Ettore Pellegrino, un violino per Bach - Le Cronache
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Ettore Pellegrino, un violino per Bach

Ettore Pellegrino, un violino per Bach

Successo per il concerto inaugurale della XV stagione dell’Orchestra Filarmonica Campana nella chiesa di San Giorgio che ha ospitato il violinista interprete dell’integrale dei concerti solistici del genio tedesco e del concerto per due violini di Antonio Vivaldi

Di Olga Chieffi

Contrasti è scritto in testa alla locandina della XV stagione dell’Orchestra Filarmonica Campana, fondata da Giulio Marazia, il quale ha inteso svolgere la serata inaugurale, dedicata al barocco di Antonio Vivaldi e Johann Sebastian Bach, nel Barocco, ovvero tra gli ori della Chiesa di San Giorgio e dei suoi angeli musicanti. Solista e direttore per l’integrale dei concerti per violino di Johann Sebastian Bach e del concerto per due violini dall’Estro Armonico Rv522 di Antonio Vivaldi Ettore Pellegrino, noto non solo per il suo virtuosismo strumentale, la sua didattica, ma anche per essere il direttore artistico dell’Istituzione Sinfonica Abruzzese e del Teatro Marrucino. Se il sottotitolo della serata è stato l’incontro ideale tra Vivaldi e Bach, avvenuto nei cantabili dei quattro concerti, il contrasto pieno, atteso proprio per il concerto vivaldiano in La Maggiore n°8 dell’op.III, d’apertura in cui Ettore Pellegrino ha incrociato il violino di Fabrizio Giordano, konzertmeister dell’orchestra, non si è rivelato. Tempi comodi per gli allegri, limitata varietas, unitamente al “gioco” che è implicito nel nome stesso della raccolta l’Estro Armonico, è sembrato nell’intenzione del direttore, la volontà di ottenere mediante l’alleggerimento della massa sonora e la purezza del suono, una mobilità totale nella dinamica e nel fraseggio: nulla di grandioso o monumentale, ma tutto vivo e luminosissimo, in cui si è “sciolta” certa filologia e sparita ogni ombra. Vivaldi che pone le note, imita lo sviluppo dell’elemento naturale, in quanto genio per nascita ed è in questo senso, egli stesso forza attiva, creatrice, istinto puro, contrasto dialettico, originale sé, “linguaggio della passione”, per dirla con Herder. Nell’ esecuzione è stata messa in ombra la poetica del Prete Rosso, quel filo che percorre la sua intera produzione strumentale, caratterizzata da un’ansia onnicomprensiva, da un demone bruciante che deve spingere i musicisti ad una continua sperimentazione. La sua musica ha da assumere i tratti di magnetici affreschi sonori o ambire, grazie alla forza del suo potere evocativo e della sua logica formale, a conquistare una proprietà narrativa e una pregnanza illusionistica di tale intensità da trasfigurare l’astratto gioco dei suoni nella vividezza visiva e gestuale di un evento teatrale. L’altra parte del cielo, i concerti bachiani BWV 1041 in La e BWV 1042 in Mi per violino archi e basso continuo e il concerto in Re BWV 1043 per due violini in cui è ancora una volta intervenuto Fabrizio Giordano, hanno goduto, invece, di fraseggio duttile e virtuoso, evocante un piccolo universo sonoro caratterizzato da gusto e naturalezza dalla fisicità levigata, di una leggerezza di “voce” che ha saputo dichiararsi, al tempo stesso, di una bellezza brillante e impalpabile, in cui l’incorporeo si è fatto incantesimo di emozioni stupite, nel suo giocare su ogni nota, schizzante un microcosmo di memoria cusaniana. Nei due concerti solistici, Ettore Pellegrino ha schizzato un Bach  che, sospinto  dal puro linguaggio, sagomato, nitido e rigoroso, è stato illuminato da diverse accensioni, di sogno, di alienata galanteria, di ossessivo e marcato svelamento dell’ingranaggio compositivo, senza mai eccedere, senza mai concedere nulla di gratuito. Gli archi dell’OFC si sono rivelati un insieme molto equilibrato, perfettamente sostenuto da un Francesco Aliberti al cembalo, attento ad una sempre corretta restituzione stilistica, in assenza di alcuna particolare forzatura o esuberanza interpretativa, portando così per mano l’uditorio, alla scoperta di questo prezioso repertorio, pagina dopo pagina. Il Bach di Ettore Pellegrino si è così potuto stagliare in un orizzonte in cui è riuscito a trovare il difficile equilibrio tra controllo razionale ed abbandono emotivo, cantabilità e chiarezza, vitalità e apollineo distacco. Applausi scroscianti e tutti a casa senza bis.