Continua la polemica su Salerno da parte del maestro, in contraddittorio con Dj Aniceto e Auriemma
Di Tommaso D’Angelo & Olga Chieffi
Continua l’ attacco a Salerno del pianista genovese Andrea Bacchetti, ospite di Tiki Taka che, lunedì sera, si è ritrovato a rendere conto delle sue esternazioni contro la città al Dj Aniceto e a Raffaele Auriemma, nonché al maggiordomo dello studio Enzo Fortunato, originario di Ravello. Puntata ancora interlocutoria, poiché Dj Aniceto era il meno indicato a redarguire un musicista classico, anche perché non presente certamente in sala in quel marzo del 2016, né ravvisiamo quale buon lettore dell’unica testata cittadina che si ostini a rispettare ancora la tradizione e la buona pratica della recensione tecnica, ovvero Le Cronache, il quotidiano che io ho fondato e dirigo, dando lo spunto al pianista di controbattere su di uno Chopin da lui affatto eseguito nel suo rècital salernitano. Bacchetti ha dato del “tizio e della tizia” a due critici, Olga Chieffi e Mario Fresa, che ha immaginato, nel suo obnubilamento continuo, addirittura parenti, ma i quali hanno unicamente richiesto le ragioni di tanta acredine riguardo la loro città, evocando un concerto cui hanno assistito e che ricordano perfettamente. Salerno per Bacchetti, attaccato da Auriemma, diventa, così, “città provincialissima”. Si, certamente, Salerno è città provinciale, ma splendidamente tale. Se fino al Settecento i luoghi del teatro erano le corti signorili, a partire da Don Ferrante Principe di Sanseverino, per le rappresentazioni, anche in feste e cerimonie, e le cantine e i luoghi di pubblico intrattenimento, per gli spettacoli degli istrioni, a partire dall’800 con l’istituzione di teatri quali La Flora, il Politeama, che ospitò le chantose dell’epoca, Elvira Donnarumma e Gilda Mignonette, unitamente al grande Ettore Petrolini, il Savoia, il Real teatro San Matteo, teatro Luciani, trasformato in Kursaal Luciani e, quindi, nel Metropol, che vide recitare gli Scarpetta, padre e figlio e il giovanissimo Eduardo, l’Augusteo, e le riviste di Macario e la Wandissima, e il teatro Verdi, diviso tra grande lirica e prosa, come spesso ci racconta, il critico Francesco Tozza, enumerando le diverse gemme che sono passate per la nostra splendida “provinciale” che era Salerno, e che aveva la fortuna di distare soli cinquanta chilometri da Napoli, tra cui ricordiamo la prima assoluta de’ “I figli del Sole” di Gorkij al Verdi, il 4 gennaio 1907 allestita dalla compagnia di Italia Vitaliani, cugina della Eleonora Duse, tenuto in cartellone per una settimana, che attirò la stampa nazionale ed estera in città, per non tacere dello stellare periodo che va dal 1954 al 1965, che ha visto passare da Salerno i massimi nomi dell’epoca, Gassman, Buazzelli, la compagnia dei Giovani, Albertazzi, sino alla rivoluzione degli anni ’70, che ancora salutavano Salerno come centro ferace di attività teatrale e musicale, continuata poi con tante rassegne musicali, dal prestigioso Festival di Musica Barocca, alla cameristica, al jazz. E ancora, sul palcoscenico del Verdi sono saliti nomi del calibro di Enrico Caruso, Titta Ruffo, la sua collega pianista bachiana Angela Hewitt, Paolo Restani, Lorin Maazel, Valery Gergiev con la London Symphony e tantissimi altri nomi del panorama internazionale, in un massimo che attualmente è diretto da Daniel Oren. Abbiamo un conservatorio che vanta una grande tradizione riguardo gli strumenti a fiato e il primo insegnamento di sassofono e tuba in Italia, a Salerno si è diplomato Giuseppe Gibboni il premio Paganini 2021. Uno dei periodi più felici musicalmente è stato tra il 1987 e il 1992, quando in duomo si svolgeva il Salerno Festival, una passarella di bacchette, orchestre e solisti mondiali, oltre ad un parterre di critici e giornalisti tra cui Paolo Isotta e Quirino Principe ed è stato lì, quando frequentavamo ancora il conservatorio, che abbiamo cominciato a mettere penna su carta in ambito musicale. Non si deve mai sottovalutare il pubblico, specialmente se provinciale, l’abitudine al concerto, alla musica da camera, al teatro lirico, può portare a riflessioni che non ti aspetti. Ma intendiamo rinnovare l’invito a ritornare in città, ad Andrea Bacchetti, per un week-end, magari accompagnato dallo staff di Tiki-Taka, con Piero Chiambretti in testa, a cogliere “il primo bacio dell’aprile”, per dirla con Giacomo Puccini, prima all’ Arechi per Salernitana-Torino, poi in tour per godere dei colori, del profumo del mare e di “Quei di Salerno il lor lunato golfo, | gli archi normanni, tutta bronzo e argento…” (Gabriele D’Annunzio)