Pagamenti per molte tessere dallo stesso conto corrente, comuni in cui le adesioni sfiorano addirittura il 90% del numero dei voti ottenuti alle ultime politiche (contro una media del 20-25%), irregolarità formali e sostanziali. Nel percorso precongressuale del Pd esplode il caso Campania, regione già finita sotto i riflettori negli anni passati per motivi analoghi, che ad esempio portarono ad annullare il tesseramento svolto a Caserta nel 2021. Le commissioni di garanzia sono ancora al lavoro, ma trapelano notizie che spingono i candidati in corsa per la segreteria nazionale a scendere in campo, invocando la massima trasparenza. Nel mirino dei supervisori i boom anomali di tessere in alcune realtà come quella casertana, dove si conterebbero circa seimila nuovi iscritti al Pd tra capoluogo e provincia, il triplo dei 1.968 tesserati del 2020. La commissione elettorale nazionale ha poi rilevato un migliaio di iscrizioni dubbie nel territorio napoletano: toccherà alla commissione locale esaminarle singolarmente e cancellare quelle irregolari. Francesco Boccia, commissario uscente del partito in Campania, ha chiesto controlli rigorosi e segue da vicino la situazione. Sulle possibili irregolarità la posizione dei candidati alla guida del partito è unanime. “Sul tesseramento vanno garantiti trasparenza e rigore. Ogni anomalia va immediatamente risolta. Sobrietà e trasparenza sono i primi requisiti del Pd che vogliamo”, dice Stefano Bonaccini. “Non accetteremo i giochi dei signori delle tessere – avverte Elly Schlein – è anche questo un modo di cambiare il partito, specie in alcuni territori dove il partito è diventato quello del potere per il potere”. “Difendiamo l’onestà di un partito che deve risalire il sentiero e costruire l’alternativa alla destra”, è l’appello di Gianni Cuperlo. Intanto, con l’avvicinarsi delle primarie, in programma il 26 febbraio, i toni fra i candidati cominciano ad alzarsi. De Micheli ha attaccato il voto on line, che sarà permesso a chi non potrà andare ai gazebo: “Non abbiamo la piattaforma, né le regole, né la certezza della privacy né della trasparenza. Quella richiesta è stata fatta solo per agevolare una candidatura”. Non lo ha detto, ma pensava a Schlein. L’ex eurodeputata ha invece denunciato gli attacchi degli hater on line: “Si è attivato un vero e proprio esercito di odiatori – ha detto Schlein – che parte dal mio naso e dal mio cognome per esprimere ignobili sentimenti antisemiti. Per quanto sia orgogliosissima del lato ebraico della mia famiglia paterna – ha poi spiegato – io non sono ebrea”. Immediata la solidarietà dagli altri tre sfidati alla guida del Pd: “Insultando Elly Schlein – ha scritto Bonaccini – attaccate tutta la nostra comunità democratica”.
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