“Pm ha confermato quanto ribadito da me ma ora attendiamo sentenza” - Le Cronache
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“Pm ha confermato quanto ribadito da me ma ora attendiamo sentenza”

“Pm ha confermato quanto ribadito da me ma ora attendiamo sentenza”

di Erika Noschese

Si chiude una delle pagine più buie della storia politica paganese. Massimo D’Onofrio e Alberico Gambino non sono, in alcun modo, coinvolti nell’accordo politico mafioso stipulato tra l’ex sindaco di Pagani Alberico Gambino, l’esponente di Fratelli d’Italia Massimo d’Onofrio e la cosca della Lamia dei D’Auria Petrosino. Per entrambi, infatti, il Pubblico Ministero della Dda di Salerno Elena Guarino nell’aula bunker della Cittadella Giudiziaria, ha chiesto l’assoluzione. D’Onofrio e Gambino aspettano però la sentenza definitiva prima di sbilanciarsi su questa storia che ha visto Gambino rinunciare alla fascia tricolore, a vittoria avvenuta. “E’ la richiesta del pubblico ministero che conferma ciò che ho sempre dichiarato: io non sono coinvolto in questo patto”, ha ribadito l’ex sindaco di Pagani e attuale dirigente di Fratelli d’Italia che, prima di gridare alla vittoria per un processo che ha inevitabilmente cambiato – e rovinato – la sua vita, politica e privata, attende il mese di luglio quando dovrebbe scriversi – nero su bianco – la parola fine, definitivamente. “Non voglio sbilanciarmi, preferisco aspettare la sentenza ma sono sicuramente contento per la richiesta avanzata dal pm”, ha poi aggiunto Alberico Gambino. “È con gioia emozione e fede che ho accolto una prima buona notizia dal processo Linea D’ombra/Criniera. Un primo passo che ci rende fiduciosi per la prossima sentenza riponendo nella giustizia la massima fiducia – ha invece dichiarato Massimo D’Onofrio – Sereni ed ottimisti attendiamo l’esito del processo,personalmente ho sempre creduto nella giustizia”. Per entrambi, solo poche parole in merito all’udienza che si è aperta con le dichiarazioni spontanee di Antonio Petrosino d’Auria, sempre assolto in altri processi. Per lui e il fratello Michele l’accusa ha chiesto rispettivamente diciotto e ventuno anni, diciotto anni per i fratelli Daniele e Vincenzo Confessore, stessa pena per Francesco Fezza, 7 anni per Michele Faiella e cinque per Gerarda Giordano. Chiesti inoltre cinque anni per l’imputazione relativa all’estorsione legata al Caf a Pagani a carico di Renato e Gerardo Cascone detto Aldo, candidato a sindaco alle amministrative 2020 a Pagani, Francesco De Risi ed Aniello Esposito, mentre per Gennaro Napolano, c’è stata una richiesta di pena a 15 anni di reclusione per algtre accuse. Assoluzione a carico di Giuseppe De Vivo, Salvatore De Maio, Tommaso Fezza, Rita Fezza e Maurizio Annunziata. Per Gennaro Galdieri e Michele Califano chiesti 15 anni di reclusione. L’operazione Criniera L’inchiesta denominata Criniera, poi sfociata in processo (Elettro Pandolfi in abbreviato fu assolto) fu all’origine di Vincenzo Montemurro (ora a Potenza) e ora ereditata da Elena Guarino che ha smontato la prima tesi accusatoria secondo cui esisteva un patto tra gli esponenti della cosca della Lamia e i politici di Palazzo San Carlo. I fatti contestati nei capi d’imputazione si fermano al 2015, data del rinvio a giudizio. Questo è l’intervallo temporale su cui si basa il giudizio contro il presunto gruppo criminale di allora, Fezza – Petrosino D’Auria, egemone a Pagani – secondo il pm titolare del fascicolo prima di Guarino- in quegli anni. Un clan di camorra che sarebbe stato attivo tra il 2009 e il 2015, con rapporti tra esponenti della cosca e alcuni politici in carica a Pagani. I politici avrebbero avuto rapporti con il clan per ottenere voti in cambio di favori. Una tesi, questa, già smontata del tutto per assenza di prove nel primo processo “Linea d’ombra” e smontata ieri dalla stessa Procura.