniana in un momento in cui Mussolini e il suo stesso regime si trovavano in estrema difficoltà dopo l’omicidio del deputato socialista che per le sue modalità aveva generato ansia, angoscia e reazione da parte dell’opinione pubblica.I partiti di opposizione, invece, compiono quella dubbiosa scelta aventiniana sperando forse in un improbabile intervento del Re che ovviamente non ci fu. Si perde dunque un’occasione per togliere subito di mezzo Mussolini e il suo seguito che invece hanno tutto il tempo per riorganizzarsi e per mettere a tacere il misfatto. I colpevoli vengono dati in pasto alla magistratura così come l’addetto stampa del regime Cesare Rossi e vengono processati nel 1925 a Chieti in un processo farsa e condannati a pene lievi. Si realizza così quello che Matteotti aveva previsto, il regime si rafforza e questa ennesima incapacità da parte delle opposizioni di intervenire in modo forte e risoluto apre le porte definitivamente alla ventennale dittatura che trascinerà il nostro paese nel baratro più profondo e nel secondo conflitto bellico. Il sacrificio di Matteotti ci guida in questo 25 aprile, un uomo che ha pagato con il bene più grande, quello della propria vita, la sua lotta e il suo impegno affinché il nostro paese non aprisse le porte ad una dittatura e ad un regime che avrebbe privato gli italiani della libertà e gli avrebbe trascinati verso una crisi ancora più profonda, che la sua vicenda e il suo ultimo atto siano di monito alla politica di oggi per operare per la promozioni di quei valori che sono sfociati dal suo sacrificio e che sono alla base della nostra Carta Costituzionale. Dipartimento Economia e Finanze PD