Vassallo. Il ruolo del pentito Ridosso - Le Cronache Attualità
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Vassallo. Il ruolo del pentito Ridosso

Vassallo. Il ruolo del pentito Ridosso

Scafati. Sarebbe stato “Fonzino”, figlio di Pasquale Loreto alias ‘o ragiunier, a indirizzare gli inquirenti verso Romoletto Ridosso capo dell’omonima cosca, che da Castellammare si era trasferito a Scafati a causa della faida di camorra nella città delle Terme. Il boss oggi 63enne è detenuto in Toscana dove sta espiando una serie di condanne. Fratello di Piscitiello Salvatore, ucciso agli inizi del 2000 nella guerra di camorra con il clan dei Muollo, Romoletto avrebbe parlato dell’omicidio Vassallo sin dai cinque verbali illustrativi della sua collaborazione di giustizia, resi tra il 2016 e il 2017 continuando fino al 2022. Dichiarazioni su cui si era fondata l’iscrizione nel registro degli indagati di Giuseppe Cipriano, di Pompei alias Peppe Odeon, il titolare di un cinema di Scafati che nel 2010, nell’estate del delitto Vassallo, prese in noleggio il cinema di Pollica, a pochi passi dal ristorante gestito dalla famiglia dell’allora sindaco. Ma nuovi elementi ed input all’indagine coordinata dalla Dda di Salerno (sostituto procuratore Marco Colamonici) erano arrivati  dalle dichiarazioni rese da Salvatore Ridosso, 37enne figlio del boss nonché anche lui collaboratore di giustizia. Il figlio di Romoletto ne fece parola durante un incontro avvenuto tra giugno e luglio del 2014 con un tenente dei Carabinieri in servizio a Scalea ma di origine scafatese. Nel colloquio registrato di nascosto dal tenente, affiorerebbero dettagli che, oltre ad essere confermati da Ridosso durante un incontro con gli inquirenti, sono finiti anche con il coinvolgere gli esponenti dell’arma dei carabinieri: il colonnello Fabio Cagnazzo (arrestato), il suo ex attendente e autista Luigi Molaro (fu iscritto sul registro degli indagati) e l’ex sottufficiale Lazzaro Cioffi di Castello di Cisterna già condannato  a 15 anni per collusioni con i narcotrafficanti di Caivano. Proprio Salvatore Ridosso, oltre a descrivere il suo incontro con il brigadiere Lazzaro Cioffi, palesemente preoccupato per la prosecuzione delle indagini, spiega anche i motivi che hanno causato l’omicidio di Angelo Vassallo. Secondo Ridosso, Vassallo era a conoscenza della droga proveniente da Secondigliano e imbarcata a Castellammare di Stabia in direzione del porto di Acciaroli prima di essere smistata tra Cilento e Calabria. Inoltre la regia del traffico di stupefacenti portava il nome del boss scafatese Raffaele Maurelli, originario di Castellammare, amico del brigadiere Cioffi e cugino di un membro del clan Amato, direttamente legato agli “scissionisti” di Scampia. sempre Ridosso aveva sottolineato come, in un primo momento Maurelli avrebbe provato a corrompere inutilmente Vassallo poi, in un secondo momento, a ricattarlo tramite una notizia compromettente su sua figlia; in cambio, Maurelli (poi deceduto) chiedeva  la concessione di una parte della spiaggia per gestire al meglio il traffico di droga per conto del clan Aquino-Annunziata. Tuttavia, proprio il rifiuto di Vassallo accompagnato dall’intenzione di denunciare, avrebbe determinato la sua morte. Salvatore Ridosso aveva anche il sopralluogo avvenuto pochissimi giorni prima dell’omicidio ad Acciaroli. Secondo il figlio di Romoletto, il motivo dell’ispezione avvenuta con la partecipazione di suo padre e dell’imprenditore scafatese Giuseppe Cipriano  sarebbe alla base di un piano ordito per collocare suo padre ad Acciaroli nel tentativo di deviare su di lui l’attenzione degli inquirenti e depistare per questo le future indagini.

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