De Luca come Navalny: si è scelto la figura dell’unico vero oppositore - Le Cronache
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De Luca come Navalny: si è scelto la figura dell’unico vero oppositore

De Luca come Navalny: si è scelto la figura dell’unico vero oppositore

di Michelangelo Russo
Paragonare la marcia su Roma del Governatore DE Luca alla lotta solitaria (direi al martirio) di Navalny contro l’assolutismo di Putin può sembrare blasfemo. Navalny è stato un oppositore lineare nel timbro etico e morale della sua opposizione. De Luca ha un concetto suo della morale e dell’etica. Sono per lui valori secondari nella battaglia politica. De Luca è stato, e resta in parte nella sua testa, l’antico segretario provinciale del defunto Partito Comunista Italiano. Nel senso che, per chi rivestiva quelle cariche, ciò che contava era l’organizzazione e la cura di un sistema, meglio ancora, di una macchina che funzionasse come cinghia di trasmissione per l’’’organizzazione e la raccolta del consenso di vaste fasce popolari. Spesso con esigenze e aspirazioni diverse e configgenti, ma accomunate da una aspirazione all’uguaglianza sociale ed economica delle masse. Nell’Italia del Melonismo ancora trionfante, le masse, deluse dalla Sinistra o pseudo-Sinistra letteralmente sfrantumata, trovano speranza in questa giovane leader dall’eloquio semplice e dall’accento trasteverino. La potentissima macchina dell’informazione è in larga parte controllata, ormai, dal potere di governo in carica. De Luca ha un fronte possente davanti a lui che non gli dà eccessive speranze di futuro e di manovra in un’Italia di avvenuto accerchiamento delle componenti politiche di opposizione. Ma c’è un tema che è il tallone di Achille della maggioranza. La Lega! Il nemico vero di Meloni è Salvini. Che cavalca l’antico cavallo di battaglia della Lega della prima ora. L’antimeridionalismo! Che è il solo punto di forza che resta al leader del localismo settentrionale. Salvini è ancora il paladino delle vaste schiere dei padroncini e dell’egoismo diffuso del Nord produttivo, intollerante al regime fiscale nazionale. Che finanzia, a suo dire, gli sprechi e il parassitismo del Sud. L’autonomia differenziata, all’origine della marcia su Roma di De Luca, è il regalo che Meloni ha dovuto fare a Salvini per mantenere i patti elettorali. Ma l’autonomia differenziata è realmente una spina nel fianco del Governo. Al momento, nessuno dei leaders dell’opposizione pare averne compreso appieno la forza deflagrante per il Governo che può rappresentare questo tema. Non il compassato Giuseppe Conte, impeccabile sempre nelle sue perfette cravatte e nella capigliatura nerissima e pettinata. Non la Schlein, che non riesce a trovare il punto di contatto con il cuore delle masse. Un vecchio volpone della Politica come De Luca lo ha capito da tempo. E ha capito, come lo ha dimostrato durante il Covid, che la mimica e le battute alla Totò, in un tempo sempliciotto e aculturale come quello che viviamo da qualche decennio, sono molto più aggreganti di qualsiasi discorso intellettuale. De Luca sa bene che contro l’antimeridionalismo di Salvini non c’è che puntare tutto sul meridionalismo, fosse pure rappresentato da Totò o da Pulcinella. Che sono stati sempre gli ambasciatori popolari del cuore antico del Sud. La campagna per le Europee è solo un anticipo della sfida futura per le elezioni politiche. In cui le residue speranze dell’opposizione non possono che puntare sulle contraddizioni profonde, apparentemente sopite come un’infezione curata con l’aspirina, che stanno nella maggioranza. Con Forza Italia, sorniona, che spera in una rinascita in carta copiativa dell’antica Democrazia Cristiana, e sta a guardare sperando, chissà, in un possibile scenario, altrettanto futuro, di qualcosa di simile al compromesso storico. Nel frattempo, De Luca si è scelto la figura dell’unico vero oppositore, alla Navalny, al fantasma incombente di un assolutismo della Destra che punta a profondi cambiamenti dell’assetto costituzionale. E questo è un campo minato ancora più grave per Meloni.