Tempo di destra e di sinistra - Le Cronache Ultimora
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Tempo di destra e di sinistra

Tempo di destra e di sinistra

di Ernesto Pappalardo

Il quadro politico, alla fine, segue le scadenze, ma cambia molto più velocemente di quanto sembra. Le cose, a vedere bene, seguono itinerari precisi, tendono a rispettare il peso delle forze in campo e risentono delle evoluzioni che possono essere anche improvvise. Il quadro europeo, per esempio, è talmente appeso ai difficili contesti che si susseguono in Francia e Germania, che diventa una vera e propria lotteria delle cose che accadono (o non accadono), rinsaldando in questo momento la linea principale di larghissima parte degli schieramenti di sinistra – fermissima opposizione all’area di destra – fino a rendere difficile, molto difficile, il sano pragmatismo transfrontaliero della von der Leyen, che personalmente non molla, anche in queste ore, la salda apertura a Giorgia Meloni che, pure, bisogna dirlo, è rimasta ferma in sede europea sulla sua posizione di piena e totale opposizione al centrosinistra. E nel pieno sostegno di Fitto, che resta pienamente al centro delle strategie condivise con la von der Leyen. Ora il muro, però, è più alto, il voto di Meloni si riversa sul centrosinistra soprattutto in Italia e rende il quadro molto più controverso di quanto appare, fino a scombinare gli stessi ampi e, sempre saldi equilibri, del Ppe che proprio su Fitto in queste ore si apre incredibilmente verso una nuova forma di partnership (in Italia). E intanto arriva la riduzione dei tassi della Bce sul flusso inflattivo, l’inclinazione vera e propria di ampia parte di sinistra che proprio su Fitto non è distante, come pure può sembrare: prendono forma le consapevolezze che il quadro politico (determinato più specificamente proprio dal doppio ciclo elettivo che dovremo affrontare in Italia) si estende e va avanti pensando, come è normale che accada, a inseguire prima di tutto i propri interessi. In altre parole, la sinistra cede a destra e la destra cede a sinistra, anche perché non è che si intraveda in giro il ritorno alla piena consapevolezza di quello che i partiti, le forze politiche sono in realtà già state. A dire il vero, tutti cambiano, provando a cercare nuove e profonde coerenze che non ci sono più. E’ questo il punto, bisogna ricordarselo bene: è il momento del cambiamento già realizzato e mai spiegato, perché è molto più difficile farlo passare sul fronte elettorale, piuttosto che su quella ampia fascia di persone che pure va a votare, ma non è in grado di mantenere, almeno, una traiettoria, sebbene minima, di coerenza. Mentre le strategie si susseguono, avendo nel mirino il permanere luccicante e costante delle traiettorie personali anche molto distanti dalla propria base elettorale, si arriva alla constatazione che le barriere elettorali prima o poi arrivano, quasi si susseguono. E in alcuni Paesi (in Italia per esempio) si infilano sempre in circuiti, per così, dire permanenti. Il caos, o quello che sembra davvero tale, è una buona strada per selezionare la strada che intraprenderemo. Altro che Draghi che vede sempre più avanti di tutti gli altri.