Di Giovanna Naddeo
Ristrutturare l’impianto industriale dell’Italcementi di via Cupa Siglia e destinarlo alla realizzazione del nuovo polo meccanico progettato dalle Fonderie Pisano. E’ questa la proposta firmata Cgil Salerno e presentata nel pomeriggio di ieri nel corso di una tavola rotonda orga- nizzata da Fiom e Fillea presso la sede di via Manzo alla presenza di Confindu- stria e amministrazione comunale. Una proposta, a detta del sindacato, che, alla luce della determinazione di Italcementi di dismettere la sua attività, potrebbe garantire il prosieguo dell’attività delle Fonderie e, allo stesso tempo, salvaguardare i livelli occupazionali di un’azienda prossima alla chiusura. “Trattasi di due strutture in piena crisi che esprimono ben 200 lavoratori, con un indotto di non poco conto” ha sottolineato Arturo Sessa, segretario generale Cgil Salerno “Da una parte c’è Italcementi, la cui dismissione è stata dichiarata, e dall’altra parte la ormai ben nota questione delle Fonderie Pisano. Da qui l’idea della Cgil per rilanciare l’industria e l’occupazione cercando di raggiungere una volta e per sempre, l’obiettivo della ricollocazione dei lavoratori e il rilancio generale dell’atti- vità industriale salernitana”. Una ricollocazione salubre e dignitosa, quella auspicata da Sessa, e che non metta in discussione la salute tanto dei residenti, quanto dei lavoratori. “A noi non interes- sano ipotesi produttive che avvelenino le persone” ha continuato Sessa “Chie- diamo attività produttive salubri e che non mettano in discussione la salute di nes- suno”. Un percorso, a detta ancora di Sessa, da legarsi a vincoli e scadenze e che metta tutti in condizione di compiere un’attività di verifica e monitoraggio (ha precisato Visconti, presidente Asi Salerno) step dopo step “Se per ipotesi tutto ciò non dovesse essere possibile” ha concluso il segretario generale Cgil “vorrà dire che ci interesseremo delle due ver- tenze in maniera distinta e separata”. Assumere un atteggiamento non più “umorale”, bensì costruttivo e ragionato è quanto affermato esplicita- mente dal presidente di Confindustria Salerno, Andrea Prete, che, con numeri alla mano relativi allo stato comatoso dell’attività pro- duttiva salernitana (1,2% pil della produzione italiana), sostiene l’ipotesi delocalizzazione, ma in altra località. “Non possiamo permetterci di perdere altri posti di lavoro” ha esordito Prete “La struttura di Italcementi (attualmente ancora funzio- nante e che dà lavoro a diverse famiglie) è ubicato in un luogo – via Cupa Siglia, per l’appunto – dove convergono diversi comuni. La soluzione più ragionevole, a mio avviso, rimane l’area in- dustrializzata del comune Buccino per una serie di motivi, primi tra tutti la buona distanza dal centro abitato, la possibilità di mantenere le attuali mae- stranze e la possibilità di incrementare le unità occupazionali”. Una soluzione, quella di Buccino, che riscontra il placet dell’amministrazione comunale di Salerno. “L’area di Buccino risponderebbe in modo migliore alla questione delocalizzazione” ha sottoli- neato l’assessore all’urbanistica del comune di Salerno, Mimmo De Maio. “Il sito di via Cupa Siglia è incuneato in più comuni, con il rischio di aprire scontri su più fronti. Un passo indietro per tutti. Per non parlare del nuovo polo sanitario che ci induce alle dovute riflessioni”. Un meccanismo intercomunale a discapito della concertazione tanto auspicata dalle istituzioni, oltre cha da Fiom e Fillea, a detta del sindaco di Salerno, Vincenzo Napoli. “Optare per il sito di via Cupa Siglia metterebbe in moto un meccanismo intercomunale all’interno del quale ogni comune farebbe prevalere le proprie prerogative. Al contrario, deve prevalere il criterio della concertazione tra residenti, operari, maestranze e proprietà, dove la posizione finale sia condivida dalla platea più ampia possibile. Il centro abitato di Buccino si trova su un piano sopraelevato rispetto all’area dove sorgerebbero le Fonderie. Occorre andare sul posto” ha continuato Napoli “e spiegare alla cittadinanza lo- cale, attraverso dibattiti pubblici, le possibilità insediative e lavorative che verrebbero a crearsi, per non parlare del possibile scenario di nuovi posti di lavoro. Una fabbrica che si insedia è una ricchezza per tutti”.