I tempi cambiano, è ora di “pet therapy”: e anche le carceri aprono la porta a visitatori a quattro zampe. Come il cane che ieri ha potuto di nuovo annusare il suo amato padrone, un detenuto ristretto nella Casa circondariale di Salerno al regime di Alta Sicurezza. Un’esperienza non nuova, quella dei cani in carcere, ma che comunque fa discutere. Soprattutto, a fare polemica, è il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria:
“Mi stupisce la priorità che è stata data a questa richiesta in un carcere con molte criticità come quello di Salerno – dice Tiziana Guacci, segretario regionale per la Campania del SAPPE – Non discuto il rapporto che si crea tra un padrone e il proprio cane ma spero che la sensibilità dimostrata dalla Direzione a questa richiesta venga riservata anche agli interventi legati alla sicurezza e all’ordine interno del carcere”.
Cane e detenuto si sono potuti incontrare nell’area verde, “tre ore per l’esattezza”, evidenzia il segretario provinciale del Sindacato, Giuliano Verdino, “e per far fare l’incontro il Comandante di Reparto ha ritenuto opportuno togliere un Agente dal suo abituale posto di servizio, l’ufficio comando, già in carenza di personale”.
“Nulla da dire sulla cosa in sé, sulla pet therapy, anche alla luce del rapporto che si crea tra padrone e compagno a quattro zampe – ribadiscono ancora i sindacalisti del SAPPE – ma certo stupisce la priorità che ne è stata data in un carcere con molte criticità: ne ha la consapevolezza il Comandante di Reparto? A nostro avviso no, non è in grado di fare fronte alle costanti e quotidiane criticità e per questo ne chiediamo l’avvicendamento: evidentemente, non ha più adeguati stimoli professionali per garantire il rispetto dei diritti soggettivi del Personale e l’efficienza nonché l’efficacia dei servizi istituzionali del personale del Corpo di Polizia Penitenziaria in servizio al carcere di Salerno”.
E, a proposito di priorità, Donato Capece, segretario generale del primo e più numeroso Sindacato della Polizia Penitenziaria, ricorda che “il carcere di Salerno è in sovraffollamento costante: ci sono circa 370 posti letto regolamentari, ma i detenuti arrivano a essere sistematicamente oltre 500, 520 per l’esattezza il 31 ottobre scorso”.
Una situazione a rischio, quindi, secondo il leader del SAPPE: “Lo testimonia il continuo verificarsi di eventi critici nella struttura detentiva salernitana a cui fa da contraltare l’assenza di provvedimenti a favore del personale di Polizia Penitenziaria, a cominciare dalla tutela stessa della propria incolumità fisica. Gli agenti vengono aggrediti e nel carcere di Salerno si considera prioritario far fare un colloquio tra cane e padrone detenuto (peraltro andando a modificare l’organizzazione dei servizi interni di Polizia Penitenziaria) piuttosto che pensare a dotare di taser gli Agenti per fermare le aggressioni dei detenuti violenti?”
“Per questo auspichiamo che analoga sensibilità emerga anche per alcuni interventi legati alla sicurezza ed all’ordine interno del carcere di Fuorni, che ci sembrano essere stati trascurare proprio da chi attualmente comando il Reparto di Polizia Penitenziaria, a cominciare dall’urgente necessità di adottare adeguati provvedimenti disciplinari ai detenuti responsabili di atti di aggressione ai poliziotti penitenziari”.
“Noi siamo e saremo sempre al fianco dei poliziotti penitenziari di Salerno, della Campania e della Nazione tutta”, conclude il leader del SAPPE, “poliziotte e poliziotti che, a causa di una frangia sempre maggiore di popolazione detenuta refrattaria al rispetto delle regole ed abituata da anni alla consapevolezza che tutto gli è dovuto, meritano attenzione e rispetto per i difficili e rischiosi compiti ai quali quotidianamente assolvono!”