L’affissione dei manifesti funebri sul territorio di Scafati avviene senza controllo, né permesso. E non risulta nessuna autorizzazione per le aziende funebri che operano sull’area comunale: l’unica addetta alla supervisione è andata in pensione ad aprile scorso. Pertanto le modalità (affissioni incluse) su tutto il territorio comunale sono sconosciute al IV Settore di Palazzo Mayer, retto dal responsabile Francesco Maria Violante, come chiesto in consiglio comunale. E’ la replica del Comune di Scafati all’interrogazione della consigliera di Forza Italia Teresa Formisano. Proprio l’inchiesta sulle ditte funebri è stata tra i motivi principali per lo scioglimento della Giunta Aliberti accusata di infiltrazione camorristica. Infatti, l’ex sindaco, per questa vicenda è deve rispondere del rato di abuso d’ufficio aggravato dal metodo mafioso avendo- per la pubblica accusa- favorito aziende in odore di camorra. E il prossimo 17 novembre sarà chiamato in aula, nell’ambito del processo Sarastra che si sta celebrando a Nocera Inferiore, quale teste della Procura Antimafia di Salerno, l’ex economo di Palazzo Mayer Giacomo Cacchione che dovrà relazionare i giudici proprio sull’argomento delle ditte funebri che sarebbero state favorite da Pasquale Aliberti. Intanto, nelle aule del Tribunale si celebra parte del processo sulle aziende mortuarie che sarebbero state favorite, a Scafati continuano a non esserci controlli soprattutto per le affissioni. “Sui manifesti funebri- si legge nella risposta del dirigente Violante al sindaco a sua volta interpellato dalla Formisano-presenti gi impianti deputati non risulta impresso il timbro del Comune di Scafati che attesterebbe i diritti di affissione”. Poi c’è la questione degli introiti per il servizio. “Negli anni 2019 e 2020 considerato che il settore non ha ricevuto alcuna consegna dalla dipendente precedente si può solo indicare che l’incasso nel 2019 per i diritti di affissione comprensivi di tutte le tipologie sia commerciali che funebri è stato di circa 43mila euro, mentre per il 2020 di 28mila e 400 euro”. E aggiunge che “alla data odierna- non risultano sul territorio di Scafati- operative aziende autorizzate dal Comune”.
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