Ma se introduciamo il Terzo mandato quando si voterebbe nelle Regioni? La domanda e’ stata posta da uno dei partecipanti al vertice del centrodestra. Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Antonio Tajani erano impegnati sul tema del fine vita, a vedersi alla Camera i ‘big’ della coalizione, dai ministri Calderoli e Lollobrigida agli esponenti della maggioranza che si occupano del dossier (tra questi Giovanni Donzelli di Fdi e Maurizio Gasparri di FI). Il tema e’ sul tavolo. “Qualche settimana fa era un tabu’, ora e’ stato sdoganato”, riferisce uno dei partecipanti alla riunione. Non e’ stata presa alcuna decisione, se non quella che saranno i capi dei partiti a sbrogliare la matassa. Tecnicamente, un ‘blitz’ in Parlamento prima della convocazione dei comizi elettorali sarebbe anche possibile, ma i tempi sono stretti e oltre alla difficolta’ di trovare lo strumento di legge ad hoc e alle proteste dell’opposizione c’e’ il no netto di Forza Italia e Noi moderati. “Se il centrodestra decide si fa”, taglia corto un esponente del partito di Via Bellerio. Il ‘piano B’ sarebbe quello di introdurre una norma sul Terzo mandato e, qualora non ci fosse il tempo necessario ad approvarla, chiedere il rinvio delle elezioni regionali al 2025. Ipotesi gia’ circolata nei mesi scorsi che potrebbe – eventualmente – prendere di nuovo corpo. Una strada complicata ma che nei ragionamenti all’interno della coalizione non si esclude. “Ci sarebbero conseguenze ma bisognerebbe studiare anche questa ipotesi”, dice una fonte parlamentare di centrodestra. Senza un intervento normativo (e il decreto sembra una strada impervia), invece, il Veneto andrebbe alle urne senza la candidatura di Luca Zaia (in pole ci potrebbe essere il vicesegretario Stefani o una figura ‘tecnica’) e poi si aprirebbe alle Camere una discussione per le prossime tornate. Anche perche’ – riflette un esponente della maggioranza ancorato alla necessita’ di rispettare per coerenza le scelte fatte per Trentino e Campania – nel caso, si dovrebbe fare una legge anche per i sindaci. Ora si attende una mossa ufficiale delle Regioni e il Consiglio federale della Lega di domani che dovrebbe di nuovo ribadire la necessita’ di una svolta. “Perche’ – si chiede anche un deputato di Fdi – dovremmo precluderci la possibilita’ di governare le Regioni del nord? Quale sarebbe la contropartita della Lega?”. “Noi sul Terzo mandato rimaniamo contrari. Pronti a discutere, ma non cambiamo posizione”, ha tagliato corto il vicepremier Tajani, “le incrostazioni di potentati rischiano di essere dannose per i cittadini”. Contrari anche Noi moderati. “Il limite dei due mandati lo abbiamo anche inserito nel premierato”, rincara la dose il portavoce di FI, Raffaele Nevi, “la nostra posizione non e’ contro qualcuno, ci mancherebbe, ma e’ culturale e di impostazione politica”. Il partito ‘azzurro’ potrebbe pero’ alla fine non mettersi di traverso se si dovesse arrivare ad una scelta politica perorata da palazzo Chigi. Che il tema del Terzo mandato non sia contro nessuno e’ stato ribadito anche all’incontro tra i ‘big’ del centrodestra alla Camera. Ma sotto traccia c’e’ anche l’obiettivo di ‘dividere’ i governatori dem dal Pd. “Vediamo se ci riusciamo, altrimenti la Lega se ne dovra’ fare una ragione…”, dice un altro esponente dell’alleanza di governo. Alleanza di governo che si divide, oltre che sul fisco (la premier e FI hanno rilanciato sul taglio Irpef per il ceto medio, la Lega sulla pace fiscale; “per il taglio fiscale al ceto medio “ci sono ancora due anni e mezzo”, ha detto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti), anche sul tema della cittadinanza. Tajani ha rilanciato lo ius scholae, “per diventare italiani non possono essere previste scorciatoie di alcun tipo”, lo stop della Lega.





