Stanzione, le parcelle d'oro - Le Cronache Ultimora
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Stanzione, le parcelle d’oro

Stanzione, le parcelle d’oro

Antonio Manzo

 

Polemiche politiche da finto “problema di Stato”. Nuove rivelazioni sulla gestione opaca dell’Autorità Garante della Privacy. C’è tutto questo nella giornata di ieri,  nell’Italia malandata dove la politica deve colorare anche un’autorità indipendente della privacy. Ed allora Report non solo denuncia fatti sulla gestione della Autorità Garante Privacy ma fa scendere in campo le forze politiche che archiviano, di fatto, la gravità dell’attentato al giornalista Sigfredo Ranucci.

Le dimissioni del Garante per la Privacy, a partire dal presidente Pasquale Stanzione, diventano così un “problema di Stato” con interventi della Meloni, Schlein e Conte. Tutto mentre emerge un quadro raccapricciante dell’enorme giro politico professionale intorno a Pasquale Stanzione presidente con un attivismo giuridico tra pareri, consulenze di avvocati che guadagnano migliaia di euro. Come nel caso  del suo allievo Giovanni Maria Riccio, docente dell’università di Salerno e del suo stesso collega del collegio garante Guido Scorza, solo ieri protagonista della minaccia delle sue dimissioni. Mi dimetto o non m dimetto? Guardate, sembra dire a tutti, che io lo faccio per davvero. Ma ieri c’è persino una autorevole dichiarazione del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni,  che, dopo aver ricevuto Abu Mazen presidente della Palestina, è costretta ad intervenire prima di andare a Bari per un comizio del centrodestra. Passare dalla guerra in Medio Oriente alla “cricca” dell’Autorità del Garante Privacy non sarà stato facile. Ma Giorgia Meloni ce la fa. Il collegio dell’Autorità Garante della Privacy si deve dimettere? “Spetta al collegio decidere. Dice la premier Meloni – come sapete l’azzeramento non è di nostra competenza, è una decisione che spetta a loro”. Interpellata sul caso Report-Autorità Garante  mentre raggiunge l’aereo che la porterà a Bari per il comizio dei leader del centrodestra. E insiste: “Però una cosa la voglio dire, questo Garante è stato eletto durante il governo giallorosso, in quota Pd e Cinque Stelle. Dire che sia pressato dal governo di centrodestra mi sembra ridicolo”, aggiunge, commentando le inchieste di Report sui presunti conflitti di interesse dell’Authority, con al centro Agostino Ghiglia, membro dell’organismo eletto in quota FdI e Pasquale Stanzione tecnico del diritto ma equilibrista politico tra Pd e Cinque Stelle.

Poteva mai rimanere in silenzio  la segretaria pd Elly Schelein che si è ritrovata l’eredità della nomina di Stanzione fatta dal suo predecessore Nicola Zingaretti, sia pure con autorevoli indicazioni salernitane (del tutto estranee di marca deluchiana).  Anche perché deve lei  rispondere a Giorgia Meloni che provoca e dice: “Se Cinque Stelle e Pd non si fidano di chi hanno messo alla guida dell’Authority sulla Privacy non se la prendano con me. Forse potevano scegliere meglio”, dice. Cambiare la legge per rivedere il sistema di quote dei partiti? “Sulla legge da cambiare possiamo discutere. Se volete rifacciamo la legge ma non l’ho fatta io manco quella”, risponde la premier.  La coppia Schelin-Conte non se la tengono e dice Elly: “Sta emergendo un quadro grave e desolante sulle modalità di gestione dell’Autorità Garante per la Privacy che rende necessario un segnale forte di discontinuità. Io penso che non ci sia alternativa alle dimissioni dell’intero consiglio”. Lo dice la leader dem . E continua: “Le inchieste giornalistiche di Report hanno rivelato un sistema gestionale opaco, caratterizzato da numerosi conflitti di interesse e da una forte permeabilità alla politica. Senza un azzeramento e una ripartenza sarà impossibile ricostruire la fiducia dei cittadini nell’istituzione che deve tutelarne i diritti e assicurare la necessaria terzietà del collegio, anche rispetto alla politica”, conclude la segretaria del Pd.

Va giù duro Giuseppe Conte: “Non potendo tollerare che” il Garante della Privacy “sia diventato un coacervo di conflitti di interessi, noi chiediamo l’azzeramento. L’ho chiesto a nome di tutto il Movimento 5 Stelle, l’azzeramento del Garante della Privacy che ha perso la necessaria forza, credibilità e autorevolezza”. Report torna all’attacco del Garante della privacy. Nella puntata, andata in onda ieri sera, se ne mette in dubbio l’indipendenza, spiegando, tra l’altro, i rapporti tra il presidente del Garante della privacy, Pasquale Stanzione, salernitano, l’ex ministro Gennaro Sangiuliano (a tutela del quale è stata comminata la sanzione a Report) e Salvatore Sica, fratello di Silverio, legale dello stesso Sangiuliano nella causa contro Maria Rosaria Boccia.

