Un risarcimento danni da 30 milioni per la piccola Arianna Manzo - Le Cronache
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Un risarcimento danni da 30 milioni per la piccola Arianna Manzo

Un risarcimento danni da 30 milioni per la piccola Arianna Manzo

Adriano Rescigno

Richiesto un risarcimento di 30 milioni per la famiglia di Arianna Manzo, bambina di Cava de’ Tirreni, che dall’età di 2 mesi e mezzo è affetta da atrofia celebrale che interessa le zone del cortico e sottocorticale probabilmente per un errore medico nel curare la bronchiolite che la colpì. Si terrà dunque l’undici gennaio 2019 l’udienza conclusiva di primo grado, dopo sette anni, presso il tribunale di Salerno. Quella che viene contestata dal legale della famiglia, l’avvocato Mario Cicchetti è la responsabilità dei medici dell’ospedale napoletano Cardarelli e dell’ospedale di Cava de’ Tirreni nel quale inizialmente la piccola ha stazionato, che avrebbero somministrata alla piccola un sedativo troppo forte per un periodo prolungato di 14 giorni. La piccola che oggi ha 13 anni è ostaggio di una sedia a rotelle dalla quale nemmeno le cure in Florida, Tel Aviv e Slovacchia sono riuscite a sollevarle. Disperate le parole madre, Matilde Memoli e del padre Eugenio: «Per mia figlia mi auguro un miracolo ma so che difficile. Mi accontento che venga fatta giustizia». La bambina inizialmente fu portata all’ospedale di Cava – città in cui risiede la famiglia Manzo, precisamente nel rione Filangieri – per una bronchiolite dal quale fu trasferita al Cardarelli. In questo passaggio secondo l’avvocato Cicchetti risiede la responsabilità dei medici cavesi che pur volendo traferire la piccola al Santobono di Napoli rinomato per la reanimazione pediatrica, optarono per il Cardarelli non ritenendo le condizioni della piccola tali da reanimazione. Arrivati al Cardarelli però la piccola viene trasferita proprio in reanimazione in attesa che un posto al Santobono nella reanimazione pediatrica fosse messo a disposizione. La colpevolezza di quanto accaduto successivamente alle dimissioni dal Cardarelli per il legale è da attribuire ai medici di quest’ultimo ospedale che avrebbero somministrato un sedativo per 14 giorni non adatto agli infanti che successivamente avrebbe portato la piccola alla sedia a rotelle. Si susseguono perizie ed anni di battaglie legali, tecnici e consulenti neonatali che avrebbero accertato l’inequivocabile posizione di colpevolezza dei medici napoletani con la concorrenza dei camici bianchi del Santa Maria dell’Olmo che sarebbe evinta dalle testimonianze «Dopo anni e tanti cambi di giudice – ci dice l’avvocato Mario Cicchetti che è stato ospite anche della trasmissione televisiva “la vita in diretta” in onda su Rai 1 – finalmente quest’ultimo giudice è equilibrato, la dottoressa Valiante, che ha predisposto anche ulteriori consulenze tecniche sui danni che hanno portato alla richiesta da parte della famiglia di 30 milioni di euro di danni». Adesso non c’è altro da fare che attendere gennaio 2019.

Papà Eugenio: «Finalmente un giudice sensibile alla vicenda»

Eugenio Manzo, padre della piccola Arianna per seguire il percorso di riabilitazione della figlia ha perso il lavoro. «Non mi importa aver perso il lavoro anche se le conseguenze economiche sono state gravi per la famiglia ma mia figlia e le sue cure vengono prima di tutto ed è doveroso ringraziare tutta la città di Cava de’ Tirreni ed il rione Filangieri che da sempre ci è vicino in questa dura battaglia nella quale la peggio l’avrà sempre mia figlia che per un errore di altri adesso è costretta alla sedia a rotelle, non parla, non si muove, le hanno distrutto la vita». Papà Eugenio che da tredici anni lotta per la fare giustizia e trovare un colpevole alla vicenda che si è consumata tra le corsie degli ospedali Santa Maria dell’Olmo di Cava de’ Tirreni ed il Cardarelli di Napoli: «Il prossimo 11 gennaio ci sarà l’udienza definitiva di primo grado dinanzi la giudice Giuseppina Valiante, finalmente una persone perbene, con a cuore la vicenda visto che dal 2011, in sette anni di battaglie legali abbiamo incontrato parecchi giudici per così dire “particolari”». «Mia figlia dopo il rientro dal Cardarelli – continua a spiegare il padre Eugenio – non era più lei nel giro di pochi giorni, una bronchiolite trasformatasi in bronchite e poi per quel maledetto sedativo adesso non è capace di fare autonomamente alcun movimento ed ha bisogno di assistenza continua anche di notte. Adesso posso solo sperare che sia fatta giustizia e che sia data dignità almeno da un punto di vista processuale a mia figlia visto che è in miglioramenti medici eclatanti non è possibile sperare». L’ultimo atto dunque di questa tragedia si attende per il prossimo 11 gennaio.

Mamma Matilde: «Adesso voglio giustizia per mia figlia»

«Mia figlia poteva essere ora una signorinella come tutte le bambine della sua età, invece è costretta alla carrozzina ed alla fisioterapia». Così la madre di Arianna, Matilde Memoli nel commentare la triste vicenda che la sua famiglia vive. «E’ stato difficile sin dai primi momenti sopportare tutto questo, sapere che qualcuno ha fatto del male a tua figlia e lei inconsapevole ne paga le conseguenze. La situazione di Arianna si protrae da anni, con viaggi in Europa ed all’estero per cercare di strapparla dalla carrozzina, ma tutto sembra non funzionare. Siamo stati in Florida dove le cure sono costate oltre 180.000 euro, a Tel Aviv da un noto luminare ma niente ha potuto, siamo stati in Slovacchia, ed anche li le cure sono fallite. Abbiamo potuto fare tutto questo grazie alla sensibilità dei cavesi, dei nostri amici e parenti. Adesso con questa udienza alle porte – continua mamma Matilde – non ho che augurarmi un miracolo per mia figlia che si alzi da quella sedia, ma è difficile e tanto, non mi rimane che augurarmi che venga fatta giustizia. Era stata dimessa solo con una fisioterapia respiratoria e poi si è ritrovata sulla sedia a rotelle, incapace di fare tutto. Sarebbe stata una ragazzina spensierata come le sue amichette, invece. Adesso chi è responsabile deve pagare per tutto questo, per quanto dolore ha causato a mia figlia ed a tutta la mia famiglia». Dure dunque le parole della madre che non vede altra strada che la giustizia in questo dramma.