di Vito Leso
Antonio Cestaro nacque a Eboli il 24 marzo del 1924. Storico, professore emerito di Storia Moderna presso l’Università degli Studi di Salerno, è stato un intellettuale partecipe del destino del Mezzogiorno, studioso attento della Questione meridionale, espressione vigorosa di quel Cattolicesimo politico che, tra impegno democratico e missione popolare, lavorò all’analisi e risoluzione del divario del Sud. I suoi studi erano incentrati sull’indagine storiografica, recuperando con acume e rigore tante fonti della ricerca a lungo rimaste “mute”, a partire dai documenti sepolti negli archivi ecclesiastici e civili – dai registri parrocchiali ai primi repertori anagrafici comunali – agendo nel solco della ricerca socio-religiosa che all’analisi geo-storica dei contesti locali affiancava la disamina delle prassi religiose e sociali in uso soprattutto nelle comunità rurali del Mezzogiorno moderno. Fu Prorettore dell’Ateneo salernitano che ebbe primo Rettore l’altra autorevole voce storica del Mezzogiorno, il suo collega e amico Gabriele De Rosa, co-autore di molti volumi. Proprio con il collega stabiese, il professore Cestaro aveva fondato il Centro Studi per la Storia del Mezzogiorno, fucina di ricerche innovative e progetti scientifici che riuscì a calamitare tanti giovani studiosi lucani e salernitani – oltre a illustri storici italiani e stranieri come Giuseppe Galasso, Emile Poulat, Jean Delumeau, Maurice Aymard – con l’intento di contribuire, con l’ausilio della ricerca storica, all’animazione culturale e crescita sociale del Meridione. Oltre all’Ateneo salernitano, aveva insegnato all’Università di Potenza, penetrando nella complessa realtà lucana cui avrebbe dedicato pagine di eloquente analisi storica e sociale con una metodologia di respiro europeo, incentrata su una rifondazione filologica e un rigoroso riesame delle fonti. Nei mesi successivi al sisma del 1980, aveva visitato con i suoi più stretti collaboratori i paesini terremotati dell’entroterra irpino e lucano, avviando un’attività di analisi tra le macerie, alla ricerca dei faldoni e dei vecchi incartamenti delle chiese parrocchiali, per una difficile ricostruzione civile e culturale. Frutto di tali “missioni” la pubblicazione nel 1985 del volume “Il recupero dei beni archivistici e bibliografici nelle zone terremotate della Basilicata e della Campania: bilancio e prospettive di ricerca”, scritto a quattro mani con il collega De Rosa. Oltre 400 pagine edite da Edizioni di Storia e Letteratura, casa editrice fondata durante il Secondo conflitto mondiale da Don Giuseppe De Luca, figura-chiave nella formazione culturale del giovane Cestaro. A Potenza aveva fondato l’Associazione per la Storia sociale del Mezzogiorno e dell’Area mediterranea e diretto, ancora con Gabriele De Rosa, la “Rassegna storica lucana” che dal 1987 al 1989 presentò una serie di seminari sul tema “Il Mezzogiorno fra l’Età giacobina e il Decennio francese”, conclusisi con lo storico convegno tenuto a Maratea nel giugno del 1990 e una mobilitazione straordinaria di docenti e giovani studenti partecipanti. Alcuni avrebbero più tardi intrapreso con successo la via accademica della ricerca storica e dell’attivismo politico, come Giuseppe Foscari, Nicola Oddati, Enrica Delle Donne, Adriana Di Leo, Giampaolo D’Andrea, Carmela Biscaglia, Antonio Manzo. Dagli interessi e gli studi per la terra lucana nacque inoltre la pubblicazione “Storia della Basilicata”, edita da Laterza in tre volumi. Nel 1993, quanti con lui avevano condiviso anni di diffusa e capillare indagine nei “sotterranei” socio-religiosi dell’Italia meridionale, in onore del loro maestro, diedero alle stampe il volume “Studi di storia del Mezzogiorno offerti ad Antonio Cestaro da colleghi ed allievi”. Tra i testi che costellano la sua copiosa bibliografia, si ricorda: “La stampa cattolica a Napoli. Dal 1860 al 1904” (1965); “Le diocesi di Conza e di Campagna nell’età della Restaurazione” (1971); “Strutture ecclesiastiche e società nel Mezzogiorno: studi e ricerche dal XV al XIX secolo” (1978); “L’applicazione del Concilio di Trento nel Mezzogiorno. Testi e documenti” (1986); Studi e ricerche di storia sociale e religiosa (1996). Il professore Cestaro ha curato, tra l’altro, i volumi “Chiesa e società nel Mezzogiorno moderno e contemporaneo” (1995); “L’episcopato meridionale e la Rivoluzione del 1799” (1999); “Eboli nell’Ottocento. Economia, società e cultura” (2004). Nel 1983 aveva pubblicato con Gabriele De Rosa per Minerva Italica il volume “Mito, storia, civiltà. Corso di storia per la Scuola media” su cui intere generazioni di alunni hanno acquisito conoscenze storiche essenziali. Nel 1985 aveva fondato a Eboli il Centro Studi Storici Ebolitani, mosso dalla volontà di dare un contributo di confronto intellettuale e crescita culturale nella sua città natale, a cui rimase sempre legato. Grazie al proficuo sodalizio con De Rosa, avvalendosi di un incessante quanto animato confronto con altri studiosi e studenti – da Francesco Malgeri a Francesco Volpe, da Antonio Lerra a Giovanni Libertazzi – le ricerche del professore Cestaro si erano andate concentrando sulle dinamiche di sviluppo della rete amministrativa e diocesana, illuminando le controverse relazioni tra il clero e le confraternite laicali, tra le mire pastorali delle chiese locali e le istanze di emancipazione della società civile; sullo stato nascente di alcune comunità agricole meridionali, come quella di Battipaglia che divenne sua città di adozione e dove visse fino alla sua morte, avvenuta il 10 agosto 2017. Ad Antonio Cestaro il merito di aver formato la coscienza storica del Cattolicesimo meridionale, alimentandola con argomenti sociali e politici che, proposti con novità di contenuto e rigore di metodo nel XX secolo, restano attuali ancora oggi.