È stato scritto poco più di una settimana: le scritte comparse intorno alla frana sulla Strada Provinciale 112 erano foriere di belle notizie ed infatti così è stato. Ieri, quasi dal nulla, sono comparsi cartelli e nastri rossi che inequivocabilmente annunziano i lavori in corso. Il dato di fatto è che qualcosa si è finalmente mosso e adesso si può pensare ad una risoluzione di un problema divenuto oramai atavico.
Dodici anni solo lunghi: è un’infinità di tempo per un lavoro che chiedeva giustizia ed attenzione sia perché in un paese civile come l’Italia, perché non ci si deve dimenticare che anche Lustra, Rutino e l’intero Cilento sono in Italia, un lavoro del genere non può attendere così tanti anni e soprattutto perché amministratori attuali, amministratori del passato, politici di ieri e di oggi, pseudo tali hanno promesso a più riprese i lavori, gli interventi, la risoluzione in tempi celeri.
Inutile dire che tutte le promesse sono rimaste lettera morta e oggi vedere l’inizio dei lavori, o quello che dovrebbe essere dato che manca ancora il cartello con l’ufficialità, fa rabbia perché è un qualcosa che arriva con estremo ritardo, dopo anni e anni di disagi, richieste, parole, discorsi infiniti e tutto ciò che la politica, quella che prende in giro il cittadino, riesce a produrre.
Repetita iuvant, direbbero i latini, e dunque è giusto fare un piccolo riassunto di ciò che è accaduto. All’inizio, per l’appunto oltre dodici anni fa, la Strada Provincia 112 tra Lustra e Rutino è stata interessata da un primo, piccolo, movimento franoso. Piano piano, però, esso si è allargato, riducendo di metà la carreggiata. Lì, dunque, sono iniziati i disagi e il grande pericolo per chi ogni giorno percorre quel tratto e cioè unicamente i residenti nel capoluogo lustrese, dato che altri abitanti del comune vivono in frazioni lontano dal vulnus in questione. Transitano però i pullman con gli studenti, le auto dei lavoratori, i mezzi dei pendolari. Transitano i cittadini, chiunque essi siano, che nonostante siano lustresi rimangono cittadini italiani e come tali godono di tutti i diritti sanciti dalla Costituzione della Repubblica Italiana.
Adesso, c’è solo da attendere che spunti dal nulla il cartello che riporta tutti gli elementi fondamentali, con la speranza che la sua sorte sia diversa da quella che ha seguito un altro simile nel medesimo comune: data di consegna assolutamente non rispettata e lavori fermi al palo. Sarà importantissimo capire quale sarà il limes, quale quella data che dovrebbe essere invalicabile, un po’ come le famose colonne d’Ercole, il non plus ultra per il quale Ulisse venne condannato per l’eternità nell’inferno dantesco. Tanti i fattori ancora da valutare e tante ancora le incognite, ma di certo c’è soltanto un aspetto e cioè che saranno da evitare tagli del nastro, proclami e grandi festeggiamenti.
L’unico sentimento ammesso è la vergogna per l’abbandono a cui chi amministra, ad ogni livello, ha condannato un piccolo paese dell’area interna cilentana. Il futuro e l’avvenire daranno le giuste risposte, quelle che sarebbero dovute arrivare già da tempo, ma che sono rimaste lì, in attesa di chissà quale stravolgimento che oggi, dopo soltanto dodici anni sta per realizzarsi.