Di Olga Chieffi
“Le femmine d’Italia son disinvolte e scaltre e sanno più dell’altre l’arte di farsi amar!”. Nel giorno della festa della Donna, una delle arie principali dell’Italiana in Algeri di Gioachino Rossini, opera attesissima del nuovo cartellone lirico non potrà non essere citata. Infatti, la direzione del Teatro Verdi di Salerno, che ha visto finalmente sbloccati i fondi per poter integrare il cartellone lirico sinfonico, ha dato appuntamento a tutti nel foyer del teatro Verdi per presentare la nuova stagione, proprio nel giorno della Festa della Donna, l’8 marzo, alle ore 11. Per aspera ad astra e il 10 aprile si inizierà con un musical, “My Fair Lady”. La favola più rappresentata e premiata al mondo torna finalmente in Italia e si annuncia come l’evento teatrale delle prossime stagioni. Il capolavoro di Lerner & Loewe’s, si presenta in una luce del tutto inedita, attraverso le sue scene, i suoi protagonisti e il nuovo adattamento in italiano. Le canzoni, veri e propri diamanti incastonati nella storia della musica, ci fanno viaggiare in un sogno senza tempo. Le tematiche, legate al riscatto sociale, al diritto di amare, e al superamento di ogni tipo di barriere ne fanno uno spettacolo quantomai attuale. Serena Autieri, assoluta protagonista della scena del musical italiano, performer completa e travolgente, interpreta, in un magico connubio fisico e sentimentale, Eliza Doolittle, la povera fioraia che attraverso la sua determinazione e la sua sfrontatezza fa breccia nel cuore dell’ostico professor Henry Higgins interpretato splendidamente da Ivan Castiglione, sostenuta dalla direzione musicale del Maestro Enzo Campagnoli. Sarà poi il momento di Bohème, con Daniel Oren sul podio ad inaugurare l’anno celebrativo del centenario della morte di Giacomo Puccini, una partitura in cui il nostro compositore per la prima volta e forse al grado più alto sperimentò la liturgia dell’opera svincolata dai propositi narrativi per accedere alla poetica dell’impressione e della reminiscenza. I personaggi corrono verso un destino che si precisa al di là dei loro appetiti sentimentali e si stagliano in un universo neutro, che è quello della giovinezza prima felice e poi sfiorita, vero simbolo dell’opera che trascina in posizione gregaria azione e personaggi stessi. A seguire un titolo rossiniano, L’Italiana in Algeri, che segnerà il ritorno di Alfonso Signorini in veste di regista, a Salerno. Quando Stendhal vide per la prima volta questo autentico capolavoro semiserio di Rossini, che lo musicò in 18 giorni quando aveva appena compiuto 21 anni, esclamò galvanizzato: «Questa musica non è altro che una follia organizzata e completa». Diventata emblema dell’intero teatro buffo rossiniano, è inappuntabile: la leggenda vuole che la trama sia ispirata a un fatto di cronaca: Antonietta Frapolli-Suini, formosa signora milanese, sarebbe stata rapita dai pirati algerini nel 1805, portata alla corte del Bey di Algeri Mustafà-ibn-Ibrahim, che sarà interpretato da Carlo Lepore, già conosciuto in città in veste di Don Pasquale, che si sarebbe perdutamente innamorato di lei, perché, come recita il libretto, le «femmine d’Italia son disinvolte e scaltre, e sanno più dell’altre l’arte di farsi amar». Mettendo in caricatura il dispotismo maschile con turbanti, babbucce a mezzaluna e ingenuità da «Pappataci», come aveva già fatto Mozart nel Ratto dal serraglio, Rossini e il librettista Angelo Anelli rappresentano il «flagel delle donne» Mustafà preso per il naso da Isabella, livornese tutta d’un pezzo abilissima nel farsi ubbidire dagli uomini, che gli fa rimpiangere la disprezzata sottomissione delle donne arabe. Riccardo Canessa firmerà da par suo, la regia dell’ Elisir d’amore di Gaetano Donizetti, titolo scelto dal Conservatorio “G.Martucci” di Salerno, del quale il regista napoletano è docente. Un capolavoro inossidabile, quello donizettiano, impreziosito dalle grandi arie Quanto è bella, quanto è cara, Chiedi all’aura lusinghiera, la Cavatina e la Barcarola di Dulcamara, fino a Una furtiva lagrima, divenuta una delle romanze più popolari del melodramma italiano di tutti i tempi. Finale natalizio con il balletto Lo Schiaccianoci un sogno iniziatico quello di Clara che rispecchia il sogno di tutti noi, ragazzi e adulti, e sottolinea il confine tra realtà e immaginazione, invitandoci a riflettere, su quell’onda sonora di inimitabile bellezza firmata da Pëtr Il’ič Čajkovskij. Durante questo viaggio compie delle scelte anche quando queste sembrano contrastare con la società rappresentata dagli altri viaggiatori.
E’ questa l’essenza de’ “Lo Schiaccianoci”: anche noi come Clara sogniamo un mondo migliore dove poter realizzare i nostri sogni e le nostre ambizioni. Finale di stagione affidato pare a La Traviata, indubbiamente insieme a Lo Schiaccianoci titolo riempi cassa e ben conosciuti da pubblico e orchestra. Violetta nasce come simbolo di una esclusione e si attesta quel vessillo di rivolta; ma una cosa dev’esser subito chiara, cioè che l’unica trasmutazione di stato che questo personaggio può rivendicare è quello che le offre la musica, al di là di ogni compiaciuto engagement. Con l’integrazione finanziaria, andremo a scoprire il cartellone concertistico, nonché pare altri due titoli, che andrebbero ad arricchire l’importante anno musicale.