Ras, indagati e condannati. Gli impresentabili.A destra e sinistra - Le Cronache Ultimora
Ultimora

Ras, indagati e condannati. Gli impresentabili.A destra e sinistra

Ras, indagati e condannati. Gli impresentabili.A destra e sinistra

di Aldo Primicerio

Un’Italia eccentrica, singolare e bugiarda. Anche nelle candidature alle europee dell’8 e 9 giugno. Molti leader di partito, tranne qualche eccezione, saranno i capilista dei propri rispettivi schieramenti. Sono Meloni, Schlein, Tajani e Renzi. Eleggibili ma non compatibili. La legge vieta seggi contemporanei in Italia ed a Strasburgo. E nessuno di loro ha intenzione di fare l’europarlamentare. Tutti una volta eletti si dimetteranno. Tranne Renzi che, se eletto, ha già detto che preferirà Strasburgo. Per la verità lo aveva escluso quando strinse il patto con Più Europa per presentare le liste degli Stati Uniti d’Europa. Poi ha cambiato idea. Ora siamo curiosi di vedere come farà con i suoi sontuosi cachet da conferenziere al servizio degli Emirati Arabi di Bin Salman, lo ricordate?, il sultano ritenuto il mandante dell’assassinio del giornalista Kashoggi. L’Unione Europea ha regole più stringenti delle briglie sciolte che invece vigono nel Bel Paese. Ma il superdentato in riva all’Arno qualcosa s’inventerà. Non hanno voluto invece candidarsi Matteo Salvini (Lega), Giuseppe Conte (M5s), Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli (Avs).

E poi i soliti impresentabili, gli indagati, i condannati, i capirione delle preferenze….A destra

Anche in vista di Strasburgo 2024 la politica italiana non ha voluto smentirsi nel presentare candidati che persino parenti ed amici eviterebbero di frequentare. E qui è Il Fatto che gira il cucchiaio nel pentolone. Il caso più clamoroso è quello di Sgarbi, che la Meloni ha voluto presentare a Sud. Di reati il critico d’arte è un fascicolo vivente. Dal 1996 è un pregiudicato per truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato. Per tre anni ha disertato il suo ufficio alla Soprintendenza di Venezia con scuse puerili, dalle malattie piú improbabili a una fantomatica “allergia al matrimonio”, per farsi gli affari suoi: scrivere libri, comparire in tv, frequentare salotti e varie mondanità. Nel 2018 è condannato dal tribunale di Marsala per diffamazione nei confronti del maresciallo dei Carabinieri della Stazione di Salemi, in Sicilia, di cui Sgarbi è stato sindaco. Sempre nel 2018, don Vittorio perde una causa, con sanzione di 20mila euro, per aver diffamato l’ex-sindaco di Roma Virginia Raggi per alcune frasi pronunciate durante la trasmissione televisiva Matrix (“…la Roma di Raggi è come la Palermo di Ciancimino…”). E poi l’ultima disavventura giudiziaria, il caso del dipinto attribuito a Rutilio Manetti, trafugato dal Castello di Buriasco nel 2013 e riapparso a Lucca nel 2021 come inedito di proprietà del sottosegretario alla Cultura. Ma nelle maglie della magistratura c’è molto altro. Carlo Fidanza, supermeloniano, che a ottobre ha patteggiato 1 anno e 4 mesi per corruzione, con il capo d’imputazione cambiato da corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio a corruzione per l’esercizio della funzione. In tal modo Fidanza ha potuto rimanere eurodeputato e candidarsi anche quest’anno. Uno dei soliti accordi (come avviene anche negli Usa) che la legge dovrebbe vietare perché sono assurdi ed insopportabili. E poi Luigi Grillo, Forza Italia, anche lui un patteggiatore nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti dell’Expo 2015. E poi ancora il generale Roberto Vannacci, candidato di Salvini, ma tenuto a distanza in molti ambienti della Lega, un personaggio che in Italia litiga con tutti provocando tensioni e scontri. …

Ed a sinistra

Nel pentolone della sinistra è invece Il Giornale che rimesta il patè della politica, specie dove staziona AVS, l’Alleanza di Verdi e Sinistra. Da Nord al Sud la coppia Fratoianni-Bonelli si affida alla vecchia guardia rottamata, con l’ex sindaco di Roma Ignazio Marino. Un ritorno in Patria, dopo la disastrosa esperienza in Campidoglio, che lo spinse a lasciare Italia e politica. E poi Christian Raimo, giornalista, che in un’intervista avrebbe dichiarato: “Cosa bisogna fare con i neonazisti? Secondo me bisogna picchiarli, ha fatto bene Ilaria Salis”. E poi Mimmo Lucano, l’ex- sindaco di Riace, finito sotto processo e poi assolto per la gestione dei migranti nel suo Comune. E poi ancora l’eterno sindaco di Palermo Leoluca Orlando, cinque volte sindaco. Ed infine a Nord Ovest la perla di AVS è Ilaria Salis, l’attivista rinchiusa nel carcere di Budapest. Voleva candidarla anche la Schlein, che così avrebbe perso gli ultimi nostalgici della ex-Dc e concluso la sua disperata avventura in politica. Una fortuna per Elly non esserci riuscita. Una candidatura scioccamente strumentale ed ideologica, che complica molto il lavoro del Governo per ottenere gli arresti domiciliari di Ilaria,

Il grande bluff di Giorgia di una sua elezione incompatibile e della vittoria della destra in Europa

L’Italia, quella di Giorgia, è in festa per la candidatura della Meloni in quasi tutte le circoscrizioni. Ma è un grande bluff. Lei, come Schlein, Tajani e gli altri, l’abbiamo già detto, sono candidabili ma non compatibili. Ha voluto inscenare un effetto pirotecnico che poi si spegnerà rapidamente. Lei dice e scrive che cambierà l’Europa. Parole. Innanzitutto perché l’Europa non va cambiata – un participio che evoca strappi netti – ma migliorata, snellita, modificata in alcuni trattati obsoleti, e con un regolamento elettorale alleggerito di queste candidature impossibili. E poi perché riflette uno scenario che è davvero difficile immaginare. Il Partito Popolare Europeo, che non è quello di Giorgia ma quello di Tajani, è più forte che mai, perché ha il dono della trasversalità. E poi ancora perché le decisioni non si prendono nell’europarlamento, che conta quanto il tre di bastone e dove la destra non avrà mai alcuna maggioranza, ma nel Consiglio d’Europa, dove lei siederà con tutti gli altri capi di Stato e di Governo e farà finta di negare l’antieuropeismo che ha invece nel Dna, lei e Salvini. In ogni caso, e lo ripeterò sempre, è importante l’8 e 9 giugno non rifugiarsi nell’assenteismo, ma andare a votare. Per fortuna in Europa si dissolvono le ipocrisie e le titubanze, tutte italiane, su euro, economia e sviluppo sostenibile, l’unico se vogliamo che i nostri figli e nipoti sopravvivano nell’unico pianeta possibile.

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *