Pina Ferro
Erano stati arrestati e condannati in primo grado per usura, successivamente l’appello aveva ribaltato la sentenza pronunciando l’assoluzione per Luigi Ricciardiello, 59 anni, già titolare del rinomato “Love’s Bar” di Bellizzi, il figlio Giovanni Ricciardiello e il promoter finanziario di Pontecagnano, Francesco Coppola, 54 anni. L’altro ieri la suprema Corte ha annullato la sentenza di secondo grado e inviato tutti gli atti alla Corte di Appello di Napoli che ora dovrà nuovamente incardinare il processo. I giudici partenopei dovranno fissare le udienze in meno di due anni pena la prescrizione del reato. A ricorrere alla Cassazione era stata la parte civile, rappresentata dall’avvocato Emanuela Rossomando, che aveva definito superficiale e contraddittoria la sentenza. Per le motivazioni occorrerà attendere le prossime settimane. Secondo l’accusa l’imprenditore di Bellizzi, , in concorso con il figlio (difesi da Francesco Rizzo) e il promoter Picentino (difeso da Giella) , costrinse una coppia di conviventi bellizzese (M.V., 45 anni, e S.P., 33) a pagare 65mila euro a fronte di un debito iniziale di 38mila, soldi usati per la compravendita di un immobile nel luglio del 2007. La coppia avrebbe pagato interessi del 10% mensile. In un anno il debito si era quasi raddoppiato, entrando così nell’orbita vorticosa di interessi usurai. In primo grado il Gup del Tribunale di Salerno Boccassino, dinanzi al quale fu celebrato l’abbreviato condanno gli imputati a tre anni ciascuno. Ricciardiello era stato destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari nel febbraio del 2010. Secondo le accuse dei magistrati prestava soldi a strozzo attraverso un sistema di assegni post-datati. A portare avanti le indagini erano stati i finanzieri del Gico di Salerno che scoprirono il giro di usura, grazie soprattutto a intercettazioni telefoniche. Secondo i magistrati Ricciardiello dava soldi ad imprenditori ed artigiani in difficoltà, applicando sul capitale un interesse mensile del 10 per cento I legali dei tre imputati fecero appello ed i magistrati ribaltarono la sentenza assolvendo gli imputati perchè il fatto non sussisteva. Ora alla luce della decisione della Cassazione l’assoluzione è stata annullata e bisogna rifare il processo di secondo grado.