di Vincenzo Mainieri
Nell’immediata vigilia della IV “Marcia per l’Amnistia, la Giustizia, la Libertà” dedicata a Papa Francesco e Marco Pannella, organizzata dal Partito Radicale a Roma domenica 6 novembre (che partirà dal carcere Regina Coeli e si concluderà a Piazza San Pietro in occasione del “Giubileo dei detenuti”), una delegazione composta da Michele Ragosta deputato del PD, accompagnato da Donato Salzano segretario di Radicali Salerno Associazione “Maurizio Provenza” e Mariarita Giordano Assessore al Comune di Salerno di Davvero Verdi, ieri mattina si è recata in visita alla Comunità Penitenziaria di Fuorni per verificare la qualità della struttura e dei servizi erogati ai detenuti ma soprattutto per raccogliere le loro istanze. L’obiettivo principale di questa visita come ha affermato Michele Ragosta «è capire e verificare personalmente le problematiche dei detenuti nel carcere di Fuorni. Ma questa iniziativa va inserita in un quadro più ampio e cioè provare a sensibilizzare l’opinione pubblica in merito alla situazione delle carceri in Italia. Il problema principale è provare ad alleggerire la situazione dei cosiddetti reati minori, provando ad ottenere delle depenalizzazioni attraverso pene alternative alla detenzione. Per quanto riguarda il sovraffollamento in Italia i numeri sono ancora preoccupanti e di certo non permettono di abbassare la guardia. Questo problema per essere risolto definitivamente deve passare attraverso la creazione di una serie di pene alternative per i reati minori perché purtroppo, anche se la situazione dei detenuti è migliorata negli ultimi anni, il ritratto delle carceri italiane è tutt’altro che confortante». Le misure alternative alla detenzione, menzionate dal deputato PD, consentono al soggetto che ha subito una condanna di scontare, in tutto o in parte, la pena detentiva fuori dal carcere. In questo modo si cerca di facilitare il reinserimento del condannato nella società civile sottraendolo all’ambiente carcerario e contemporaneamente permette anche di limitare il sovraffollamento nelle carceri. Le misure alternative alla detenzione, regolate dagli artt. 47-52 della legge 354/1975 sull’ordinamento penitenziario, si applicano esclusivamente ai detenuti definitivi (cioè con sentenza non più impugnabile) e sono principalmente: l’affidamento in prova al servizio sociale, la detenzione domiciliare e la semilibertà. Ad oggi sono più di 54 mila i detenuti presenti nelle carceri italiane, a fronte dei 49 mila e 600 posti disponibili. Questo significa che le prigioni vivono un sovraffollamento del 9 per cento, che varia notevolmente a livello regionale e di singoli istituti. Alcune regioni raggiungono picchi del 37 per cento, come ad esempio la Puglia, o del 92 per cento a livello di singolo istituto, come accade a Brescia. Solo 7 regioni e 63 istituti su 193 rispettano la capienza prevista per legge. Per quanto riguarda il carcere di Fuorni attualmente sono 407 i detenuti, sui 380 previsti, quindi apparentemente non è presente nessun sovraffollamento. In realtà la gran parte dei detenuti si trova nella sezione reati comuni. Infatti in 67 si trovano nel reparto alta sicurezza, in 42 nel reparto femminile e una decina di semiliberi. La maggioranza, quindi, è concentrata tutta nella sezione reati comuni, dove sono presenti tossicodipendenti, migranti e persone detenute per reati minori. Numerose sono state le istanze inoltrate dai detenuti alla delegazione per provare ad ottenere una vita più dignitosa. In maggioranza sono istanze basilari come avere un maggior accesso alle attività extra, oppure l’adeguamento della struttura polivalente per poter avere più spazio nella cosiddetta ora d’aria, oppure migliorare la struttura del verde per accogliere adeguatamente i familiari e in particolare i bambini in un contesto leggermente più allegro. Inoltre è stato evidenziato la possibilità di poter riattivare la cucina interna nel reparto femminile che, al momento, non è utilizzabile. Infatti il cibo viene trasportato dal reparto maschile al femminile rendendolo praticamente immangiabile. Ma soprattutto è stato chiesto un’adeguata assistenza sanitaria che è carente sia nel reparto femminile che in quello maschile. Infatti, ad esempio, a causa di una poltrona odontoiatrica rotta i detenuti non possono ricevere le cure dentistiche adatte alle loro singole esigenze.