Antonio Manzo
Non ci sarà a Casal Velino un mugnaio, ma un pescatore sì. Perché anche lui saprà come Arnold che c’è sempre “un giudice a Berlino”. Così a Casal Velino sanno che a Napoli c’è il procuratore Nicola Gratteri pronto ad ascoltare i tanti pescatori Arnold di Saint Souci e della lotta che stanno facendo per ottenere giustizia dopo una inchiesta che colpì proprio il Comune di Casak Velino, sindaco donna in testa. Silvia Pisapia, con divieto temporaneo di residenza.. Un solo grido, messo nero su bianco. La lettera: “Gratteri, aiutaci tu dopo aver detto, con indosso la toga, ad un processo in aula a Napoli che stavi in udienza fino alle 4 del mattino pur di far celebrare i processi. Aiutaci tu, Gratteri contro il rischio di inquisiti ed inquirenti di raggiungere un’agognata prescrizione”. I promotori sono i consiglieri di minoranza, merce rara nei piccoli comuni cilentani dove o per convenienza o per dolosa convinzione osservano il silenzio facendo passare il malaffare, A febbraio di quattro anni fa una bufera travolse la giunta comunale, con in testa il sindaco Silvia Pisapia e il suo vice Domenico Giordano per una serie i reati che ora sono al vaglio del tribunale di Vallo della Lucania, ormai da anno con incombente il rischio di prescrizione. L’inchiesta della procura di Vallo della Lucania accertò resti di corruzione, con l’assunzione di cittadini segnalati in cooperative locali,la gestione del porto e poi la gestione dei servizi comunali, primo fra tutti l’utilizzo di un finanziamento della Regione Campania per un piano di insediamenti produttivi (Pip). Cinque milioni finiti nel nulla, nessuna azienda, solo percelle ai professionisti del piano. Tutto scoperto nel corso di una inchiesta che fu guidata da un certosino ed attento maresciallo dei Carabinieri, trasferito da Acquavella a Roccadaspide con la motivazione del conflitto di interessi perché guidava una squadra giovanile di calcio. Ma c’è la singolare e sospettosa circostanza temporale: il maresciallo dei carabinieri fu, suo malgrado, spedito a Roccadaspide dopo aver scoperto l’abuso edilizio del marito della sindaca. Ma questo è un dato esiziale se non fosse inserito in un contesto dove è evidente il pericolo di particolari infiltrazioni o quanto meno di flussi di capitali, impiegati per le speculazioni edilizie, provenienti da aree critiche del napoletano che potrebbero arrecare danno al territorio con notevoli vantaggi per la criminalità: dal residence di familiari di Fabbrocino fatto costruire in area agricola, alle costruzioni di un imprenditore del Napoletano, o, infine, alla lottizzazione Villa Comunale di Aniello Saviano. “Siamo pur sempre – scrivono nella lettera a Gratteri – nella terra dove un Sindaco (angelo Vassallo) è stato ucciso, e dove le diverse relazioni anticrimine segnalano sempre più il tentativo costante di ingresso di organizzazioni criminali provenienti dall’esterno con la complicità di colletti bianchi radicati negli enti locali”. C’è una situazione paradossale al comune di Casal Velino, con la storia del processo al rallentatore: connivenze e complicita’, caso unico in Italia di amministratori rinviati a giudizio e sotto processo per corruzione che continuano ad esercitare la funzione pubblica nello stesso ente, come se niente fosse. Inutili lettere e segnalazioni al ministro dell’Interno Piantedosi, al prefetto di Salerno, notoriamente silenzioso rispetto ad eventi che si verificano nei piccoli comuni cilentani. Immaginate che alle elezioni comunali di Torraca, s’inventarono la presenza di elettori di altri comuni con la complicità del comandante della Polizia municipale. Allertato del feenomeno prima che accadesse, il prefetto di Salerno, Francesco Esposito, fece finta di niente per il fattaccio elettorale sul quale ora sta indagando la procura di Lagonegro. La bufera di Casal Velino è del gennaio 2022: truffa aggravata in concorso, abuso d’ufficio, peculato, corruzione continuata,tutti rinviati a giudizio gli undici indagati coinvolti a vario titolo nell’ambito dellamaxi inchiesta condotta dalla Procura della Repubblica presso il tribunale di Vallo. Al termine delle indagini, per tutti loro fu chiesto il rinvio a giudizio accolto dal gup del Tribunale di Vallo, Benedetta Rossella Setta. Agli inizi della vicenda giudiziaria al primo cittadino Pisapia fu applicata, per sei mesi, la misura cautelare di divieto di dimora nel suo comune e il Comune di Casal Velino fu retto dal vice sindaco Domenico Giordano. Alla sbarra anche Pasquale Cammarota, Angelo Gregorio, Giuseppe Schiavo, Angela Lista, Lucio Esposito, Luigi Rispoli ingegnere del Consac e buon conoscitore degli appalti cilentani, Domenico Pinto, Massimiliano Lista e Massimo Morinelli. L’inchiesta che portò ai rinvii a giudizio fu diretta dal procuratore Capo di Vallo, Antonio Ricci e dal sostituto Vincenzo Palumbo. Le indagini si svolsero tra il 2015 e il 2018 dai carabinieri della stazione di Acquavella guidati dal maresciallo Domenico Castiello e coordinati, all’epoca dei fatti, dal capitano Mennato Malgieri, comandante della compagnia di Vallo della Lucania. Il pm affermò: è una «una macchina burocratica malsana, guidata e strumentalizzata con astuzia attraverso legami con collaboratori e titolari di cooperative aggiudicatrici di appalti pubblici». Gli imputati: Silvia Pisapia (sindaco), 2)Domenico Giordano (vicesindaco), 3) Pasquale Cammarota e Angelo Gregorio (tecnici comunali), 5) Giuseppe Schiavo (Comandante Vigili Urbani), Angela Lista ( Coop Affidataria Servizi porto), Lucio Esposito ( Responsabile Ufficio Ragioneria ), Rispoli Luigi ( ex Presidente CONSAC e ingegnere), Domenico Pinto, Massimiliano Lista( immobiliarista), 11) Massimo Morinelli ( marito del Sindaco e imprenditore). Singolare la vicenda di Luigi Rispoli perché, nella sua qualità di presidente della società ad integrale partecipazione pubblica CONSAC SPA, avendo la disponibilità di denaro, se ne sarebbe appropriata distraendola a beneficio del Comune di Casal Velino per l’acquisito di un lotto all’interno dell’area PIP (della quale il Rispoli svolgeva l’incarico). Poi c’è il sequestro a dicembre 2020 alla località Isola–zona Foce Alento, in area particolarmente importante, un vero “angolo di paradiso”, ora con gravissima, dannosa peculazione edilizia. Laddove non si potrebbe realizzare alcun volume, una società di Poggiomarino, con progettista sempre lo stesso soggetto ex presidente Consorzio Acquedotti -Consac di Vallo della Lucania, aveva ottenuto di poter edificare sulla spiaggia, tra la foce del fiume Alento ed il mare, centinaia di alloggi e residence. Dal 2021 la minoranza consiliare non partecipa più ai consigli comunali dove peraltro non potranno mai deliberare la costituzione di parte civile. Farebbero mai un atto contrario ai loro interessi di imputati? Nel silenzioso Cilento va così.





