di Giovanna Naddeo
Puntare su ricerca e innovazione, senza dimenticare lo sviluppo del proprio territorio. A crederlo fermamente il nuovo prorettore dell’Università di Salerno, Mario Vento. Già Direttore del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione ed Elettrica e Matematica applicata, il professor Vento è tra i più apprezzati scienziati a livello internazionale. L’impatto della sua ricerca sull’intelligenza artificiale lo colloca al 67000 posto tra i più influenti studiosi al mondo, su una classifica di 12 milioni di scienziati in ogni angolo del globo. Fulgida carriera scientifica, riconoscimenti a livello internazionale, eppure ha deciso di non abbandonare la Campania.
Di fronte alla fuga di cervelli, perché restare in Italia, perché restare al sud?
«Per la crescita e lo sviluppo del nostro territorio. La maggior parte dei nostri laureati in discipline scientifiche, almeno per il settore dell’informazione, vola all’estero, in particolar modo in quei Paesi dove l’istruzione è vista come un costo e, al tempo stesso, come un’opportunità di crescita. Il laureato, al termine del suo percorso di studi, deve essere incoraggiato a restare e a mettere a disposizione del territorio la propria esperienza formativa, in quel territorio che ha investito risorse per la sua formazione. L’Università di Salerno, si sta impegnando molto in questo senso, con l’obiettivo di radicare sul territorio le nuove generazioni di professionisti».
La sua attività di ricerca si concentra molto nel promuovere l’impiego dell’intelligenza artificiale nella vita di tutti i giorni. Come trasmette questo interesse agli studenti?
«Per un futuro ingegnere è importante trasformare le nozioni apprese in competenze operative. Il nostro dipartimento ha inserito il paradigma di apprendimento “learning by doing” : gli studenti sono divisi in gruppi in molti insegnamenti e sono chiamati ad affrontare problemi reali. Un esempio? Agli studenti del corso di visione artificiale è richiesto di costruire delle mini autovetture dotate di telecamere, con l’obiettivo di indagare il campo della guida autonoma e chiamate a sfidarsi in vere e proprie competizioni. Questo può essere un modo trasformare l’approfondimento cognitivo dello studente in capacità di fare innovazione, stimolandone al tempo stesso interesse e passione».
In qualità di nuovo prorettore, come dovrà crescere l’Ateneo nei prossimi sei anni?
«Ho condiviso sin dall’inizio il programma elettorale di Vincenzo Loia, un programma ambizioso e completo. Unisa si muove su tanti fronti, interni ed esterni. Abbiamo raggiunto livelli di qualità della ricerca molto elevati, per non parlare della didattica tradizionale e di eccellenza, altrettanto rilevante. Tra gli obiettivi dell’Ateneo annoveriamo anche la capacità di mettere in campo azioni per la terza missione, promuovendo nuove start-up che possano diventare aziende, e quindi opportunità di lavoro per i nostri laureati. L’internazionalizzazione è un’ulteriore fondamentale linea di azione su cui sviluppare l’Ateneo. Resta da dire che l’elemento più convincente del programma è lo slogan: “Noi siamo Unisa”. E’ la sintesi perfetta. Per ottenere risultati, occorre fare gioco di squadra, tra condivisione e compartecipazione. Ogni attore, sia esso docente, studente, unità di pers o n a l e tecnico-amministrativo, deve sentirsi un pezzo fondamentale della macchina. Aggiungo che sono onorato della scelta di Loia. Sono a disposizione dell’Ateneo e farò del mio meglio per l’attuazione del programma».