Il collegamento tra loro, sarebbe l’Università di Salerno, presso cui sono docenti Stanzione e Salvatore Sica, e la sua scuola di giornalismo, diretta, fino alla chiusura, da Sangiuliano. Questa familiarità, secondo Report, avrebbe dovuto indurre Stanzione ad astenersi sul caso Sangiuliano. Ma non sono solo questi i casi di presunto conflitto di interesse di Stanzione.

Il discepolo di Stanzione

Allo studio legale E-Lex di Roma  che un tempo era di Guido Scorza, membro Autority, è tutto nelle mani di Giovanni Maria Riccio discepolo di Stanzione ed enfant prodige dell’ateneo salernitano, da dottore di ricerca direttamente ad docente “associato”  di diritto privato comparato, la materia gestita in Italia da Pasquale Stanzione. Così come la consulenza offerta ai suoi colleghi tra cui Giovanni Sciancalepore, dopo uno scambio di cortesia con la garanzia di una cattedra per la nipote Annamaria Giulia Parisi e dopo il contratto in Autorità appena due  giorni dopo. Sui due docenti universitari  c’è il faro della Corte dei Conti di Roma che ha già comunicato all’università di Salerno gli accertamenti su presunti danni erariali, in attesa dell’arrivo delle procure della Repubblica di Salerno e di Nocera Inferiore, competente per territorio.

La parcella d’oro

Ma c’è il caso degli incarichi professionali all’Asl Abruzzo 1 (Sulmona-Avezzano) con incarichi che passano da alcuni migliaia di euro ad un avvocato locale ad una parcella di 130mila euro, per difendersi da provvedimenti del Garante su Federprivacy e Asl Avezzano per la gestione di data breach (esfiltrazione di dati personali). Quel che non fu fatto dal garante per il clamoroso furto dei dati dell’università di Salerno, fu invece fatto per l’Asl abruzzese. I dirigenti dell’Asl dovettero liquidare  a favore di uno studio legale di Roma E-Lex,  molto vicino all’Aurotità Garante, la spesa di 130 mila euro. Parte così  il primo ricorso con segnalazione  di potenziale danno erariale per affidamento di consulenza senza adeguata motivazione alla procura della Corte dei Conti e il secondo all’Anac (Autorità AntiCorruzione) per il presunto conflitto di interessi in  cui versava lo studio legale coinvolto  con due ei quattro membri dell’Autorità Garante per la Privacy.

La trattativa con ChatGPT

Così come resta da capire, con atti alla mano, la questione ChatGPT e la sanzione da 15 milioni di euro comminata ad Open Ai, dopo  l’indagine dell’Autorità italiana per la protezione dei dati personali a carico dello sviluppatore di ChatGPT. Il provvedimento del Garante  sollevò  un polverone a livello mondiale per finire poi nella consulenza di uno studio legale salernitano chiesta dai responsabili dell’azienda di Cupertino per superare, a neanche quattro mesi dal rilascio del chatbot che aveva  fatto conoscere all’improvviso le potenzialità dell’AI generativa, l’Autorità che  si metteva a fare le pulci sulle modalità con cui gli sviluppatori trattavano i dati personali usati per addestrare l’algoritmo. E contestava una serie di violazioni rispetto alla legge europea sulla privacy, il Garante privacy.

Quelle violazioni ebbero una conversione in numeri: 15 milioni. Tanto, secondo il Garante della privacy, OpenAI doveva pagare per il trattamento non autorizzato di dati degli utenti italiani e per gli errori generati dalle “allucinazioni” del suo algoritmo.

L’istruttoria fu chiusa a novembre 2024 dopo un confronto serrato tra Garante e OpenAI, si articolò sulla l’impossibilità per gli utenti di esercitare un controllo, poiché non avevano coscienza del trattamento dei dati. Da cui derivò la richiesta degli uffici del Garantye di piazza Venezia al colosso tecnologico di costruire questa “conoscenza”. Come? Mediante una campagna di comunicazione, su radio, tv e canali digitali, della durata di sei mesi. Un potere che il Garante utilizzò per la prima volta.

Commentò Guido Scorza consigliere dell’Autorità Garante Privacy: “Su eventuali violazioni cominciate prima dell’apertura della sede in Irlanda ma proseguite poi, abbiamo trasmesso gli atti al Garante irlandese. E aggiunse: “L’azienda è cresciuta tantissimo in termini di apertura al dialogo. Rispetto alla OpenAI dei giorni dello stop, ha mostrato una sensibilità più alta”. Resta un tema di fondo, però. Ossia quello di dipanare il bandolo dei dati personali contenuti. Che richiede una progettazione congiunta. Altrimenti, avverte Scorza, “rischiamo sempre di arrivare dopo a fare la sanzione”.

Le spese del Garante

C’è un capitolo molto “italiano” delle spese del Garante. Anzi del Collegio. Ad esenpio Ginevra Cerrini Feroni, vicepresidente di nomina leghista, pretese ed ottenne che una trasferta a Tokio di tutto il Collegio Autorità venisse fatta in business class, richiesta espressamente, anche in altre trasferte, da lei come da Ghiglia In varie note spese comparirebbero hotel cinque stelle, ristoranti costosi, lavanderie e servizi di parrucco e persino la carne acquistata dal presidente in una famosa macelleria di Roma. Di qui il gustoso “filetto alla Stanzione”.