«Le strutture tecniche del Mef certificano l’assoluta bontà del Superbonus e confermano l’oggettività delle analisi di tanti centri studi, tra cui quello di Federcepicostruzioni: il Governa tenga conto di queste evidenze, e ripristini, pur con i dovuti eventuali correttivi, uno strumento che impatta positivamente sul rapporto debito/Pil». È quanto dichiara il presidente nazionale di Federcepicostruzioni, Antonio Lombardi, a margine dell’audizione congiunta in Commissione Bilancio della Camera dei deputati del Dipartimento Finanze, Dipartimento Tesoro e Ragioneria Generale dello Stato. I dati presentati dalle tre strutture tecniche testimoniano in maniera evidente ed inconfutabile la bontà di strumenti come il superbonus, anche rispetto ad altre misure, pur rilevanti ed auspicabili, come la riduzione del cuneo fiscale. Il superbonus, insomma – ed è questo il dato inconfutabile e saliente presentato in Commissione – non produce deficit e debito fine a sé stesso, ma determina una spinta per la crescita superiore al debito prodotto. Le articolazioni tecniche del Mef hanno certificato in Commissione che il costo lordo per lo Stato è estremamente positivo per il superbonus, molto più discutibile per bonus facciate e altri bonus. Il costo lordo complessivo delle misure ammonta a 86,12 miliardi di euro: l’impatto reale sul PIL, nel triennio 2021-2023, è complessivamente pari al 3,9%. Se si considera su questo aumento del Pil reale quel 40% di entrate che rappresentano, per difetto, le entrate fiscali e contributive medie che il bilancio dello Stato incamera sul PIL, il costo netto per il bilancio dello Stato, sempre per superbonus e bonus facciate, viene a essere pari a 51,67 miliardi di euro. È questo il costo netto che si traduce in maggior debito pubblico. Tuttavia, l’incremento del Pil reale nel triennio 2021-2023, nella misura del 3,9%, vale in termini assoluti circa 66,3 miliardi di euro. Dall’analisi dei dati emerge come è indubbio che l’operazione superbonus e bonus facciate con opzioni di sconto e cessione abbia un costo per lo Stato e costituisca un esempio di crescita economica a debito, ma dovrebbe una volta per tutte far capire che è un classico caso di crescita a debito virtuosa, posto che l’incremento indotto nel PIL (66,3 miliardi di euro) è maggiore del costo “netto” sostenuto dallo Stato per generarlo “a debito”, con conseguente miglioramento del rapporto debito/PIL. Una performance che, se si analizzassero separatamente superbonus e bonus facciate, risulterebbe ancora più positiva. «È quindi evidente, come abbiamo evidenziato più volte anche attraverso il nostro Centro Studi – dice il presidente Lombardi – che la soppressione del superbonus sia stata approssimativa e basata su dati fuorvianti, quando non palesemente errati. Appare oggi con grande evidenza, invece, anche negli studi delle strutture tecniche del MEF, come questa misura abbia impattato positivamente non solo sul piano microeconomico, ma anche su quello macroeconomico, perché stimolano positivamente la crescita incrementando il debito in maniera sostenibile, con una crescita del PIL superiore al maggior debito prodotto». «Il nostro auspicio – conclude il presidente Lombardi – è che il Governo torni sui suoi passi, ottemperando peraltro a precisi impegni comunitari che obbligano il nostro Paese a contenere il consumo energetico di edifici vetusti, sempre più incidenti sulla nostra bolletta energetica. Auspichiamo inoltre l’intervento di Cassa Depositi e Prestiti per acquistare tutti i 30 miliardi di crediti fiscali bloccati nella piattaforma ADE per mancanza di cessionari. Bisogna intervenire con la massima urgenza per evitare che i dati positivi prodotti perdano di efficacia, a causa della pesante crisi di liquidità nella quale versano attualmente le imprese del settore».
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