di Enzo Sica
SALERNO. Per non dimenticare. Ricorre oggi, l’anniversario della tragedia del treno Piacenza – Salerno. Sono trascorsi 24 anni da quel lontano 1999, anno in cui la Salernitana retrocesse in serie B dopo un campionato altalenante che culminò, appunto, con la inopinata retrocessione dopo la sconfitta a Piacenza, in una gara nella quale la squadra granata aveva dato tutto ma, purtroppo, non raggiunse la tanto agognata salvezza. Tanti i tifosi erano al seguito di quella squadra ma il ritorno, purtroppo, si trasformò in tragedia. Un vagone del treno proprio di ritorno da Piacenza si incendiò sotto la galleria Santa Lucia prima di arrivare nella nostra stazione. Fu quella una tremenda sciagura che colpì quattro tifosi, quattro giovanissimi, quattro salernitani, Ciro Alfieri, Peppe Diodato, Enzo Lioi, Simone Vitale, che morirono nel rogo della carrozza. Sembra davvero ieri, nella nostra mente, quando nitidamente torno le immagini di quella tragedia. Qualcosa di orribile che quindici anni dopo ci riporta indietro nel tempo, facendoci rabbrividire di fronte ad un episodio così drammatico e soprattutto con degli interrogativi che tutt’ora rimangono: ma come si può morire per una partita di calcio?
Certo a distanza di anni, con il lutto ancora vivo soprattutto nelle famiglie dei ragazzi morti e che certamente si porteranno dietro nel corso della loro vita una siffatta tragedia, non è possibile darsi delle spiegazioni. Anche logiche. Perchè il calcio è uno sport e tale dovrebbe rimanere. Invece quella che fu una tragedia immensa e che fece tanto scalpore fu detto che si dovevano più ripetere. Purtroppo anche oggi, a distanza di anni si ripropongono ancora. Forse non come quella del 1999 ma certamente quando si va ad assistere a gare di calcio e poi molte culminano con scontri tra le opposte tifoserie o peggio ancora quando si spara sui tifosi avversari come è avvenuto nella gara di finale di Coppa Italia a Roma, allora si è raggiunto un punto di non ritorno. Perchè quello che è in Italia lo sport per eccellenza, rischia di essere messo al bando. La tragedia di Simone, Enzo, Ciro, Peppe dovrebbe far riflettere tutti. Per ritornare alla tragedia dei tifosi granata, ricordo ancora oggi la grande passione che nutriva Simone per la sua Salernitana. Quando veniva in tribuna stampa in compagnia del papà, il caro collega Giovanni, stravedeva per i colori granata e per i suoi beniamini che scendevano in campo. Forse Simone non avrebbe mai immaginato che proprio nell’anno della serie A, dopo una retrocessione, che ancora oggi grida vendetta per come arrivò, che la sua vita si sarebbe fermata, come quella degli altri tre giovani tifosi granata, a pochi metri da casa, in un tragico lunedì di maggio, ritornando dalla lunga trasferta di Piacenza.