di Erika Noschese
Una vasta e complessa operazione condotta dai Carabinieri del Comando Provinciale di Napoli ha scosso il mondo agricolo e politico campano, portando al sequestro di beni per un valore complessivo che supera il milione e 137mila euro. L’inchiesta, scaturita da un’articolata indagine su presunte frodi ai danni dei fondi agricoli europei, è stata coordinata dall’Ufficio dei Procuratori Europei Delegati di Napoli e dal gip del Tribunale di Salerno. Al centro dell’attenzione, un gruppo di 41 persone indagate, di cui 14 sono state raggiunte dal provvedimento di sequestro patrimoniale. Le accuse mosse agli indagati sono pesantissime e spaziano dall’associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata ai danni dell’Unione Europea, a svariati delitti contro la pubblica amministrazione, inclusi episodi di corruzione, e molteplici casi di falso. L’indagine, che ha coperto un arco temporale significativo dal 2022 al 2024, ha permesso di svelare l’esistenza di un’organizzazione criminale ben strutturata. Questa rete, avvalendosi della complicità di funzionari regionali, sarebbe riuscita a ottenere finanziamenti europei destinati al settore agricolo e allo sviluppo delle aree rurali, presentando richieste di finanziamento basate su dati completamente fittizi. Le investigazioni hanno anche fatto emergere pratiche corruttive ben radicate, con la richiesta e l’ottenimento di percentuali sui contributi sia richiesti che già erogati. Tra i soggetti coinvolti, una figura di spicco emerge in modo particolare: si tratta di Alfredo Di Matteo, 55 anni, originario di Torchiara. Il suo nome risuona negli ambienti politici e amministrativi cilentani, dove è noto per essere stato lo storico braccio destro di Franco Alfieri, figura di riferimento nella politica locale e regionale. La sua carriera amministrativa e politica è stata lunga e densa: per ben trent’anni ha ricoperto il ruolo di amministratore nel piccolo comune cilentano, ha collezionato un impressionante numero di sette candidature e, infine, ha raggiunto la prestigiosa posizione di dirigente della Regione Campania. Secondo quanto emerso dalle indagini, Di Matteo avrebbe avuto un ruolo chiave, gestendo direttamente le richieste di fondi presentate dai titolari delle aziende agricole coinvolte. Queste richieste, inoltrate dal commercialista Eugenio Elia, 45 anni, sarebbero state prive dei requisiti necessari, ma rese apparentemente conformi grazie a una meticolosa falsificazione della documentazione. L’operazione ha inoltre rivelato un dettaglio inquietante: il coinvolgimento di un appartenente alle forze dell’ordine, ora in pensione ma operativo all’epoca dei fatti, che avrebbe avuto il compito specifico di depistare le indagini in corso. Si tratta di Giovanni Iacuzio, un finanziere di 62 anni, la cui presunta collaborazione con l’organizzazione criminale è al vaglio degli inquirenti. Le indagini sono state condotte con estrema perizia dalla Sezione “Eppo” (European Public Prosecutor Office) del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Napoli. Questa unità specializzata è stata appositamente costituita nel 2021, insieme ad altre sezioni in diverse città italiane come Torino, Milano, Venezia, Bologna, Roma e Palermo, con l’obiettivo primario di contrastare i reati che ledono gli interessi finanziari dell’Unione Europea, la cui competenza ricade sulla Procura Europea con sede in Lussemburgo. Le frodi contestate, sia quelle tentate che quelle effettivamente consumate, avrebbero riguardato in larga parte il territorio salernitano, rappresentando il 60,5% dell’ammontare totale delle somme erogate, mentre il restante 39,5% interesserebbe lo Stato italiano. I contributi al centro della truffa erano destinati in particolare a imprenditori agricoli con età inferiore ai 40 anni, i quali dovevano già possedere una produzione annua minima per poter accedere alla graduatoria e ottenere i finanziamenti. L’organizzazione criminale, tuttavia, avrebbe escogitato un sistema per aggirare questa discriminante, in cambio di una percentuale, pari al 10%, del contributo concesso. Le relazioni tecniche contenenti dati non veritieri, fondamentali per consentire alle aziende di entrare nella graduatoria per l’assegnazione dei fondi, sarebbero state redatte dall’agrotecnico Maria Maddalena Nicoletti, 39 anni. Infine, un ex funzionario regionale dell’assessorato all’Agricoltura, Elio D’Alessio, 67 anni, si sarebbe occupato degli accertamenti sullo stato di avanzamento dei lavori e della redazione degli atti falsi con i quali si attestava l’esame delle pratiche. La Procura Europea continua il suo lavoro per fare piena luce su questa complessa rete di illegalità.





