Spaccio di droga e violenza nel carcere di Fuorni a Salerno: tre anni definitivi per Luigi Pastore. Per lui conferma della condanna della Corte d’Appello di Salerno dopo la bocciatura del ricorso della Cassazione avvenuta lo scorso 2 agosto. Nel 2019 fu raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere insieme al boss Luigi Albergatore, ritenuto uno dei “capi” del clan Gionta di Torre Annunziata, e a Vincenzo Daddio che avevano scelto il rito ordinario sul primo filone della droga all’interno del carcere di Fuorni (per l’inchiesta bis a maggio ci sono state le prime condanne). Pastore in primo grado, con il rito abbreviato era stato condannato a 4 anni di reclusione, pena ridotta di 12 mesi in appello e ora diventata sentenza passata in giudicato. A far scattare l’indagine giudiziaria, avviata nel 2019 con le indagini del Nic della polizia penitenziaria di Napoli, era stato il continuo ritrovamento di sostanze stupefacenti all’interno delle celle ma, soprattutto, la rissa, per fortuna contenuta, tra detenuti d’origine salernitana e napoletana, e il violento pestaggio di un detenuto. L’attività ispettiva e i controlli degli agenti penitenziaria avrebbero dimostrato (soprattutto con il secondo blitz con 46 indagati) che erano frequenti i tentativi di far entrare in carcere droga e telefonini cellulari. Alcuni erano micro-modelli che i parenti dei detenuti, di solito donne, riuscivano a nascondere nelle parti intime. Anche la sorella del boss Albergatore tentò di introdurre un apparecchio per la telefonia mobile durante una visita. Nell’ordinanza di misura cautelare che interessò i tre imputati, si fece riferimento anche all’aggressione fatta da Albergatore qualche mese prima dell’arresto: il 30enne tentò di tagliare l’orecchio a un altro detenuto di Scafati. Gli agenti intervennero e bloccarono l’uomo, mentre il ferito finì in ospedale.
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