Sulla questione della violenza giovanile il senatore del Pd Sandro Ruotolo attacca il governatore Vincenzo De Luca, criticando le sue affermazioni dopo l’omelia dell’arcivescovo Battaglia ai funerali di Giovanbattista Cutolo; la risposta della Regione è affidata al vicepresidente Fulvio Bonavitacola. “Siamo tutti colpevoli – ha detto Ruotolo – noi che non facciamo abbastanza, sono colpevoli gli indifferenti perché sono complici, è colpevole quella borghesia che si indigna e che fa affari con il mondo di sotto. Sei colpevole, presidente De Luca, e nessuno di noi può non comprendere il significato delle parole dell’Arcivescovo di Napoli, Don Mimmo Battaglia ai funerali di Giogio’. In questi giorni in cui l’emergenza educativa e sociale è al centro del dibattito pubblico campano e nazionale, non solo si emanano misure improvvide e decreti deficitari, ma si fa la gara a smarcarsi dalle proprie responsabilità morali e politiche, arrivando perfino a contestare le autorevoli e veritiere parole di Don Mimmo Battaglia che oggi è la voce più autorevole di Napoli, chi tenta di minimizzare le parole pronunciate dall’arcivescovo dinanzi alla bara dell’ultimo figlio di Napoli ucciso, sta commettendo un errore politico ed educativo enorme”. Per Bonavitacola nel suo commento Ruotolo “non ha voluto farsi sfuggire l’occasione per un giudizio fra il travisante e il demenziale sulle affermazioni del presidente De Luca. L’ossessione dell’attacco seriale anti De Luca si è impadronita del commentatore e non si ferma neanche di fronte a fatti drammatici che imporrebbero riflessioni meditate e serenità di giudizio. Sì crea ad arte una inesistente polemica nei confronti di monsignor Battaglia. Sul rischio della formula: tutti colpevoli, nessun colpevole. Ma l’ossessione di Ruotolo è solo di cogliere l’occasione per un’aggressione gratuita al Presidente De Luca. Il resto non conta sull’unica istituzione fortemente presente sul versante educativo e sociale, la Regione”. Bonavitacola sottolinea le iniziative regionali negli anni e poi afferma: “C’è ancora da tanto da fare. Ma il modo migliore per andare avanti è partire dai fatti e distinguerli dalle chiacchiere e dalle passerelle giornalistiche finalizzate ad attacchi politici che non hanno che vedere con la drammaticità delle vicende individuali e collettive che Caivano e l’omicidio del giovane musicista hanno richiamato all’attenzione di tutti”.
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