di Andrea Pellegrino
«Si accertino le responsabilità per la mancata realizzazione del Termovalorizzatore di Salerno». Giovanni Romano, ex assessore regionale all’ambiente analizza le ultime vicende legate alla gestione dei rifiuti in Regione Campania. Dalle ecoballe fino alla sanzione comunitaria. In merito a ciò pare si siano accessi i riflettori della Corte dei Conti e, in particolare, sulle attività poste in essere dai commissari straordinari e soprattutto in merito alle difficoltà riscontrate per la realizzazione degli impianti, necessari per adeguare la Campania alla richiesta della Commissione Europea al fine di evitare la sanzione Comunitaria pari a 120 mila euro al giorno fino alla realizzazione degli stessi impianti. «E qui – spiega – si dovrebbe aprire l’accertamento delle responsabilità nella vicenda della mancata realizzazione dell’impianto di termovalorizzazione di Salerno. L’allora sindaco di Salerno, nominato Commissario Delegato del Governo con poteri straordinari e derogatori, nel 2008 spese oltre 15.000.000 di euro dei venticinque messi a sua disposizione dal Governo per espropriare i suoli, progettare l’impianto, pagare costose consulenze e avviare la gara per realizzare l’impianto». «Ma quando nel 2010 il regime emergenziale termina e le competenze passano alle Province, il Sindaco di Salerno impedisce di fatto la realizzazione dell’impianto arrivando a cambiare la destinazione d’uso dei suoli che egli stesso aveva espropriato e pagato e che oggi risultano essere di proprietà del Governo Italiano». L’area di Cupa Siglia, infatti, allo stato resta inutilizzata nonostante gli espropri concessi. Su questo aspetto, tra l’altro, dovrebbe esserci una inchiesta della Procura della Repubblica, dopo un esposto presentato dall’allora giunta provinciale guidata da Edmondo Cirielli ed Antonio Iannone. Al centro le diverse stime per gli espropri, definite prima dal Comune di Salerno e poi dall’amministrazione provinciale.
IL PIANO REGIONALE Ma tornando al piano dei rifiuti urbani, Romano stigmatizza: «E’ stato eliminato il gassificatore di Capua (per il quale era già stata bandita la gara) e sono stati cancellati gli impianti di trattamento della frazione organica di Giugliano ed di Eboli già appaltati e per i quali è più che certo il relativo contenzioso (con ulteriore aggravio di costi) da parte dei soggetti interessati. Invece di accelerare la realizzazione ed il completamento degli impianti già appaltati e pronti ad essere costruiti con costi a carico di privati e senza oneri per la Pubblica Amministrazione, è scelto di impegnare fondi pubblici e di procrastinare di almeno quattro anni la realizzazione di infrastrutture indispensabili a dare risposte concrete e sostenibili alla soluzione del problema. Probabilmente la tentazione di procedere con nuovi incarichi, nuove consulenze e nuovi appalti per alimentare la cosiddetta politica del “fare” è stata troppo forte. E nello stesso tempo, per almeno altri quattro anni, i rifiuti continueranno a “viaggiare” con la soddisfazione delle aziende di trasporto e l’ulteriore conferma che il Piano regionale dei rifiuti altro non è che… il Piano regionale dei trasporti. Con buona pace dell’osservanza del principio di prossimità codificato nelle normative europee la cui violazione è costata all’Italia la sanzione derivante dalla procedura di infrazione». Una situazione complessiva estremamente precaria che potrebbe portare in tempi rapidi ad una nuova e devastante emergenza ambientale e che potrebbe significativi avere risvolti giudiziari.
LE ECOBALLE Oggi, intanto, inizierà lo svuotamento del sito di Pianodardine (Avellino) dove sono stoccate circa 30.000 tonnellate di rifiuti che verranno smaltite dalla Società Sarin aggiudicataria della gara del lotto 8 del Piano Straordinario di smaltimento dei rifiuti imballati. Il sito era già stato parzialmente svuotato nel 2010 con la piazzola numero 1 per circa 6 mila tonnellate con il conferimento dei rifiuti presso il termovalorizzatore di Acerra. Non è poi stato possibile completare lo svuotamento a causa della saturazione dello stesso termovalorizzatore. «Al momento non si conosce la destinazione dei rifiuti – incalza Romano – Di certo verranno conferiti in impianti di smaltimento nazionali, visto il diniego di tutti gli Stati interessati a prendere i rifiuti imballati della Campania. I rifiuti di Pianodardine, quindi, come quelli di Coda di Volpe, Marcianise e Villa Literno finiranno prevalentemente negli impianti del Nord Italia. Al momento, dopo 10 mesi dall’avvio del programma che era stato, come tanti altri, propagandato come un evento straordinario con tanto di presenza dell’allora Presidente del Consiglio, sono state smaltite circa 40.000 tonnellate, rispetto alle 800.000 previste nel cronoprogramma da completare in 18 mesi pari al 5% del programmato. Rispetto all’ammontare complessivo dei rifiuti imballati e stoccati siamo all’ 1%».
I SITI INSERITI NEL PIANO Persano nel comprensorio militare di Serre e Toppa Infuocata a Fragneto Monforte (Benevento) versano in una situazione di criticità ambientale ed economica. «In questi due casi, stranamente – spiega l’ex assessore Romano – si è deciso di non intervenire subito, ma di rimandare lo svuotamento. Eppure sono piccoli siti che potrebbero essere liberati rapidamente facilmente per restituire, bonificate, le aree alle Comunità locali. Inspiegabilmente i rifiuti stoccati in questi due siti sono destinati agli impianti che dovranno sorgere proprio nell’area di Giugliano e quindi, con un ulteriore ed inutile costo di trasporto da Benevento e Salerno».