Vaiolo delle Scimmie, il dottor Tozzi: Non pericoloso come il Covid - Le Cronache
Cronaca

Vaiolo delle Scimmie, il dottor Tozzi: Non pericoloso come il Covid

Vaiolo delle Scimmie, il dottor Tozzi: Non pericoloso come il Covid

Di Andrea Orza

“Per adesso bisogna trattate l’argomento con moderazione, senza creare allarmismi”, rassicura il dottor Bruno Tozzi luminare dell’infettivologia riferendosi al Vaiolo delle Scimmie su cui si è discusso negli ultimi giorni. Tra Europa e USA fino a ieri sono stati registrati 76 casi. In Italia, se ne contano 3 confinati all’Istituto Spallanzani di Roma. Tra gli infetti, un reduce da un evento mondano alle Canarie e gli altri due correlati al caso zero. Ma in cosa consiste questa malattia misteriosa?

Come rassicurare i civili in stato di allerta?

“Intanto bisogna inquadrare cose sia il Vaiolo delle Scimmie. Si tratta di una infezione sostenuta dalla specie Monkeypox virus associato alla specie animale. Questa forma virale era già nota nel 1958 e appartiene al genere degli Orthopoxvirus e nello specifico di una zoonosi silvestre. Preoccupa principalmente gli animali ma accidentalmente colpisce l’uomo quando viene a trovarsi in prossimità di aree popolate da animali selvaggi. Allo stato attuale non c’è rischio di mortalità e rientra ancora nelle malattie lievi. In questa situazione si definiscono malattie autolimitanti, nel senso che il sistema immunitario produce i suoi anticorpi selettivi e specifici e in circa due settimane si guarisce spontaneamente. Esistono anche degli antivirali ma in linea di massima si segue la via naturale.”

Quali differenze dal Covid-19?

“Non ci troviamo di fronte ad un pericolo così com’è stata la variante Covid-19 di Wuhan. All’epoca bastava anche solo trovarsi nei pressi dell’infetto; in questo caso invece, è necessario un contatto molto stretto. Mentre per il Coronavirus erano implicate delle piccole goccioline, per il Vaiolo delle Scimmie le gocce sono di grandi dimensioni ed è più difficile che raggiungano in profondità le vie respiratorie. Sono state tracciate due sottofamiglie del Vaiolo delle Scimmie che determinano un virus diverso tra l’Africa Occidentale e Congo con un tasso di contagio di rispettivamente dell’1% e del 10%.”

 

Ieri il Covid-19 oggi il Vaiolo delle Scimmie. Come mai questa coincidenza cronologica?

 

“In verità, se negli ultimi tempi si sono manifestate queste “malattie animali” è perché l’essere umano occupa habitat popolati da specie selvatiche, un esempio potrebbe essere anche chi ha l’hobby della caccia così come chi partecipa ai festival immersi nella natura incontaminata. Penso alle grandi epidemie della storia e realizzo che è sempre stato così, ma oggi abbiamo la possibilità di studiare a fondo e con la strumentazione adeguata questi ospiti tanto temuti. Per adesso, ci riferiamo al Vaiolo delle Scimmie come ad una malattia mite rispetto al vaiolo umano. Inoltre, presenta tutte le caratteristiche tipiche dei sintomi influenzali.”

 

 

 

Non ritardano le fake news. In tal proposito da quali commenti vuole mettere in guardia?

 

“Un appunto che vorrei proporre dopo aver constatato quanto riferito sui giornali, anche piuttosto accreditati è di non stigmatizzare l’omosessualità come canale preferenziale del contagio. È stato erroneamente lanciato un allarme alla “categoria” e ribadisco non è il caso sbolognare false informazioni. Non si può e non si deve colpevolizzare a priori una categoria solo per le tragiche morti che hanno coinvolto la comunità gay ai tempi dell’AIDS.”

 

È consigliabile prepararsi ad un nuovo programma vaccinale?

“Al momento non occorre essendo una malattia autolimitante. Esiste però il vaccino e si chiama “Imvanex”. Si tratta di una forma viva attenuata del virus Vaccinia Ankara e consiste nelle solite due dosi sottocutanee somministrate a distanza di quattro settimane e sopra i 18 anni. È un vaccino che presenta scarsi effetti collaterali e viene somministrato a categorie selezionate in alcuni ambiti professionali a contatto con la natura. Sarebbe superfluo vaccinarsi. In ultimo, dei casi presenti tra Europa e Usa molti di questi non provengono da regioni endemiche delle malattie ma è più possibile che il contagio avvenga altrove com’è capitato al maxi-evento tenutosi alle Canarie. L’augurio sarà quello di arrestare subito i piccoli focolai e consentire il tracciamento immediato dei contagiati da parte delle strutture di riferimento.”