di Arturo Calabrese
Già presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro è impegnato nella campagna elettorale in qualità di candidato all’uninominale per il Senato in rappresentanza del centrodestra nel collegio che afferisce alla città di Napoli.
Presidente, comincia una nuova avventura. Questa volta per un seggio a Palazzo Madama…
“Stiamo vivendo uno scenario nuovo ed inedito. Dopo la pandemia, l’Italia e il Mondo stanno affrontando una situazione altrettanto complessa ed è necessario completare questa fase elettorale e poi insediare subito un governo con pieni poteri che sia in grado di affrontare questi problemi. In questi ultimi venti giorni, dobbiamo far capire l’impegno del centrodestra che ormai ha una forte credibilità nel Paese. I sondaggi danno una prevalenza netta di questa compagine e noi che la rappresentiamo dobbiamo assumerci la responsabilità di tale fiducia da parte degli elettori e in seguito pensare subito a governare”.
Perché questa candidatura?
“Le candidature non sono mai individuali perché c’è una logica di squadra. In quella che si è composta, ho chiesto di impegnarmi nel collegio più difficile per il centrodestra dal punto di vista politico e storico. Napoli città è notoriamente un collegio che le varie sinistre o altre realtà hanno sempre conquistato e non di certo il centrodestra. Dal 1993 vince solo un colore politico e quindi l’impegno è maggiore. Oltre ad essere quello più difficile per il centrodestra, è un collegio prestigioso. È il collegio della capitale del mezzogiorno e il capoluogo di regione. Lo conosco benissimo perché è qui che vivo ed è qui che per anni sono stato segretario della sezione di partito. Ci vivo da sempre e conoscono bene i problemi di questo territorio per rappresentarlo al meglio”.
A proposito di rappresentanza. Il taglio dei parlamentari ha tagliato anche la rappresentanza in Parlamento e a ciò si aggiunge che alcuni partiti hanno candidato nomi non del territorio…
“Tra gli avversari ci sono Dario Franceschini, Roberto Speranza, Davide Crippa, ma abbiamo anche tanti altri nomi di gente non campana che potrebbe essere eletta e andare a Roma come rappresentanti di determinati collegi che loro nemmeno conoscono. Non c’è dubbio quindi che i territori saranno depauperati della loro presenza in Parlamento ma molto meno nel centrodestra. Come centrodestra abbiamo candidato i leader e su questo c’è da fare un appunto: Silvio Berlusconi è più di un napoletano d’adozione, è un napoletano nato a Milano. Antonio Tajani invece è nato Vietri sul Mare. Serve altro? Non credo. Altrove vedo presenze di nomi calati dall’alto per chissà quale scopo. Il centrodestra è più credibile”.
Quali sono le emergenze di Napoli e della regione?
“Napoli vive tutte le contraddizioni di una grande città a causa di politiche nazionali e regionali sbagliate, dalle miopi politiche regionali. Napoli ha una storia talmente ampia e talmente forte che deve rinascere. Non può guardare l’ombelico e non può vivere continuamente con la parola emergenza nel suo quotidiano. Ci sono state l’emergenza rifiuti, il traffico, la sporcizia, la sanità. La Regione ha creato la crisi e il collasso del Cardarelli, il più grande ospedale del Mezzogiorno. Viviamo una situazione in cui in tutti i settori è ultima in Italia come qualità dei servizi. È stata amministrata male a vari livelli ed è il momento di cambiare. La Regione dovrebbe investire maggiori risorse, come feci io quando guidavo Palazzo Santa Lucia. Non si è dato respiro alla città metropolitana. Chi è rinchiuso in sé stesso può vivere solo i propri problemi”-
La sanità in Campania è stata per diversi anni commissariata. La Sua coalizione parla di riforma del rapporto tra Stato e Regioni. Insomma, è in ballo il Titolo Quinto…
“Sul Titolo Quinto ci sono delle anomalie perché le Regioni in campo sanitario dovrebbero avere la competenza gestionale e invece si sono appropriate, nello specifico al nord, della gestione anche delle risorse. Le differenze territoriali nate da questa situazione portano al fallimento del sistema sanitario. Al Sud abbiamo due anni di aspettativa in meno proprio a causa di una sanità non ottimale. La Costituzione non è rispettata perché non sono garantiti i diritti essenziali di salute e di cura previsti dalla Carta. Il sistema regionale non ha funzionato e quindi lo Stato dovrà garantire uniformità di decisione e di fondi, mentre le Regioni devono limitarsi alla gestione”.
Quali sono i temi del Suo programma politico?
“Abbassare la riforma fiscale in tutte le forme possibili. Sostenere le fasce più deboli in modo preciso e regolare. Non si può andare con l’accetta e eliminare il reddito di cittadinanza, ad esempio, ma si devono valutare i casi andando a rimodularlo. Ancora si dovrà intervenire sulle politiche attive del lavoro e spostare gran parte delle risorse che oggi, sbagliando, vengono date per queste ultime alle imprese. Quindi aiutarle per le assunzioni, tirocini e quant’altro. E poi, ripeto, la sanità”.