Al termine della requisitoria, il pubblico ministero Francesco Rotondi ha chiesto al collegio giudicante la condanna a 7 anni per Alfonso Garofalo, 11 anni per il figlio Gabriele Garofalo entrambi imprenditori di Battipaglia; 5 anni per Gerardo Malandrino. Inoltre, il pubblico ministero ha chiesto la condanna dei poliziotti, all’epoca in servizio presso il commissariato di Battipaglia: Pasquale Caiazza e Mauro D’Angiolillo (la richiesta è di tre anni e mezzo ciascuno) e di Giovanni Moscato (tre anni). Nelle prossime settimane il collegio giudicante emetterà la sentenza. I fatti risalgono al 2013. Furono in tutto 20 le persone finite in manette (in molti hanno scelto riti alternativi) con l’accusa di aver posto in atto una truffa da 5 milioni di euro ai danni dell’Unione Europea. Dall’attività investigativa venne fuori un sistema che aveva portato alla creazione di aziende fantasma, nel campo agricolo, per ottenere agevolazioni fiscali sui carburanti.
L’organizzazione criminale, secondo quello che all’epoca era l’impianto accusatorio, faceva capo ad un sedicente imprenditore agricolo e a due commercialisti ed aveva due basi logistiche, un deposito di carburanti a Battipaglia ed uno a Serino, in provincia di Avellino. I tre, grazie ad una fitta rete di complici (tra questi appunto agenti di polizia, un ex impiegato della Provincia di Salerno e i titolari di un Internet point e di depositi di carburanti in provincia di Salerno e di Avellino) presentarono a Palazzo Sant’Agostino false documentazioni, procedendo a falsi inserimenti telematici, preparati ad hoc appunto da un ex impiegato dell’ente, circa la titolarità di terreni agricoli in affitto ma che in realtà erano inesistenti.
In questa maniera i tre erano riusciti a costituire fittiziamente alcune aziende agricole per ottenere sia agevolazioni sulla tassazione dei carburanti sia illeciti finanziamenti comunitari sul Programma di Sviluppo Rurale dell’Unione Europea. L’ammontare della truffa, che secondo gli investigatori andava avanti dal 2009, è di circa 5 milioni di Euro (ossia l’accisa sui carburanti sottratta). I tre poliziotti in servizio presso il commissariato di Battipaglia, fu contestata l’ipotesi di reato di “accesso abusivo a sistema telematico”: secondo la procura i tre avrebbero “interrogato la banca dati delle forze di polizia per individuare illegalmente targhe di autovetture civetta della guardia di finanza interessate ai controlli del settore”.