Pina Ferro
“C’è gente che non parla da sette anni. Chiedo a queste persone di farsi un esame di coscienza”. Dario Vassallo, fratello di Angelo, raggiunto telefonicamente, racconta di aver appreso da “Le Cronache” gli sviluppi della vicenda che riguarda suo fratello. Residente da anni a Roma, Dario Vassallo segue a distanza, ma in maniera costante, l’intera vicenda legata all’attività investigativa tesa all’individuazione del killer di suo fratello. Il fratello del ”Sindaco pescatore” ucciso sette anni fa nell’esprimere il proprio giudizio su tale delicata fase investigativa ha voluto sottolineare la piena fiducia nel lavoro della magistratura. L’esito della comparazione degl Dna prelevato a 94 persone, quasi tutte cilentane, con quello isolato dalla scena del delitto di Pollica hanno indotto Dario Vassallo a fare delle considerazioni personali. Va ricordato che, da indiscrezioni, tra i 94 Dna comparati ve ne sarebbero alcuni compatibili con quello rinvenuto a suo tempo. «Ci sono dei concetti che mi preme esprimere. Quanto ho appreso fino ad ora, anche da quanto riportato dai giornali, smentisce tutti quei pseudo investigatori, soprattutto politici che si ricordano di Angelo soltanto il 5 settembre. E, lo ricordano parlando male della magistratura e delle forze dell’ordine; inoltre dopo sette anni si ribadisce ancora di più il concetto che c’è gente ad Acciaroli, nel Comune di Pollica che sa la verità e che non ha parlato. Guarda caso i 94 Dna prelevati appartengono tutti a persone dell’area cilentana». Dario Vassallo ha anche parlato di una sua sensazione e convinzione personale «Io ho la certezza che c’è gente che sa e che non parla da sette anni. Quindi, abbiamo perso sette anni dietro ad un qualcosa che poteva essere risolto nel giro di un anno e mezzo. Quindi chi non ha parlato, chi ha visto, perchè credo he c’è chi ha visto…». Lei è certo che qualcuno ha visto? «Io sono convinto che c’è qualcuno che sa. Ci sono due o tre persone che sanno come sono andati i fatti ma che non hanno mai parlato». Ma voi sapevate che sulla scena del delitto era stato trovato un Dna diverso da quello di suo fratello? «No non sapevamo nulla. In questa vicenda ci sono posizioni ben distinte. C’è la posizione di chi indaga e che deve sfare il suo percorso senza che altri interferiscano come è accaduto nei primi due anni. Il nostro compito è quello di lasciar lavorare gli investigatori. Fino a quando non avremo le certezze non dobbiamo fare illazione. La mia sensazione è quella che qualcuno sa e questo qualcuuo deve passarsi la mano sulla coscienza anche perchè prima o poi il filo verrà tirato e, a quel punto dobbiamo vedere chi abbocca all’amo». Prima di effettuare il Dna ai 94 soggetti, il prelievo, all’inizio dell’anno, era stato effettuato anche all’unico indagato Bruno Humberto Damiani. Se si è deciso di effettuare ulteriori comparazioni vuol dire che quello di Bruno Humberto Damiani non è risultato compatibile con quello in possesso degli investigatori. Ma Bruno Humberto Damiani non è stato scagionato dalle accuse. Probabilmente l’in tera vicenda coinvolge più persone. Costoro tra qualche settimana potrebbero ricevere l’avviso di conclusione indagine da parte del magistrato.